18 settembre 2006

NAPOLEIDE ATTO SECONDO

 
Un paio di righe, giusto un’ipotesi. Tanto poco è bastato a Gigiotto Del Vecchio per ritrovarsi sotto i riflettori (o sul banco degli imputati?). Inconsapevolmente, dice il curatore partenopeo, che ora replica al Pan can can di questi giorni. E, oltre a dare a darsi delle risposte, si fa anche qualche domanda…

di

La valigia per Pechino (dove il 30 settembre inaugurerà alla Fabbrica798 Vesuvius, collettiva di video made in Naples da lui curata) è già dietro la porta, ma Gigiotto Del Vecchio proprio non vuole partire ‘zavorrato’. Il fardello, del resto, è pesante: nientedimeno che l’investitura a futuro direttore artistico, o capocuratore, del Pan. Investitura, si affretta a precisare l’interessato, appresa dai giornali. Ma facciamo un riassunto delle puntate precedenti. È l’inizio di settembre quando l’art-system partenopeo si riscuote dal torpore estivo leggendo dei tentativi effettuati dall’assessore comunale alla cultura, Nicola Oddati, di mettere un po’ d’ordine a Palazzo Roccella. Tra questi, l’ipotesi di designare quale successore di Lorand Hegyi, in scadenza di contratto a dicembre, un “giovane con esperienza internazionale”. Ed è così che, sulle autorevoli colonne dell’edizione locale de La Repubblica, tra i papabili spunta il nome dell’ideatore di Filmen. Il quale, caduto dalle nuvole, smentisce risolutamente. Una boutade, dunque? Pare di sì. Fatto sta che, in ogni caso, Gigiotto Del Vecchio di cose da dire ne ha. E, senza ipocrisie, esordisce ammettendo l’ovvio.

Allora, Gigiotto, come sono andate le cose?
È innegabile che questa, chiamiamola così, menzione, mi abbia fatto piacere, ma, ripeto, come tutti l’ho scoperta sul giornale.

Nessun contatto, dunque, con l’assessore Oddati?
Non ho neppure il piacere di conoscerlo, anche se apprezzo quello che sta cercando di fare per risollevare le sorti del Pan.
Gigiotto Del Vecchio
Fatto sta che la congettura ha scatenato una bufera di reazioni contrastanti, soprattutto su Exibart. Qual è, secondo te, il maggior ‘difetto’ che ti viene contestato? Quello di essere troppo ‘giovane’?
Innanzitutto, non credo di essere così giovane: ho 35 anni, di cui dodici spesi come critico e curatore e dieci alla Fondazione Morra Greco. Ci sono direttori di altri musei e fondazioni che hanno solo un paio d’anni d’esperienza in più a me. Piuttosto, direi, è una questione di autorevolezza, ma anche questo termine andrebbe puntualizzato.

A proposito della Fondazione Morra Greco. Come mai hai deciso di lasciare?
La collaborazione è terminata semplicemente, e di comune accordo, perché si era affievolito lo spirito iniziale, più marcatamente sperimentale. Non si tratta di una rottura né di un allontanamento definitivo. Inoltre i tempi alla Fondazione si prospettavano lunghi, mentre io avevo voglia di fare mostre: sono un curatore prima che un critico, tant’è che tra breve riprenderò l’esperienza di Supportico Lopez. Più che una galleria, un’emergenza curatoriale che mi permette di lavorare comunque in un’Italia avara di spazi e, ancor di più, di investimenti.

Questa ‘autogestione’ sarebbe compatibile con un eventuale ruolo istituzionale?
Credo di sì, anche perché non è detto se e per quanto tempo porterò avanti l’esperienza di Supportico Lopez.
Una delle opere di Vesuvius - Lorenzo Scotto di Luzio, Mondo Fantastico, still davideo. Courtesy Galleria Fonti, Napoli
Un’affermazione che potrebbe suonare come un’allusione ad un probabile insediamento in via dei Mille…
La domanda è, piuttosto, Ma tu accetteresti? Allo stato attuale, risponderei: Decisamente no. Dovrebbero cambiare molte cose e, in quest’ottica penso che la strada indicata da Oddati sia quella giusta, perché va verso un’indispensabile indipendenza finanziaria e gestionale, senza la quale il Pan non può raggiungere lo standard internazionale cui ambisce.

Ma perché il Palazzo delle Arti non ha ingranato?
Perché non è stato trattato come doveva. Ho l’impressione che le istituzioni abbiano sottovalutato la portata di una simile operazione, e non abbiano fatto nulla per creare la suddetta autonomia. Un direttore o un curatore devono essere in grado di programmare con largo anticipo le mostre, ma se si conosce il budget di un’esposizione solo due mesi prima, si riesce a stento a racimolare qualcosa dai collezionisti e da qualche gallerista. Così è improponibile rapportarsi ad interlocutori internazionali… Invece, non dobbiamo dimenticare che Napoli è alla ribalta del contemporaneo da almeno quarant’anni. Non mi riferisco solo a Lucio Amelio, ma anche a tutti i galleristi che, dagli anni ‘60-‘70 in poi, hanno proiettato la città sulla scena mondiale. Di qui è passato e continua a passare il fior fiore di critici, curatori, galleristi, artisti da ogni paese….
Lorand Hegyi, attuale direttore artistico del PAN
Assodate le responsabilità politiche, pensi ci sia stato un ‘concorso di colpa’ da parte dei vertici del Pan? Avrebbero potuto esercitare maggiori pressioni sugli Enti Locali?
Immagino che Lorand Hegyi abbia insistito. Tra l’altro, la sua attività nel museo di Saint Etienne dimostra che le mostre le fa. Credo piuttosto che si sia lavorato poco e male, con leggerezza, improvvisazione e, soprattutto, con scarsa competenza rispetto al panorama internazionale. Dandosi la zappa sui piedi.

In che senso?
Nel senso che il Pan si è trovato impreparato di fronte alla realtà. E la realtà è che l’arte contemporanea è molto più seguita di quanto pensassero, con un pubblico attento e preparato, e che Napoli, ripeto, è una “sorvegliata speciale”. Sia chiaro: la mia non è una critica distruttiva. Lo sforzo per uscire dall’impasse è lodevole, ma c’è bisogno di cultura. È fondamentale acquisire la consapevolezza di ciò che si fa. Vi siete mai chiesti perché le esposizioni di Palazzo Roccella non sono mai state recensite sulle riviste internazionali? Non solo. Prendiamo il bookshop: con tutto il rispetto per le altre testate di settore, delle quali se ne trovano a malapena un paio, come spiegare l’assenza di una ‘Bibbia’ come Artforum?.

Palazzo Roccella, sede del PANL’indirizzo localistico più volte adombrato sarebbe compatibile con la tua filosofia curatoriale?
Il patrimonio locale va indubbiamente riscoperto e valorizzato, ma all’interno di una tradizione che è, è sempre stata, cosmopolita. È giusto lavorare sulla promozione della nostra identità, ma è assurdo pensare ad un museo napoletano per i napoletani. Purtroppo, in mancanza di un’autonomia gestionale ed economica, è impossibile pianificare qualsiasi indirizzo, anche per un direttore o dei curatori formatissimi, la cui personalità finisce, inevitabilmente, col riflettersi sulle proposte del museo. Giustamente, direi: anche se non bisogna personalizzare eccessivamente il discorso, non possiamo sempre essere pronti a salire in cattedra e dire “io avrei fatto così”.

Come la sindrome del ct all’indomani delle partite della Nazionale… Ma tu come faresti?
Io non avrei paura di fare il curatore al Pan. E se, come si è detto, quella di via dei Mille si configurerà come una struttura polivalente, si potrebbe anche supporre la compresenza di più curatori, ciascuno deputato a guidare una sezione. È una formula che già esiste in molti centri. L’importante è che siano curatori, cioè organizzatori, non critici o professori. E soprattutto bisogna alzare il livello del dibattito.



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Totonapoli

anita pepe

[exibart]




10 Commenti

  1. scusate l’anonimato, ma se no sembrerei adulatore o peggio amico di del vecchio, che neppure conosco. solo per sottolineare che da professionista del settore mi sento d’esprimere grande sintonia con questa intervista. e speriamo che il pan possa presto avere i mezzi necessari che proseguire.
    ma per piacere , Dio ce ne scapi, da quella pletora di dipendenti statali dei quali s’era parlato, dei vari ex sovrintendenti ed ex direttori di poli (fantomatici) museali. buoni solo per le muffe…

  2. Comunale, Statale , Regionale, Rionale…: “ è di tutti , quindi è anche mio ! “
    E vai così!
    Anch’io, anche tu, tutti… possiamo sentirci parte del consiglio d’amministrazione dell’azienda “Stato” e criticare bilanci, calendari, persone…ma soprattutto possiamo tirare in ballo anticipatamente dei professionisti massacrandoli o beatificandoli per quel che hanno fatto, fanno o faranno in nome del famoso slogan “prevenire è meglio che curare”.

    Quanto è bella la “privatizzazione”!

    Viva il Pan in mano ai privati !
    Viva le aziende “para-statali” !
    Viva chi lucrando riesce a far funzionare le cose!
    Viva una mostra cara ma fatta bene piuttosto che cento gratis ma fetecchie.
    Viva il Pan concesso in leasing ..che il Gusto/Comune ci guadagna..!
    Viva la pappa col pomodoro!

  3. Da Artista mi auguro che le strutture Museali PAN e Madre abbiano un gran successo!E’importante chel’arte Moderna/Contemporanea a Napoli “decolli” sempre di più.Mi chiedo perchè non si parla più delle opere del Metro’ giallo ,le hanno tolte? L’accademia e i Docenti Artisti dell’Accademia sono spariti?Il Museo dell’Accademia da poco istituito produce MOstre?

  4. conosco come lavora del vecchio. bene. e questa intervista dimostra la sua maturità. Io mi auguro che possa diventare il direttore del pan, così da dare una nuova ed ulteriore opportunità, di qualità, alla città di Napoli, che merita di più. avanti i giovani, soprattutto se di esperienza e qualità. ho visto diverse mostre di Gigiotto Del Vecchio e mi sono piaciute. Ok Gigiotto

  5. Sinceramente non mi interessa granchè di chi sarà il prossimo direttore del PAN o di quale sia la forma più o meno regolare secondo cui viene assegnata una carica così importante: siamo sempre a Napoli no?
    Mi chiedo invece, in quanto artista, se,in futuro,ci sarà spazio anche per i semisconosciuti come me per esporre al PAN e, se sarà necessario compilare un modulo, presentare un curriculum con documentazione di opere, partecipare ad una eventuale selezione aperta a tutti con tanto di commissione o si dovrà ancora una volta passare per quello squallido rituale di ‘contatti’, amicizie, festicciole dopo opening e altro….che sto evitando con cura.

  6. morimura, con la m minuscola, è un presuntuoso rompicoglioni che si preoccupa di dire quel che pensa…e nico chi è? il commissario Gilardi forse?

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