12 marzo 2007

fino al 13.III.2007 Silvia Argiolas vs Giuliano Sale Roma, Capsvla

 
I due giovani artisti sardi espongono per la prima volta insieme oltre Tirreno. In una mostra che denuncia i maltrattamenti che vengono perpetrati all’infanzia. Bambini compiacenti per un mondo adulto finto e violento…

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Dopo l’iconografia idealizzata dell’infanzia di area impressionista (Renoir, Degas) o quella di denuncia di artisti come Longoni e Pellizza da Volpedo, le Avanguardie abbandonarono la rappresentazione descrittiva del mondo infantile. Per scoprire invece la matrice che accomuna la forza creatrice propria dei bambini con quella cui gli artisti attingono per il proprio lavoro. Oggi l’infanzia nell’arte è oggetto di una diffusa, ma poco acclamata riflessione. Silvia Argiolas e Giuliano Sale espongono per la prima volta a Roma, nello storico quartiere di Monteverde, lanciando al pubblico la loro provocazione. Lullaby è una sarcastica riflessione sull’essere bambini oggi: un urlo di sofferenza silenzioso.
Mentre Giuliano Sale inchioda sei sguardi vitrei di bambini e bambine adultomorfi, Argiolas invita a visitare luoghi di ombre e solitudini, dove bambine fragili col pupazzetto stretto in braccio non possono o non sanno più affrancarsi dal loro incubo di sofferenza.
Le ricerche dei due artisti sardi si incontrano sul tema di una società che usa l’infanzia per le sue esigenze di voyeurismo, sfruttamento economico o maltrattamento psicofisico. I bambini di Sale appaiono irrigiditi e ingessati Un lavoro di Giuliano Sale dentro abiti che diventano divise: la piccola soldatessa, il piccolo prete. L’abito istituzionalizzato vuole significare la risposta, tanto compiacente quanto falsa, di una richiesta sociale coercitiva e incurante di bisogni e desideri spontanei. Lo sguardo penetrante dell’infanzia di Sale ha occhi vitrei e naso rosso di pianto, anche quando si porta il vestitino della festa e si ammicca un ghigno di cortesia.
Nelle tele di Silvia Argiolas, invece, persino la spregiudicata Alice, sovvertitrice di valori e regole della rigida società vittoriana, si perde in luoghi umidi e freddi in un percorso di solitudine e malattia dall’esito fatale, dove la medicina diventa una droga, piuttosto che una cura. La freddezza e la solitudine della ninna nanna cantata ai bambini del mondo senza ascolto di Argiolas e Sale alludono ad una società dove gli adulti per primi soffrono i tragici effetti di un’incomunicabilità diffusa. La difficoltà di provare sentimenti porta prima alla rigidità e poi all’annullamento.
E così “È nel mondo vero, ovvero nel peggiore dei luoghi terribili, che succede d’aver voglia di star soli anche quando è troppo presto per farlo”.

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francesca bianchi
mostra visitata il 27 febbraio 2007


Silvia Argiolas vs Giuliano Sale – Lullaby
Roma, Capsula Contemporanea, via Ascanio Rivaldi, 9
A cura di Erica Olmetto – Testo critico di Stefano Elena
Info 335.6577850 – www.capsvla.com


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