08 maggio 2007

design_resoconti Lusso in Triennale

 
Undici progettisti si cimentano con il design del gioiello. Anche se i risultati della mostra Luxury design in parte deludono le aspettative, la contaminazione del gioiello con i diversi campi dei designer invitati svela sperimentazioni sorprendenti…

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Cos’è il lusso? La domanda serpeggia insistente nella contemporaneità, per ragioni diverse: la ricerca di nuovi scenari di consumo e il relativo posizionamento di nuovi prodotti, la riflessione sull’identità sociologica della cultura occidentale o l’analisi dello sviluppo capitalistico, fino all’indagine sul progresso tecnologico. Il lusso è dunque tutto, come affermava nel 1724 Bernard de Mandeville, e al tempo stesso è niente: etereo e superfluo come una piuma, vanesio e impenetrabile come un diamante, prezioso e sfuggente come il tempo. Al tema la facoltà del design del Politecnico di Milano ha di recente dedicato una ricerca triennale giungendo alla conclusione che si tratta di un fenomeno che condiziona sia lo sviluppo economico che il progresso culturale di una civiltà, sebbene in Italia, primo produttore mondiale di beni di alta gamma, l’idea del lusso non sia ancora considerata in termini di progresso e di sviluppo.
È dunque con grande curiosità che abbiamo visitato la mostra Luxury design. Neocodici del lusso & design del gioiello presentata in Triennale durante il Salone del Mobile che si proponeva di “analizzare il lusso attraverso il gioiello.” Purtroppo però la mostra disattende le aspettative, non fornendo alcuna riflessione né sui neocodici del lusso, né tanto meno sui gioielli. L’intento di trasferire lo straordinario patrimonio di eccellenza territoriale del distretto valenzano sfuma sbiadito nella vaghezza di un programma troppo generico per essere efficace. Dov’è la complessità del lusso contemporaneo? E di quello tradizionale? Dove i neocodici? E soprattutto, dov’è la relazione tra lusso, gioiello e territorio?
Loretta Baiocchi - Build Me - Triennale di Milano - 2007
Al curatore Denis Santachiara, progettista attento e intelligente, va riconosciuto il merito di aver messo insieme alcune delle componenti essenziali dell’innovazione di sistema –formazione, istituzioni, progetto e produzione- elementi che, insieme alla distribuzione e alla comunicazione hanno fatto di Milano la capitale della moda e del design. Dispiace pertanto che tale visione sistemica non trovi adeguata espressione se non nella didascalica associazione produttore-progettista mentre le specificità tipologiche, tecnologiche, culturali del territorio valenzano vengono occultate dall’ingombrante eterogeneità dei progetti.
Gli undici progettisti invitati –Kazuyo Komoda, Claudio Caramel, Matali Crasset, James Irvine, Nucleo, Marco Ferreri, Tatiana Naoumenko, Loretta Baiocchi, Marta dell’Angelo, Enrico Maria Manfredi, Alberto Meda– hanno preferito sperimentare la contaminazione del gioiello con i rispettivi ambiti di riferimento piuttosto che investigare gli iniziali paesaggi del lusso. Questo è l’elemento di maggiore interesse.
Kazuyo Komoda - Tamate - Triennale di Milano - 2007
Ecco allora che un progettista raffinato come Alberto Meda indaga le analogie con il lighting, proponendo la sua celeberrima lampada Titania in versione gioiello, o Kazuyo Komoda che lavora sul tema dell’inside/out progettando il suo Tamate in duplice versione: preziosa e non. Matali Crasset riflette sul gioiello accessorio presentando Casque d’Or, un ornamento per capelli, mentre Loretta Baiocchi, l’unica designer di gioielli professionista, dimostra con il suo Build me la complessità del progetto di un oggetto “terribile” come il gioiello, dove la natura dei materiali deve combinarsi con le tecnologie produttive, il design al marketing, l’ergonomia alla modellazione, la sperimentazione alla tradizione. E ci riesce con risultati di insperata bellezza.

alba cappellieri
mostra visitata il 18 aprile 2007


dal 18 al 23 aprile 2007
Luxury design. Neocodici del lusso & design del gioiello
Milano, Triennale – A cura di Denis Santachiara
www.triennale.it


[exibart]

3 Commenti

  1. La mostra Luxury design ha dei limiti,esempio concepita come evento da 5 giorni e non come mostra di “grandi” riflessioni le critiche segnalati dall’articolo sono
    accademiche e di maniera ,non aggiungono niente
    al lusso se non la solita e inutile citazione di Mandeville e l’autocitazione del politecnico con le solite osservazioni markhettare “condiziona lo sviluppo economico” ,che scoperta !
    Per noi giovani designers è pappina accademica.
    saluti
    Marta

  2. cara Marta
    lei è l’unico studente a conoscere Bernard de Mandeville! Complimenti e mi faccia sapere quando pubblicherà le sue considerazioni sul lusso che a questo punto posso solo supporre di dirompente impatto scientifico! Mi tenga informata e grazie
    ac

  3. Complimenti ad Alba per come ha accolto la critica della studentessa, davvero un bel garbo!
    Quando si dice essere aperti alle indicazioni esterne…

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