23 luglio 2007

fino al 24.VII.2007 Re-Enacted Painting Milano, Viafarini

 
Calamità degli stilemi. La pittura non è più un codice. L’atto del dipingere diventa un dispositivo, un tramite esule dal linguaggio. Dieci giovani artisti scelgono un passo per affrontare questa frattura…

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Da alcuni anni, dopo che arguti osservatori hanno registrato l’estinzione del Postmoderno, è stato lanciato l’allarme. Se il presente si costruisce sul mentre (nell’hic et nunc), quando è concesso disporre di un dopo (quello che gli antichi chiamavano avvenire)? Da quel momento, l’urgenza del vuoto, la pressione del sapere e il prurito di scoprirsi già nel passato sono montati vertiginosamente. Ogni voce del tempo è decantata nell’istante, nell’imbarazzo dell’anonimato a vita, nella paura dell’incomprensione e nel rischio d’abbandono causa imperfezione. Allora, avere una coscienza visionaria, e più nello specifico avere una poetica artistica, è diventato un baluardo protetto, una fattura efficace per prolungare la verità dell’illusione. Per spingere, insomma, il futuro ben oltre quel minuto che ancora oggi qualcuno si avventura a credere contemporaneo.
Re-enacted Painting porta nei propri cromosomi due aspetti di questa lunga premessa. Milovan Farronato ha selezionato dieci giovani artisti dall’archivio di Viafarini, dando al gruppo una sola consegna: focalizzarsi su come ri-mettere in gioco, anzi meglio, ri-mettere in atto la pittura. Con le sue declinazioni, le sue sfaccettature, i riflessi e le definizioni allargate che ne derivano. La collettiva poi, al proprio interno, ha scelto di dialogare seguendo una formula melodica che mettesse in sintonia le diverse modalità espressive dei partecipanti. Il soggetto deciso dal gruppo è stato La Catastrofe.
Atrium-Project, Installazione N°305: 26 tonnellate di schiuma depilatoria, biglie di acciaio cromato, 10.000 matite colorate appuntite, soda caustica, radici di abete, 27 video proiettori tritubo da 25.000 ansi lumen, occhiali da sole, vernice opaca per esterni color arancio, 35 vibrafonisti della filarmonica di Vienna, pagina 46-47 del libro “la dimora artica di Veda”, molta acqua distillata. Esplosione fredda. Inaugurazione finita. Anche la galleria N° 305 chiude per sempre”, 2007, ceramica dipinta a mano, m 4 x 12, Foto Debora Manca
In galleria convivono angoli di case distrutte, stelle ormai cadute, corpi strappati, amanti di soli sessi, bestiari scuoiati ed esplosioni stampate su piastrelle. Ognuno dei lavori si compenetra con l’altro, senza balzi individualisti radicali. Ma la curiosità e la pertinenza di alcune interpretazioni prevaricano su altre.
Ben composta, e prospetticamente bilanciata, l’impalcatura scenica di Martina della Valle (Firenze, 1981). Con Urban trace #1si riporta in interno, sfoderata e 1:1, la sezione demolita di una casa di periferia. Una gigantografia in bianco e nero che, anche se stampata su carta, attiva un collegamento semantico con l’installazione attigua di Simone Barresi (Imperia, 1980). Il secondo artista prosegue l’idea della distruzione riproducendo con oggetti tridimensionali l’interno di una casa. Una scala incompleta, uno specchio venato, alcune crepe disegnate sul muro ed una boiserie impazzita diventano i presagi che fasciano e si insediano nel vicino Boody strap di Manuele Cerutti (Torino 1976). All’interno di questo lavoro, la pittura si traduce convertendo, in strisce lucide di nastro adesivo, simboliche pennellate nere. Un gigantesco tappeto volante verticale fa da supporto ad una tela dipinta con terrosi colori ad olio nella quale elementi astratti si sovrappongono a corpi e volti resi con rara rudezza.
Poco distante dai bordi del dipinto, emergono alcune, curiose, mattonelle bianche. Se si prosegue il senso di visita si incontra, infatti, l’esplosiva, bidimensionale, installazione ceramica degli Atrium Project, coppia composta da Riccardo Arena (Piacenza, 1978) e Claudia Dallagiovanna (Piacenza, 1975).
Paolo Gonzato, Senza titolo, 2007, gelatine fotografiche, Plexiglas, sonoro, misura ambiente. Foto Debora Manca
I due artisti hanno imprigionato nello smalto del mosaico, composto da mattonelle di ceramica bianca, un’eruzione nera che sembra colare fuori dai propri confini, trascinando assieme ai frammenti in esplosione anche oggetti di ordine quotidiano. Da notare, infine, proprio al termine del muro perimetrale, l’installazione cromatica di MariaMorganti, I Leporelli. Una serie di riquadri uniformi, colorati secondo la tecnica della serigrafia, sono stati inseriti l’uno di fianco all’altro. E incollati ad un album di carta bianca. Così, come faceva Leporello, il fedele servitore di Casanova, anche la Morganti mette in mostra gli attributi e i dettagli delle proprie passioni. Le dosature sapienti e le carature tonali dei colori.

ginevra bria
mostra visitata il 13 luglio 2007


dal 3 maggio al 31 luglio 2007 – Re-Enacted Painting
Viafarini – Associazione per la Promozione della Ricerca Artistica. Via Farini 35
20159 Milano – Zona Cimitero Monumentale
Orari d’apertura: dal martedì alla sabato, dalle 15.00 alle 19.00, al mattino su appuntamento – ingresso libero
Per info: telefono 02 66804473 / 69001524,fax 02 66804473
viafarini@viafarini.orgwww.viafarini.org


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