05 novembre 2007

fino al 25.XI.2007 Tony Cragg Milano, Fondazione Stelline

 
Un percorso in cui anche le opere più imponenti trovano un'ambientazione naturale. Una passeggiata tra sale e cortili. Per incontrare nuove forme di ancestrale memoria. Dove la geometria è struttura di un organismo futuro, comunque possibile...

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La produzione degli ultimi vent’anni di Tony Cragg (Liverpool, 1949), ripercorsa alla Fondazione Stelline, è tutta informata dalla suggestione per la forma e la materia. A partire dalle Early Forms degli anni Ottanta -la svolta forse più evidente nella sua carriera- si dipana una ricerca etica, quasi scientifica, stranamente sospesa fra concettualità metodica e concretezza dei risultati. Per porre l’uomo a confronto col proprio futuro materiale.
L’iniziale riferimento dello scultore è a un Duchamp trattato alla stregua di un repertorio di idee, riconducendo il frammento usato e abusato a una concezione formalista, se non addirittura ottica. Il successivo addentrarsi nel regno della tridimensionalità segna sempre più marcatamente un contraddittorio ritorno a certe reminiscenze giovanili, dalla levigatezza scostante degli oggetti minimalisti al vitalismo delle forme antropomorfe di Henry Moore. Jon Wood non manca di notare che “Cragg è uno scultore che realizza ancora sculture isolate e che rifiuta di accettare il predominio del ready-made e delle installazioni”. Ciò che può suonare retrogrado, il recupero di un concetto di scultura tradizionale come oggetto chiuso in sé stesso e offerto alla contemplazione, si traduce invece in una piena maturazione dei mezzi espressivi.
Tony Cragg - Turbo - 1999 - bronzo - courtesy Franco Mascolo
Non è certo contemplato il ritorno alla figurazione, autentico caput mortuum della scultura contemporanea. La forma si evolve scevra da riferimenti reali, eppure è reale essa stessa, propositiva attraverso una serie di istanze formali innovative. Il dinamismo si esprime non solo mediante le teoricamente facili soluzioni multi-assiali, comunque pregiate dal punto di vista tecnico. È una concezione profonda, una mentalità per cui la forma non è scelta nella sua compiutezza anche utilitaria, quanto nella fase di transizione. In potenza e non in atto. Ulrich Wilmes conferma: “Il significato di un oggetto emerge quindi dalla sua relazione materiale con un mondo visivo, che non è statico ma in costante sviluppo e diversificazione”. Ecco allora l’elezione del contenitore a elemento di studio, il recipiente come espressione dell’ambiguità della forma, che non si chiude pur non essendo aperta, che è volume e superficie estesa, nastro di Moebius senza soluzione di continuità.
Tony Cragg - Ferryman - 2001 - bronzo - courtesy Franco Mascolo
Non si può più parlare di scultura classica nel momento in cui la sua reinterpretazione comporta la sconfitta del senso della vista a favore della motilità. Perché, per comprendere appieno opere strutturalmente complesse come Turbo (1999) e Declination (2004), bisogna saggiarne l’espansione spaziale, persino il ripiegamento interno. Il connubio d’indagine formale e materica segna infine l’apice poetico di Cragg, quella sensibilizzazione estrema alla causa del mondo materiale assunto in piena coscienza etica. L’opera Divide (2006) è una colata di acciaio lasciata allo stato d’ipotesi, eppure idea formale così forte da giocare incessantemente con le condizioni di luce esterna, svanire assorbita nei riflessi del sole o solidificarsi a contatto con l’ombra.
Una dinamicità degna di Boccioni e Brancusi, una sottigliezza interpretativa che opere più aggiornate ai registri della violenza materica, vedasi Formulation (Stance) (2000), non riescono neppure ad avvicinare.

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dal 26 settembre al 25 novembre 2007
Tony Cragg – Material Thoughts
a cura di Ludovico Pratesi
Fondazione Stelline
Corso Magenta, 61 (zona Magenta-Cadorna) – 20123 Milano
Orario: da martedì a domenica ore 10-20
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4
Catalogo Electa, € 30 in mostra, € 35 in libreria
Info: tel. +39 0245462411; fax +39 0245462403; fondazione@stelline.it; www.stelline.it

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