10 febbraio 2008

VIVA IL MAXXI, SALVATE IL MAXXI

 
Il museo romano progettato da Zaha Hadid, contro ogni fosca previsione, è pronto. O quasi. Per contribuire all’identità di un’area che somiglia sempre più a un parco architettonico di altissimo profilo. Con nomi quali Piano e Nervi. Troppo bello per essere vero? In effetti, a riportare il tutto alla classica superficialità italiana, ci pensa una Città. Quella “delle Scienze e della Tecnologia”. A firma dell’ingegner Fabio De Santis...

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Dopo molte occasioni in cui ci è toccato parlare di rinvii, dubbi e incertezze, finalmente possiamo dare una notizia positiva sul futuro del Maxxi, il romano Museo Nazionale delle arti del XXI Secolo: con una improvvisata festa e brindisi che ha coinvolto tecnici e maestranze, si sono conclusi i lavori strutturali sul cantiere di Zaha Hadid. Certo, ancora per vedere il traguardo dell’inaugurazione mancano tutte le opere di rifinitura, impiantistica e arredi, ma di certo il passo compiuto è decisivo. Come decisivo, per raggiungere l’obbiettivo, si è rivelato lo stanziamento di 50 milioni di euro contenuto nella finanziaria 2007, che ha fatto imboccare ai lavori la giusta marcia. Non ci resta quindi che complimentarci con i responsabili dell’impresa che, malgrado le recenti turbolenze politiche e il contestato spostamento di Pio Baldi dalla guida della Darc, sono riusciti a condurre in porto l’impresa.
Dopo aver realizzato il Museo delle Arti del XXI Secolo, però, il Ministero dei Beni Culturali -e chi mai sarà il prossimo ministro- è chiamato già a salvarlo. Sì perché nei meandri dell’amministrazione e nelle pieghe delle scelte-a-casaccio di un ministero, ci ritroviamo un ecomostro pronto a deturpare quello che (tra Maxxi, Auditorium, Foro Italico e Palazzetto dello Sport) è un vero e proprio parco architettonico internazionale.
Sia chiaro: il giudizio del regno Rutelli al Collegio Romano non è affatto negativo. L’ex presidente della Margherita si è dimostrato abile politico e fine decisionista su ampie e complesse partite. Dal paesaggio all’arte contemporanea. Su due cose è risultato tuttavia bislaccamente attaccabile. Le nomine dei soprintendenti (e non ci riferiamo solo all’ultimissima tornata) e l’approvazione dello sconcio progetto della Città delle Scienze e della Tecnologia. Un edificio in stile anni ‘30 (ma anni ‘30 in economia, mica razionalismo di rango) che planerà in uno spiazzo accanto al Maxxi e che sarà inaugurato -se tutto andrà male- nel 2011. Per festeggiare il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia.
E così nel quartiere Flaminio, tra gli eclettici palazzi signorili e le realizzazioni di Pier Luigi Nervi, Renzo Piano e Zaha Hadid, ci ritroveremo l’indifendibile costruzione che documentiamo in questo articolo.
Rendering della Città delle Scienze e della Tecnologia, Roma
Badate, non è uno scherzo o un malaugurato auspicio dell’attuale ministero caduto con la caduta del Governo. Niente di tutto ciò. La Città delle Scienze si farà eccome, la gara d’appalto si è già conclusa, le buste sono state aperte e a giorni vi sarà l’aggiudicazione dei lavori. Dotazione di tutto rispetto: 32 milioni di euro. I cantieri? A settembre. E i festeggiamenti per la fine delle opere a cemento del Maxxi, di cui parlavamo all’inizio, segnano proprio la liberazione di quell’area dove il nuovo edificio sarà impiantato e dove fino a oggi erano montate le betoniere di servizio al cantiere di Hadid. Eh sì, perché oltre a un’estetica di scarsissima caratura, il palazzo ha anche una prestigiosa ed esclusiva caratteristica che lo rende unico e imbattibile nella sua assurdità: verrà costruito praticamente addosso al Maxxi.
Come documentiamo dalle immagini e nelle planimetrie estrapolate dal sito www.italiaunita2011.it (dove si trovano, nei più profondi dettagli, questo e gli altri progetti cui lo Stato sta dando in questi giorni la stura per il traguardo del 2011), il nuovo museo di Zaha Hadid si troverebbe -già durante l’inaugurazione- a dover convivere con un cantiere a pochissimi metri di distanza. Rumore, polveri, disordine addosso al finalmente inaugurato Beaubourg italiano. Che, in seguito, dovrà fare i conti con un intruso non previsto e tutt’altro che gradito. Alto, tozzo, squadrato. Nato vecchio. Meno affascinante e meno contemporaneo di un Motel Agip.
Ma quele è la griffe che avrà il prestigio di andare ad affiancarsi alle archistar nel parco architettonico del Flaminio? Tale ingegner Fabio De Santis, che prefigura in buona sostanza una soluzione “in house”, utilizzata anche per progettare una delle altre opere previsto per Italia 2011: il Parco della Musica e della Cultura di Firenze sul quale -purtroppo- avremo modo di tornare nei prossimi mesi. Una progettazione “interna”, redatta direttamente dall’ufficio tecnico della “Missione” ministeriale dedicata alle celebrazioni del 2011.
Ad avvalorare la tesi di chi grida allo scandalo estetico-architettonico si aggiunge dunque questo dato, più urbanistico che architettonico, della vicinanza; del fatto che i due musei sarebbero l’uno addossato all’altro; della assoluta miopia nel privare il Maxxi di un’area che sarebbe naturalmente di sua competenza e utilità per servizi, parcheggi, mostre all’aperto e quant’altro.
Insomma, in sintesi, ecco cosa sta per ottenere questo progetto:
– violenta un grande progetto, quello di Hadid, che condurrà ancor più Roma tra le città regine dell’architettura contemporanea;
– propone, nel cuore della Capitale, un’opera oggettivamente di pessima architettura;
– deturpa un’area ad altissimo tasso di qualità architettonica;
– denomina pomposamente Città delle Scienze una semplice palazzina che fa tenerezza rispetto alle Città della Scienza come sono internazionalmente intese;
– costringe l’ambito urbano-architettonico del Maxxi, che sarà di grande attrattiva turistico-culturale a partire dall’inaugurazione del 2009, a mesi e mesi di cantiere.
Rendering della Città delle Scienze e della Tecnologia, Roma
Col risultato finale di regalare alla città una struttura che, per riprendere le parole del professor Giorgio Muratore della Facoltà di Architettura de La Sapienza, è “talmente becera e offensiva che verrebbe cestinata anche nella più sperduta e depressa provincia subtropicale”. Il tutto anche perché, a sentire Giuseppe Strappa che scrive sulla rivista “(h)ortus”, “il disegno di un’opera tanto attesa e importante avrebbe dovuto coinvolgere le forze vive che operano per trasformare la città. Al contrario è stato eseguito quasi in segreto, con un metodo sul quale il presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, Amedeo Schiattarella, ha peraltro posto un problema di legittimità con convincenti argomenti. Ponendo, tra l’altro, la questione del perché parte della progettazione sia affidata alle imprese, del perché proprio lo Stato, committente dell’opera, non si ponga il problema della qualità dell’architettura (di come e chi abbia scelto i progettisti) proprio quando il ministro Rutelli afferma che gli architetti hanno perso l’occasione storica di costruire la città”.
L’opinione di Luigi Prestinenza Puglisi non si discosta di molto da questo adagio: “A mio parere è un progetto molto mediocre. Ma il problema più grave è di metodo: non si può chiamare Città della Scienza e della tecnologia un museo-palazzina di poche migliaia di metri quadrati e, per di più, metterlo in un’area tanto delicata senza prima aver fatto una consultazione internazionale. Sapendo tuttavia che chi l’ha proposto è un politico navigato, mi chiedo se non abbia lanciato il progetto mettendo nel conto l’ipotesi che si sarebbe arenato per le inevitabili proteste che avrebbe suscitato”.
Non resta da sperare che il Ministro della Cultura, nelle poche settimane nelle quali sarà ancora inquilino del Collegio Romano, sia nelle condizioni di porre rimedio. In fretta. Senza lasciare la polpetta avvelenata al prossimo governo. E al prossimo sindaco della capitale. Che poi sarà lui medesimo…

m. t.


Info: www.italiaunita2011.it

[exibart]

4 Commenti

  1. Vorrei solo aggiungere una riflessione amara… aldilà dei giudizi di merito sulla qualità degli edifici e sulla loro effettiva funzionalità, quest’area di Roma sta subendo grandi cambiamenti (come viene giustamente sottolineato)e questo dovrebbe essere un fatto positivo alla luce delle difficoltà e delle lentezze con le quali si è avviata la fase di “aggiornamento” della città. Tuttavia non posso che far notare lo stato di miseria, di abuso e di indifferenza nel quale versa(ad esempio!) il Foro italico, proprio aldilà del Tevere e dei “grandi” cantieri che renderanno la nostra città più “contemporanea”. L’Accademia della Scherma di Moretti oggi è una caserma trincerata, il complesso è ormai irriconoscibile e tutto il viale sembra un campo si battaglia. Insomma, ce ne siamo dimenticati colpevolmente. A questo punto potranno battezzare quanti musei vorranno, aprire tutti i cantieri che vogliono, chiamare questi architetti superstar a riempire di cemento la città e la bocca a critici e adulatori, ma finchè la politica e il mondo della “cultura” che la affianca, continueranno ad essere così assenti nel campo della tutela concreta, ma solo di quella opportunisticamente sbandierata per ottenere visibilità, come abitualmente si fa in Italia, Roma resterà sempre un’occasione mancata per tutti. Il vero aggiornamento non consiste nel costruire nuovi edifici-feticcio ma innanzitutto nel far funzionare le cose che ci sono, garantendo sempre ai cittadini e ai turisti un’offerta culturale di qualità. La verità è che noi dagli altri prendiamo sempre l’apparenza e mai la sostanza.

  2. Vi segnalo un altro scempio in corso di realizzazione: stanno per partire i lavori di rimozione e sostituzione dei sampietrini di Via Nazionale con asfalto degno delle peggiori tangenziali italiane. Spero che Exibart tratti in un futuro editoriale questo problema per tastare il polso sull’opinione collettiva. Se volete firmare la petizione on line potete farlo sul sito http://www.sampietrino.it .
    Ciao a tutti e scusate il disturbo.

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