06 maggio 2008

arteatro_festival Danae 2008 Milano, sedi varie

 
Sperimentazione sovversiva, azzardi performativi, audaci eventi metropolitani. Una variegata fusione di linguaggi meta-corporei legati al tema dell’architettura. Così Danae festeggia il suo decimo compleanno...

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Dieci anni sono passati da quando il Teatro delle Moire, alias Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani, hanno dato vita alla prima edizione del Festival Danae, rassegna tutta al femminile dedicata alla nuova scena tra performance e teatro “diverso”, ma mai gender.
Quest’anno Danae ha inaugurato le sue giornate con un incontro pubblico per la presentazione di un libro intitolato Anatomie di un corpo scenico, che narra le vicissitudini erranti del gruppo storico che ha creato un appuntamento importante per la città, intitolandolo con il nome di una divinità simbolo di creatività coatta e fertile.
Corpo, parola, musica, video, carta, manichini: questi gli ingredienti di un corpo scenico non più assimilabile ai canoni tradizionali della danza o del teatro tout court. Nell’esilarante e ironica Habiter – Conference queer della regista francese Patricia Allio, l’interprete Pierre Maillet presta il suo nudo disarmante ai più disparati e maliziosi calembour, per creare un corto circuito tra parola, azione scenica e corporeità, tutto giocato sulla natura migratoria delle parole sospese tra architettura domestica e identità sessuale.
Stessa tematica ma vissuta con corde più intimiste la doppia serata al Teatro Litta con due protagoniste della coreografia italiana al femminile: Simona Bertozzi e Alessandra Cristiani. Nella prima performance, Simona Bertozzi, danzatrice storica di Virgilio Sieni, costruisce uno spazio d’interni legato alla casualità delle carte da gioco e alla X di luce proiettata sulla porta d’ingresso, che assegna al corpo prepotentemente contorto la dimensione onirica di un interno a-spaziale.
Habillé d’Eau - Camera
Più radicale il nudo fortemente evocativo di Alessandra Cristiani che, dietro la regia della coreografa Silvia Rampelli di Habillé d’Eau, rompe la monotonia cromatica di un corpo nudo per trasformarlo in una scultura vivente e drammatica, mentre traccia il segno del tempo dalla dimensione statica della lentezza alla vorticosità dinamica di un bianco vestito da sposa.
Dagli interni raffinati e dagli esterni metropolitani fatti di grattacieli e strade d’asfalto, nelle raffinate illustrazioni animate di Filippo Letizi, emergono nell’estetizzante lavoro dei Motus le tre protagoniste di Rumore Rosa. Ricordano solo leggermente le icone fassbinderiane de Le lacrime amare di Petra Von Kant, assorte come sono nel centrare coni di luce estranianti tra folate di ventilatori impazziti e giradischi incantati.
Fuori luogo le ambientazioni funebri con tanto di bare e succo di mirtillo della francese Gisèle Vienne, in cui il contesto volutamente macabro sottolinea con disarmante intensità la vacuità drammaturgica del personaggio interpretato da Anne Mousselet e dai manichini suoi cloni, creati dalla stessa coreografa.
Motus - Rumore Rosa
Tra le performance urbane da banchina del tram e da vetrina di negozi, piacevole consuetudine di Danae, tra le sinuose linee dell’italiana Maria Donata d’Urso e le ironie psico-casalinghe di Ambra Senatore, in versione donna di casa anni ‘50, merita di essere segnalato lo spettacolo di chiusura della giovane portoghese Màrcia Lança, Dos joelhos para baixo, un’autentica danza di casette ed edifici di carta. Donne e uomini sottili come carta velina sono mossi grazie alla levità (coreo)grafica della interprete/autrice, che costruisce sotto gli occhi stupefatti dello spettatore una città sospesa tra il sogno e la vita quotidiana, tra luci di lampade e polveri che lasciano la traccia eterea ed eterna delle azioni umane.

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dal primo al 24 aprile 2008
Danae Festival 2008
direzione artistica di Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani
Sedi varie – Milano
Info: www.danaefestival.com

[exibart]

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