01 ottobre 2008

START MILANO 2008. AI VOTI

 
La stagione milanese riparte da Start. Un’occasione per scoprire, nell’ormai tradizionale opening settembrino, le prime carte delle gallerie meneghine. In generale, una buona edizione, senza punte vertiginose ma anche senza cadute. Uno spaccato della “medietà” del sistema italiano, alle prese con un clima internazionale che guarda altrove...

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Diceva qualche giorno fa Carlo De Benedetti, presidente del gruppo Cir: “Dobbiamo fare un piccolo atto di umiltà e prendere atto del fatto che non contiamo più nulla. L’Italia è un Paese che è stato cancellato dagli schermi radar del mondo. Con l’eccezione del nostro passato, se arrivasse uno tsunami e non ci fosse più l’Italia, nessuno se ne accorgerebbe“.
Intanto, alla Milano di Start si rileva una preoccupante mancanza di progetti curatoriali, l’omologazione degli allestimenti – che difficilmente tentano di uscire dall’ordinario -, l’assoluta abdicazione al ruolo di documentare l’attività degli artisti attraverso i cataloghi. A leggere i testi che accompagnano le mostre c’è da farsi due risate: quando va bene sono didascalici, molto spesso sono esili e inconsistenti, giusto due concetti modaioli buttati là. Ma può capitare persino di avere la netta sensazione che l’assistente di turno non ci abbia capito un’acca.
Tutti segnali che dicono di un’ansia da prestazione, della necessità di un’eterna rincorsa ai nomi nuovi, dell’impegno concentrato sulle competizioni nelle grandi fiere internazionali, a discapito dell’attività e del ruolo della galleria.
Non tutto, ma molto del weekend meneghino mettiamo ai voti.
Andrea Mastrovito da Antonio Colombo
A/R Contemporary Gallery

Yes (collettiva a cura di Tairone Bastien)
L’idea è quella di un’arte che nasce da pratiche collaborative, si moltiplica, si espande dentro e fuori la galleria, supera il concetto di medium facendosi improvvisazione e pratica trasversale alla vita. I risultati sono però confusi e astrusi. Sembra fallire proprio sul piano della naturalezza e leggerezza che vorrebbe rivendicare.
Voto: 4

Antonio Colombo
Andrea Mastrovito – Nikelodeon
Delle due personali programmate in contemporanea a Milano (l’altra è da 1000eventi) abbiamo scelto questa. Detto che probabilmente una mostra bastava, i nuovi lavori di Mastrovito sono una ricerca sul cinema. Buona l’idea della ricostruzione delle locandine dei film con materiali diversi, ancor più centrato il “concerto fotocopiato”, video della performance nel quale l’artista tenta di far rivivere l’ultimo concerto dei Queen. Il valore aggiunto consiste nel fallimento.
Voto: 6,5

Monica De Cardenas
Khalif Kelly
Parlano di solitudine, ricordi infantili e discriminazioni razziali i dipinti del giovane artista americano. Ma lo fanno con un linguaggio che appare superato, utilizzando un’estetica pop che s’ispira ai cartoon degli anni ’30. La mano è certamente buona ma il giochino è troppo noto.
Voto: 5

Clegg & Guttmann da Lia Rumma
Nowhere Gallery

Michele Mazzanti – Demolizioni controllate
Sono sempre più rari coloro che si cimentano con la scultura. Eccone uno che lo fa con risultati apprezzabili, traendo forme minimaliste dai materiali edili (armature per cemento e mattoni forati). Dal punto di vista formale le capacità ci sono, sarebbe interessante vederlo osare fino in fondo, magari mettendo da parte certe paure che lo inducono a esporre una serie di assurdi lavori digitali per rendere più à la page le sue opere.
Voto: 7

Lia Rumma
Clegg & Guttmann – Studiolo nuovo
Cinque ambienti interattivi per reinventare in chiave moderna lo studiolo rinascimentale. Il progetto è suggestivo ma, se è vero quello che è dichiarato nella presentazione, dovrebbe essere stato concepito apposta per la galleria. E allora i celebri artisti devono aver fatto male i conti creando un ambiente claustrofobico, che non consente una fruizione adeguata delle opere che risultano soffocate e costrette. Il giudizio ne risente.
Voto: 6,5

Suzy Shammah
Alice Cattaneo
Probabilmente l’ancora breve carriera di Alice Cattaneo si deve più al prestigio della galleria che la rappresenta che alle opere prodotte. Tuttavia, qui la sensazione di una svolta è abbastanza evidente, segno che l’artista ha saputo sfruttare a pieno le opportunità concessele per far maturare un lavoro che finalmente appare convincente, in particolare l’arco creato con i listelli delle veneziane ritorte. Vale la pena di segnalare la banalità irritante e persino fuorviante del testo che accompagna la mostra.
Voto: 6,5
Alice Cattaneo da Suzy Shammah
Mimmo Scognamiglio

Surreale 2008 (collettiva a cura di Demetrio Paparoni)
La visionarietà dopo la rivoluzione telematica. Il tema è di per sé mediocre, più un contenitore universale che un’idea curatoriale: per di più né Javier Pérez né Faisal Samra sembrano nella loro forma migliore. E Daniel Canogar non riesce a caricare tutto sulle sue spalle.
Voto: 5

Raffaella Cortese
Yael Bartana – Koszmary
Artista di peso, che non tradisce. Il comizio surreale, in uno stadio vuoto, dell’intellettuale di sinistra Slawomir Sierakowski è un tributo alle deportazioni naziste. Progetto secco e ispirato, video ben fatto. Bartana ha la straordinaria capacità di trattare temi sociali e politici senza indulgere nel documentarismo. Le foto sono solo l’output per il mercato e non aggiungono nulla al progetto. Alle volte si potrebbe anche evitare di esporle.
Voto: 8

Studio Cannaviello
Martin Disler
La galleria celebra i suoi quarant’anni di attività con una retrospettiva dell’artista svizzero, mancato nel ’96. Una buona mostra, all’insegna di un modus operandi viscerale e primitivista, di innegabile intensità espressiva.
Voto: 6,5
Martin Disler allo Studio d’Arte Cannaviello
Studio Guenzani

Daido Moriyama – Shinjuku, Tokio
Dal diario antiaccademico di un grande fotografo giapponese una delle serie più celebri, quella dedicata al quartiere di Shinjuku, agli scorci e ai ritratti presi dalle strade, in un b/n graffiante e tetro. Ma bisogna accontentarsi delle ristampe.
Voto: 6,5

Guenzani Via Melzo
Alessandro Pessoli – Bucaneve testa che piange e sorride la mia faccia a marzo
Tre sole opere, due dipinti e una scultura in maiolica per un allestimento perfetto, magico e mistico. Pessoli si conosce ma non rientra nel novero delle star. Peccato perché è una bella carta da giocarsi sul piano internazionale.
Voto: 8

Francesca Kaufmann
Gianni Caravaggio
La mostra è buona, la stanza piena di buchi con al centro le sfere che, impazzite, l’avrebbero bersagliata pochi attimi prima è di grande efficacia. Eppure Caravaggio sembra ammantato dell’aura di eterna promessa, così le sue opere migliori sembrano sempre di là da venire.
Voto: 6

Alessandro Pessoli allo Studio GuenzaniFederico Luger
MP&MP Rosado – De Profundis
Vere star nella patria spagnola, quasi sconosciuti all’estero, i due gemelli allestiscono una personale rigorosa e senza sbavature. Rami di terracotta traversano la galleria, incrostate di oggetti della vita quotidiana, quasi residui di un passato remoto che sta per essere cancellato. Sui muri, una serie delle classiche tecniche miste, immagini mediatiche inesorabilmente trasfigurate.
Voto: 6,5

Galleria Pack
Andrei Molodkin – Liquid black after liquid sky
Teatrale e alchemica, una sequenza di tubi, pompe e plexiglas attraverso i quali scorre petrolio. Quella dell’artista russo è una riflessione e una critica alla situazione geopolitica mondiale determinata dall’oro nero. Dal punto di vista formale, l’allestimento appare forse ridondante, eccessivo e decisamente troppo sbrodolato. Lo spettacolo prende il sopravvento sul concetto.
Voto: 5,5

Galica
Why is there something rather than nothing? (collettiva a cura di Filipa Ramos)
Il titolo è citazione da Leibniz ed è il punto di partenza per indagare i concetti di incompiuto, assenza, errore e riutilizzo. Le opere dei tre artisti invitati da Ramos lo interpretano in modo esemplare e articolato: Ignasi Aballí mimetizza le opere nello spazio o ritaglia la frasi contenenti la parola “errore” dai quotidiani, Stefan Bruggëmann gioca con presunti errori ortografici per suggerire altre interpretazioni, mentre la ricerca di Beck Beasley è tesa a mettere in discussione la funzione degli oggetti. È questo l’unico vero progetto curatoriale del weekend ed è decisamente interessante, dalle opere al testo critico. Il voto sarebbe più alto se la galleria avesse investito due euro per uno straccio di catalogo. Occasione sprecata.
Voto: 7
Paola Pivi da Massimo De Carlo
The Flat

Carl D’Alvia / Asuka Ohsawa – Gulliver in wonderland
Spazio nuovo di zecca: si passa dalla galleria più piccola di Milano a una delle più grandi. Una svolta e una bella responsabilità. Adesso si tratta di riuscire a valorizzarla al massimo. Per ora la bi-personale di Carl D’Alvia e Asuka Ohsawa è abbastanza impostata e tradizionale: da due artisti dall’indole ludica ci si aspetterebbe qualche soluzione installativa un po’ più originale.
Voto: 6

Massimo De Carlo
Paola Pivi – It’s a cocktail party
La galleria ospita l’installazione creata dall’artista per lo spazio Portikus di Francoforte: nove grandi pompe che fanno scrosciare a getto continuo liquidi di colore diverso (vino, caffè, orzata ecc.). Opera di vocazione museale che lo spazio della galleria valorizza al massimo. Detto ciò, resta un’opera vecchia. E più che a un cocktail party sembra d’essere a Linea Verde.
Voto: 6-

Emi Fontana
Sterling Ruby – Zen Ripper
Nonostante i tentativi non siamo riusciti a vederla. Anche perché, telefonando per chiedere gli orari, partiva una segreteria che dava informazioni sui mesi estivi. La proverbiale efficienza milanese va a farsi benedire. Peccato perché Ruby è reduce da un’interessante personale al Moca di Los Angeles, dove classiche forme minimaliste venivano sfigurate da colate di colore e concrezioni vischiose e resinose.
Voto: s.v.
Simon Dybbroe Møller da Francesca Minini
Klerkx

Matt Calderwood
Instabilità, pericolo, provvisorietà sono i concetti che ispirano la prima personale italiana dell’artista. Che qui si cimenta con la scultura, per esplorare le vie della percezione. A conti fatti, in un territorio abbondantemente indagato dalla ricerca contemporanea, il nostro sembra uscirne con le ossa rotte e senza lasciare il segno.
Voto: 5

Francesca Minini
Simon Dybbroe Møller – Not nature near
Riflettere sull’immaginario minimalista è piuttosto di moda. Lo fa anche l’artista danese per la sua prima in Italia. L’opera principale è una sorta di shanghai gigante, eppure le cose più intriganti concettualmente sono le esili sculturine metalliche della sala accanto: altro non sono che strutture di recupero, costruite per sostenere altre opere. L’artista le rielabora e, con una sorta di ribaltamento tra visibile e invisibile, rivela nella funzionalità del materiale uno stile scultoreo perfettamente aderente agli stilemi minimalisti.
Voto: 7

Zero…
Partoftheprocess3
Collettiva godile, con la geniale irruzione nello scenario contemporaneo del Bambino con palloncino di Gino De Dominicis. Non c’è un filo conduttore ma non sempre questo è male, specie in occasioni come questa. Oscena l’operazione di Jorge Peris, che schiaccia dei polpi sulla carta e li appende al muro, con esiti olfattivi nauseabondi. Il voto lo tirano su gli altri: il cristallo di Duprat, la porta magnetica di Micol Assaël, l’ironia “casalinga” di Bodzianowski e via dicendo.

Voto: 6,5

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*foto in alto: Yael Bertana da Raffaella Cortese


dal 19 al 21 settembre 2008
Start 2008
Sedi varie – Milano
Info: info@start-mi.net; www.start-mi.net

[exibart]

17 Commenti

  1. nolto buoni con mastrovito..io aggiungerei …che la ricera anche se carica di ritagli vari non scava in profondita…concetti raso terra. da programma di mtv! potrebbe lavorare li!

  2. complimenti AR/Contemporary e al suo direttore Roberto Annichiarico che riesce sempre nell’impresa di vincere il cucchiaio di legno.

  3. Ma perchè mancano due delle mostre più interessanti??? GALLERIA ZERO una mostra di gruppo di grande qualità e ALESSANDRO DE MARCH con la bella mostra collettiva curata dal Gigiotto Del Vecchio

  4. Caro Massimo,
    se ti spingi a leggere l’intero articolo vedrai che la recensione di Zero… c’è eccome, mentre De March in effetti non è presente, ma sin dalle prime righe si avverte il lettore che non sono recensite tutte le mostre di Start.
    m.e.g.

  5. in cuor mio mi auguro che Sigolo non abbia recensito la mostra di Gigiotto perchè è la solita aria fritta che ci propina da anni… dall’altro lato però sarebbe stato significativo includerla perché rappresenta perfettamente quella ‘medietà’ che si accennava nell’articolo

  6. in effetti zero mi era sfuggita, ma comunque nn credevo sfuggisse a voi un a mostra in cui tra le altre cose importanti c’è la vincitrice di quest’anno del blauorange prize, che tra l’altro io ho in collezione da qualche anno, Kitty Kraus.

  7. Perché finalmente non diciamo con serenità che buona parte di Milano è morta e vive solo grazie a rendite di posizione? Che è tenuta in vita solo grazie al solito giro autoreferenziale di gallerie/collezionisti internescional fichettini e magnatori di sushi con il soldo di papà, mentre altre gallerie con idee da vendere faticano assai? Ma guardiamo altrove per piacere, molti dei quelli che si credono re sono miseramente ignudi!

  8. Grande Alfredo e Capra! Credo che verso alcuni valori precostituiti e inconsistenti si stia organizzando un tsunami.

  9. Schhhh, un po di silenzio per favore. Quanto commentate, quanto chiacchierate voi italiani. Schhhhh! Basta non se ne può più.
    basta….
    basta….
    basta….

  10. Direi intanto di iniziare a considerare Mastrovito al di là dei ritagli…e basta con le farfalle e tutto il resto. Ha fatto talmente tante mostre di qualità che bisognerebbe cominciare a guardare oltre.
    Ho visto la sua installazione alla quadriennale: straordinaria.Forza Davide Sordi. Ce la puoi fare. A imparare a scrivere in italiano senza errori, intendo 😀

  11. Caro Alfredo Sigolo,
    è sicuramente più facile trovare motivazioni critiche che cercare di scrivere qualcosa di costruttivo su opere che si è visto frettolosamente e magari non si è ben capito… d’altra parte dovevi scrivere un articolo di tot battute e lo hai fatto. Il tuo compito lo hai eseguito, la direzione di Exibart e appagata e tu prenderai il gettone, bravo….. ma questo te l’ho già detto tempo fà, ricordi? Poi chissa perchè sono state recensite, e male, le gallerie che non spendono nella vostra struttura e/o che non sono disposte a gettonarti (in nero)?

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