22 ottobre 2008

in fumo_interviste Giuseppe Palumbo e il mito di Artemisia

 
Ha creato Ramarro, ha collaborato con “Frigidaire” e altre importanti riviste. Poi arriva al seriale con Martin Mystère e Diabolik, che continua a disegnare. Stavolta, però, la sfida va oltre l'atteso. Di fronte a lui il mito Artemisia, un libro in uscita e due mostre...

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Qual è l’idea che sta alla base del progetto EternArtemisia?
Tutto nasce dalla provocazione lanciata da James Bradburne, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi. Che, partendo dall’esposizione di quindici arazzi secenteschi, con la mostra Caterina e Maria de’ Medici: donne al potere. Firenze celebra il mito di due Regine di Francia, ha voluto immaginare una storia diversa partendo proprio dai fumetti. I cui originali saranno poi esposti al Museo del fumetto di Lucca a partire dal 30 ottobre.

Il volume EternArtemisia esce domani in libreria il 23 di ottobre. Che storia ci dobbiamo aspettare?
Una storia sul rapporto tra la donna e il potere, a partire dalla preistoria. Un percorso che passa attraverso la riscrittura del mito di Artemisia, regina della Caria, nota per aver fatto costruire una delle sette meraviglie dell’antichità: il mausoleo di Alicarnasso. La rilettura del mito, nonostante i continui riferimenti al presente, è realizzata in chiave fantascientifica.

Quanto è stata importante la tua formazione classica per lo sviluppo del personaggio e della storia?
È stato il punto di partenza, il background culturale. Coltivo da sempre questi interessi. E per me, oggi, leggere un libro sulla preistoria è divertente quanto leggere l’ultimo numero di Diabolik.
Giuseppe Palumbo
E questo ti ha aiutato anche nella ricerca che precede la sceneggiatura e il disegno?

In effetti, su questi argomenti ho una certa dimestichezza. Il bello della ricerca, però, è un altro: ogni volta che si scopre un nuovo tassello si aprono subito altri percorsi possibili. Alla fine si creano delle connessioni imprevedibili cui non arriva neppure la creatività più sfrenata.

Un esempio?
Uno dei coprotagonisti della storia si chiama Chimera. Una presenza eterna all’interno della storia dell’uomo, che deve difendere i diritti delle donne. Siamo abituati a identificare Chimera con l’animale mitologico rappresentato dalla famosa statua di origine etrusca. Ebbene, quella statua, rappresentazione delle tre stagioni dell’anima, era il simbolo del calendario della Caria, regione originaria di Artemisia. Fu scoperto in Toscana e appartenne alla famiglia dei Medici, finché non fu restaurata. Quindi è probabile che Caterina de’ Medici, in quegli anni, l’abbia vista in casa sua. Vedi? Esistono anche connessioni inaspettate come questa.

La ricerca, anche per un autore di fumetti, diventa quindi indispensabile…
Chiunque scrive storie effettua una ricerca. Chiunque non voglia essere banale.

Una tavola di EternArtemisia di Giuseppe PalumboTorniamo alla storia: da Alicarnasso alla nuova ambientazione in una città del futuro. Quali sono le caratteristiche sociali e culturali in cui s’inserisce EternArtemisia?
Ho definito futuribile la società descritta in questa storia. In realtà è una società molto vicina a questo presente. Una società in cui la sicurezza è uno degli argomenti principali e dove i ruoli sono ben definiti rispetto all’utile. La donna, in questo mondo, ha perso molti dei diritti conquistati nel corso del Novecento. Come il diritto di voto. Non è un caso che la storia si apra proprio con il giorno delle elezioni: Artemisia va al voto, perché le è concesso. Ma è maltrattata dalla gente, che non riconosce alle donne questo diritto. Come in questo caso, spesso esaspero alcune tendenze della nostra contemporaneità.

Una vera e propria critica sociale. Dove ha origine?
Da un altro lavoro di ricerca. Quello che sto svolgendo con il collettivo Action30, composto da studiosi, filosofi, sociologi, grafici e anche fumettisti. Esaminiamo i guasti che stanno determinando l’attuale ritorno al razzismo. E all’interno del volume ci sarà proprio una postfazione a firma del collettivo.

A proposito: avendo fatto parte di un gruppo storico come quello di “Frigidaire”, com’è possibile che oggi sia così difficile formare nuove collaborazione tra autori critici, forti e d’avanguardia?
La creatività è andata sempre di più serializzandosi e ha assunto un ruolo di puro intrattenimento. Questo va a scapito della critica. Solo da qualche anno piccoli editori e iniziative personali stanno riproponendo la possibilità di creare un nuovo gruppo critico.

Pensi a Canicola e BeccoGiallo?
Certamente. Ma anche a Comma 22 che, oltre a essere editore di EternArtemisia, pubblica anche “Inguine”.
Giuseppe Palumbo
Per finire, internet. C’è molta “multimedialità” nel lancio di questo progetto. Un ulteriore passo per l’avvicinamento dei più lettori più giovani o solo l’utilizzo di uno strumento del nostro tempo che facilita lo scambio di esperienze e la promozione?

Internet ha delle potenzialità enormi. Ricordo gli anni ‘80, quelli di “Frigidaire”, come un periodo di estrema creatività. E le riviste avevano una funzione centripeta, riuscendo ad accentrare i migliori spunti. Ricordo ad esempio la bellissima ruibrica di “Frigidaire” dal titolo Creatività e confusione, che indicava realmente lo stato dell’arte di quel momento, proponendo recensioni su mostre d’arte o gruppi rock. Oggi internet sembra avere invece una funzione centrifuga. Lì, in internet, ognuno pubblica il proprio blog senza fare distinzioni. Ecco, lo strumento in sé è una grande opportunità per comunicare, ma vorrei che ogni blog fosse differente dall’altro.

Tu ne hai addirittura due…
Troglodita è come fosse una rivista virtuale. L’altro, Giuseppepalumbo, è più informativo e ufficiale.

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www.eternartemisia.org
www.giuseppepalumbo.blogspot.com
www.palumbo-troglodita.blogspot.com

a cura di gianluca testa

[exibart]

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