03 novembre 2008

fino all’8.XI.2008 Leonardo Pivi / Gianni Lillo Firenze, Daniele Ugolini

 
Dall’irresistibile ricerca del bello a un grottesco disordine estetico. Un artista-chirurgo mostra perversi esperimenti. In un percorso dove gli estremi si toccano. Mentre nel nuovo satellite project è di scena un Manifesto...

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La mostra di Leonardo Pivi (Riccione, 1965) sembra accettare un’ipotesi futuribile su quel che sarà la bellezza domani. Un’ipotesi che, benché possibile, mette in dubbio il significato stesso di bellezza e, forse, paventa anche un’imminente necessità di rivedere il concetto di estetica. Come possiamo definire e, coerentemente, ambire a un’idea di bellezza i cui caratteri cambiano così velocemente nel tempo? E come mai oggi siamo arrivati a un eccesso, a un punto di non ritorno, tale da rendere quest’idea così vicino al collasso?
Le opere realizzate su carta ed esposte in galleria, la parte più corposa della mostra, rappresentano una ricomposizione di volti femminili attraverso dettagli – naso, occhi, bocca, volto – ritagliati da riviste di moda. Il risultato è una galleria di ritratti d’innaturale e patinata bruttezza. Immagini di singole facce accumulate nella nostra memoria, grazie a giornali e televisioni, che si confondono e mal si miscelano l’una con l’altra attraverso la mano di un artista chirurgo, Leonardo Pivi - Mama africa - 2008 - scultura polimaterica, materiale organico, stampa fotografica - cm 120x160che opera non tanto come in un collage quanto come in un mosaico.
Più che assemblare immagini eterogenee, Pivi ricostruisce per giustapposizione volti finiti, dallo sconcertante impatto fisico. Un disordine estetico solo apparente o temporaneo in quanto, come scrive Marco Senaldi in catalogo, rappresentano “non più solo ciò che è divenuto il viso dell’individuo contemporaneo, ma incarnano la ‘vera faccia’ della contemporaneità come tale, il volto – e insieme la maschera – con cui il nostro tempo si presenta e si nasconde davanti ai nostri occhi”. Una bulimia di tratti somatici comunemente percepiti “belli”, che perversamente e ironicamente risulta grottesca, ridicola eppure anonima.
Altri volti sono quelli che fanno parte della serie di opere a mosaico. Pur mantenendo il taglio fotografico e le cromie vivaci, i soggetti ripresi sono portatori di messaggi differenti; la sofferenza delle persone insieme all’impatto visivo dell’opera ridefiniscono l’idea di un’estetica del dolore. Il viso di Terry Schiavo o la sagoma di Piergiorgio Welby e, in particolare, le storie che raccontano, pur cozzando con la vivacità cromatica, descrivono e si adattano perfettamente alla condizione dei rappresentati. I materiali usati per comporne i tratti rimandano agli stati vegetativi e avitali che hanno incarnato i protagonisti e che loro malgrado li hanno resi celebri. Anche nell’unica scultura in mostra Gianni Lillo - Manifesto - 2008 - pellicola specchiante su specchio– una figura umana essiccata dal sole, mummificata, su uno sfondo paesaggistico equatoriale – propongono una riflessione su comportamenti e responsabilità umane.
In linea generale appare particolarmente interessante l’accostamento di queste tre differenti serie di opere, che spiegano comunque in modi radicalmente diversi certi aspetti e contraddizioni della bellezza, o del senso estetico, dei giorni nostri.
Per il satellite project, la galleria propone l’opera site specific di Gianni Lillo (Isola del Liri, Frosinone, 1958; vive a Siena) Manifesto: una pellicola specchiante che si ripiega su se stessa creando un ricciolo, nella parte alta del piano verticale dove si appoggia, che taglia per obliquo la geometria della vetrina. Ed è attraverso quest’inaspettata increspatura dello specchio che la nostra immagine si perde, si cela ai nostri occhi per mostrarsi a quelli di qualcun altro. Altri occhi che ci guardano da una prospettiva differente.
Seppur soggetto a possibili infinite interpretazioni, lo specchio di Lillo sembra indicare una nuova via di guardare a noi stessi; una nuova via verso la conoscenza sia della propria essenza che della propria apparenza.

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valentina bartarelli
mostra visitata il 10 ottobre 2008


dal 19 settembre all’otto novembre 2008
Leonardo Pivi – Beauty Crash
Galleria Daniele Ugolini Contemporary
Via Montebello, 22/r (zona Ognissanti) – 50123 Firenze
Orario: da martedì a sabato ore 16-20
Ingresso libero
Catalogo con testi di Marco Senaldi e Francesco Gabellini
Gianni Lillo – Manifesto
a cura di Gaia Pasi
Galleria Daniele Ugolini Contemporary – Satellite Project
Via Montebello, 46r (zona Ognissanti) – 50123 Firenze
Orario: sempre visibile
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0552654183; director@ugoliniart.com; www.ugoliniart.com

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