25 giugno 2009

fino al 29.VI.2009 Luca Trevisani Genova, Pinksummer

 
Le verità cambiano: sono la mutabilità e la pluralità che da sempre affascinano i teorici del fenomenico. Una riflessione mediata dallo scontro fra una natura incontaminata e il suo vitalismo contenuto...

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La prima volta, alla Galleria Pinksummer, aveva messo in gioco argomentazioni filosofiche ambiziose, riferendo il proprio lavoro all’originale dottrina cosmogonica epicurea chiamata, come l’esposizione, Clinamen. Per questa nuova realizzazione site specific, le premesse concettuali non sono meno pregne di riferimenti culturali; d’altronde, il marchio di fabbrica di Luca Trevisani (Verona, 1979; vive a Berlino) è proprio il rincorrersi di stimolazioni sensoriali e peripezie mentali.
L’ambiente immersivo allestito in galleria si struttura come un percorso percettivo che, dall’oscurità dello spazio, rivela gradualmente le presenze che lo compongono. La riflessione sulle forme che compongono l’installazione muove dalle apparenze sinuose del celebre vaso di Alvar Aalto, un cult del design modernista. Indicativa la scelta di confrontarsi con il celebre architetto finlandese che, fra tutti i grandi progettisti novecenteschi, è tra i maestri di quella modalità, definita organica, di trattare la rigorosità sistematica delle costruzioni attraverso concezioni e inflessioni naturaliste.
Nel circuito teorico dell’artista, le linearità del modulo sono indagate da principio in una serie di disegni, espressioni dal formalismo conchiuso di ciò che, nella pratica tridimensionale, si trasforma in “vie di scorrimento di flussi che rimandano a quelli biologici”. Ed è così che la formula di Aalto, ripetuta e composta, si trasforma in labile séparé di cartapesta, barriera d’ingresso che preannuncia l’arrivo nella dimensione dell’autore, del “sottoporre le forme pure alla corruzione, al dinamismo naturale”.
Luca Trevisani - Bulwark - 2009 - pvc, cartone, vernice, fumogeno colorato, due elementi - courtesy Pinksummer, Genova - photo Francesco Cardarelli
Avviene con le stesse modalità lo straniamento delle concrezioni modulari dei frangiflutti, che subiscono le medesime aperture e ampliamenti nello spazio: costituiscono elementi dal forte valore simbolico, con la loro funzione di contenimento energetico, e si legano in particolare all’interesse nutrito da Trevisani per la spiaggia di Skagen, punto d’incontro/scontro fra le correnti del Mar Baltico e quelle del Mare del Nord.
Il cospargimento di queste labili sculture viene espressivamente coronato dal video Vodorosli (dal russo ‘alghe marine ghiacciate’), realizzato all’interno dell’orto botanico di Genova. Rimanendo fedele al dettato della riflessione preannunciata nel titolo, l’artista veneto interagisce con la vitalità vegetale che, nella costante mutevolezza caratterizzante il flusso ininterrotto del reale, si dibatte nelle rigidità metodiche della gabbia trasparente che delimita.
Luca Trevisani - Vodorosli - 2009 - video - courtesy l’artista & Pinksummer, Genova
Accenti poetici ma profondamente sostanziali nelle parole stesse dell’autore, che si riferisce all’estetica dei fumogeni che espandono le loro volute dense nel video: “Colorare col fumogeno è come colorare con il vento, se esistono vettori e non forze, allora ha senso dare forza a questi vettori, e colorarli”.

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mostra visitata il 18 giugno 2009


dal 29 maggio al 29 giugno 2009
Luca Trevisani – The Truth Is That The Truth Changes
Pinksummer – Palazzo Ducale
Piazza Matteotti, 28r – 16123 Genova
Orario: da martedì a sabato ore 15-19.30
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0102543762; info@pinksummer.com; www.pinksummer.com

[exibart]

13 Commenti

  1. Tutto poteva essere immaginato prima. Le energie biologiche e generative che non permettono un chiusura lineare del cerchio e le atmosfere da Gaudì in salsa contemporanea. Non mi sembra sufficiente ne formalmente ne concettualmente se paragonato allo stato della sperimentazione contemporanea. La saturazione portata dagli anni 90/2000 si fa sentire. Non basstano le suggestioni della russia e di mari lontanti, o le peripezie sul disegno. Tutto didatticamente ruffiano ma ancora superfluo.

  2. Solito artista con il papà miliardario e il lavoro incapibile e la fidanzata più vecchia.
    W il fashion in tutti i sensi!

  3. AHAHAH Non avevo dubbi che “Luca Rossi” avrebbe lasciato un commento anche qui. D’altronde si parla di Trevisani. Tutto qesto sta diventando molto noioso! Il monologo che porta avanti Rossi da mesi ormai! Caro Luca ma perchè non inizi a commentare anche le altre mostre che non hai visto e che vengono recensite su Exibart. Così almeno capiamo quale è l’arte che dobbiamo fare per entrare nelle tue grazie. Perchè…sai… iniziamo ad avere il sospetto che tu voglia sostituire questa “dittatura sistema Italiano dell’arte” com la dittatura del leader maximo…la tua.

    P.S.:(E a me Trevisano non piace neanche tra l’altro, ma un discorso è il gusto personale e l’altro è diventare pesanti e noisi)

  4. Sì anche per me è stato scontato e noioso scrivere sotto la mostra di trevisani. Ma non potevo mancare. Anche perchè seguo quell’atteggiamento che il professor Garutti definisce “etico e amoroso”. Trevisani è un “trottolino amoroso”; così giovane, così tante mostre, così saggio. Cmq commento tutte le mostre che mi stimolano nel bene o nel male. Guarda meglio. Per il mio ripetermi ti dico: repetita iuvant.

  5. Ma lasciatelo perdere…. ma chi se ne frega di Luca Rossi (che poi è il “nome d’arte” di Marta Zingales) questa tizia che nemmeno si firma col proprio nome, che non si mette in gioco sul serio e pretende il nostro sangue… non puo essere autorevole per nessuno,lasciatela perdere!!!!

  6. a me piaceva marta zingales…in effetti è sparita con il comparire di luca rossi. ma se luca rossi è lo pseudonimo di marta zingales, marta zingales è lo pseudonimo di…?

  7. Ciao, rispondo a chi mi chiama “vecchia…” o meglio: più vecchia…

    in merito alle questioni sul lavoro di Trevisani, lascio a Voi ogni considerazione, salvo precisare, che per onestà intellettuale e ottimizzazione delle universalmente esigue risorse cognitive, le mostre commentate dovrebbero esser dapprima… vedute…
    – dunque sarebbe buona norma esprimere giudizi su quanto esperito o almeno intravisto;

    Torniamo a noi…

    segue ora una lista ragionata di precisazioni:

    1° sono di 7 anni maggiore di Luca, nata a Milano nel 1972, ho pure un mio nome registrato all’anagrafe: Lorenza Boisi.

    2° alimentare sciocche debolezze culturali littorie quali capziosi e salaci freddure sulla donna “vecchia” //più vecchia del compagno… dimostra un ottundimento che perpetra volgari luoghi comuni.

    3° ho 37 anni… li compio il 29 Novembre… in caso voleste porgermi gli auguri… questo non mi nobilita ma certo non mi rende socialmente esausta… oltretutto, sono, senza meriti, fortunosamente piacente..

    4° appena mi sarà possibile renderò noto al signor Trevisani senior la sua nuova condizione di milionario… chè questa pare risultargli ignota.
    Sono certa di poter affermare che ne sarà assolutamente estasiato…

  8. Questo spazio dei commenti è un formidabile ricettacolo di str****te.
    Si leggono opinioni dello spessore di un’ala di zanzara.. tra il nazional-popolare e il gossipparo.
    Se non si ha niente da dire, nessuno obbliga nessuno a scaricare le proprie frustrazioni in pubblico (anche se pare essere da sempre lo sport nazionale), blaterando di fidanzate vecchie e artisti figli di papà.
    Senza saperne un ca**o.
    In caso contrario sarebbe bello poter leggere qualcosa di interessante riguardo alla mostra.

  9. luca trevisani è un buono a nulla, se la tira solo perchè cita ogni tanto focault
    ed ha il fratello designer che gli fa i video
    BAAH!

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