11 dicembre 2009

fino al 14.II.2010 Jan Fabre Roma, Museo Carlo Bilotti Magazzino

 
A partire da quest’autunno a Roma è di scena Jan Fabre. Due mostre e una performance per raccontare al pubblico l’eclettica ricerca artistica di un genio contemporaneo. Che continua sorprendere...

di

Dal disegno al teatro, dalla scultura alla performance, la
ricerca artistica di Jan Fabre (Anversa, 1958) parla un linguaggio poliglotta,
universale, che non conosce barriere e che compone, sviluppandosi attraverso
ogni intervento, un’opera d’arte totale.
Conclusa la performance Orgy of Tolerance, presentata con successo al
Teatro Olimpico nell’ambito del Romaeuropa Festival, si stanno svolgendo nella
capitale due rassegne.
Al Museo Carlo Bilotti è esposta un’interessante selezione
di disegni, bozzetti e opere su carta, che offrono la possibilità di scoprire
il processo creativo che dall’idea genera l’immagine, la quale prende vita divenendo
gesto e azione. L’esposizione si svolge in un percorso dove i lavori
dell’artista belga dialogano con diverse serie di scatti fotografici d’autore
che “rileggono” l’iter di Fabre nelle sue più note apparizioni sceniche.
In maniera differente e nel corso degli anni, alcuni tra i
più grandi fotografi internazionali – tra i quali Mapplethorpe, Newton, Molder e De Keyzer – hanno avuto modo di guardare da
vicino e cogliere, ognuno con il proprio personale sguardo, elementi portanti
dell’opera di Fabre, generando “un dialogo, una riflessione sul corpo nella
società di oggi
”.
I “guerrieri della bellezza”, come l’artista ama definire i
performer, sono eroi tragici poiché mortali, colti in singoli attimi che
racchiudono l’essenza della lotta esistenziale per sfuggire alla morsa di un
tempo precario, instabile, “preso in prestito”.
Jan Fabre - The fountain of the world - 1979 - china su carta, china su carta cristal - coll. Philippe Verbaet
Il corpo e il tempo sono dunque cardini strutturali della
poliedrica ricerca di Fabre, affrontati in un intreccio indissolubile nel
progredire della sua sterminata produzione. Dice l’artista in merito: “Questa
mostra funge da testamento momentaneo e da testimone, le foto sono come le mie
performance: dei corpi morbidi condannati a raggiungere lo stato di cadavere.
La fine di ogni performance è un cadavere la cui anima fa un viaggio nei corpi
degli spettatori
”.
La metamorfosi del corpo è il focus della mostra presso la
galleria Magazzino, dove sono esposti disegni e fotografie che rivelano
l’inesausta indagine dell’artista sulle potenzialità espressive e drammatiche
del volto. Ad accogliere il pubblico in galleria c’è una scultura, una testa
d’uomo con quattro facce, rappresentate con quattro diverse espressioni.
È presentato in quest’occasione anche un video che
documenta la performance realizzata nel 2008 al Louvre, durante la quale Fabre,
camuffandosi e interpretando diversi personaggi, compie azioni spiazzanti
all’interno del museo, interagendo con i visitatori e creando scompiglio.
L’azione, dedicata a Mesrine, un criminale francese divenuto famoso per le sue
spettacolari fughe, è una metaforica battaglia di liberazione dall’identità e
dunque da qualunque gabbia. L’intervento, il cui titolo è Art kept me out of
jail
, si conclude con una teatrale finta
sparatoria, che vede l’artista-attore perire crivellato da colpi.
Jorge Molder - Angel of death - 2004 - polaroid - coll. Jan Fabre/Angelos bvba
Non c’è pretesa di trovare soluzioni o risposte nel lavoro
di Fabre, quanto una volontà, un anelito alla catarsi ricercata mediante
l’esorcizzazione del male di vivere. O, per dirla con Achille Bonito Oliva, con
un’azione multimediale contro l’inarrestabilità del tempo”.

articoli correlati
Intervista
con Jan Fabre

claudia paielli
mostra visitata il 22 novembre 2009


dal 27 ottobre 2009 al 14 febbraio 2010
Jan Fabre – Le temps emprunté

Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa
Borghese
Viale Fiorello La Guardia, 4 – 00197 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 9-19 (la biglietteria chiude mezz’ora prima)
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4
Catalogo Skira
Info: tel. +39 0682059127; museo.bilotti@comune.roma.it;
www.museocarlobilotti.it

dal 28 ottobre al
12 dicembre 2009

Jan Fabre – La metamorfosi dell’artista
(Omaggio a Jacques Mesrine)
MAM – Magazzino d’Arte Moderna
Via dei Prefetti, 17 (centro storico) – 00186 Roma
Orario: da martedì a venerdì ore 11-15 e 16-20; sabato ore 11-13 e 16-20
Ingresso libero
Testo critico di Paola Nicita
Info: tel. +39 066875951; fax +39 0668135635; info@magazzinoartemoderna.com; www.magazzinoartemoderna.com

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2 Commenti

  1. “Quando l’uomo principale è una donna”.
    (j. f.)
    Quando l’uomo è una bella mostra.

    di Lorenzo Bonini

    Jan Fabre è nipote del celebre entomologo Jean-Henri Fabre e la passione ereditata dal bisnonno per l’entomologia la si ritrova nei suoi quadri e sculture, tipo: Fairy-tales and Spiders o le grandi tele di The flying cock e The road from the Earth to the stars is not smooth e, nelle sue regie teatrali: The end comes a little bit earlier this century; Io, Ulrike, grido! Su testo di Dario Fo. Je suis sang, Het zwanenmeer, Parrots & guinea pigs, Angel of death. Quando L’Uomo principale è una donna del 2004. Questo è il teatro spettacolo che, soprattutto per la sua lunga durata, otto ore, dal tramonto all’alba, colpisce il pubblico e gli procura
    un’immediata notorietà, che connota ancora più chiaramente il suo stile smisurato, aggressivo e crudele, quale conferma della tendenza totalizzante e interdisciplinare della sua ricerca artistica.

  2. 11/12/2009
    PREZZEMOLINO LUCA ROSSI
    pistola fumante: Molto meglio il prezzemolo o la pizza.

    stessa chiusa di un articolo di Enrico Morsiani sulle lettere direttore di Flash Art di alcuni anni fa. Quella recitava più o meno cosi: Almeno ad Imola l’aria è più buona.

    Chi sa di scrittura, di lessico e di logica, mi capira.

    Altrochè Luca rossi siamo tutti. Ah enry, ma n’tene potevi sta’fermo, anzichè tirar in piedi questa menata??? Ogni altro commento è superfluo.Caromio, ormai sei stato sgamato alla grande, altro chè to be luca rossi. dovremmo dire tobe enrico morsiani.
    Chi legge sa

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