15 dicembre 2009

arteatro_festival Beyond Belonging Festival

 
Fenomeni di postmigrazione, l'impatto dell'ibridazione culturale in una dimensione translocale. Come raccontare le connessioni fra territori distanti ma collegati dai flussi d’informazioni, persone e merci? I nodi intorno a cui ruota il festival berlinese...

di

Beyond Belonging nasce da un’idea della curatrice e produttrice Şermine
Langhoff. Dare visibilità alle pratiche artistiche e culturali della
postmigrazione. Il concetto di postmigrazione/postmigrante è in uso nella
sociologia, ma anche negli studi linguistici e letterari dall’inizio degli anni
‘90 e definisce le generazioni nate dai fenomeni di migrazione, per esempio
figli di genitori turchi immigrati in Germania tra gli anni ‘50/’70.
La prima edizione di Beyond Belonging, nel 2006, è stata dedicata alla
migrazione quando in Germania infuocava il dibattito sull’integrazione e sulla
“Deutsche Leitkultur” (cultura tedesca dominante). L’asse migratorio
Istanbul-Berlino è stata il tema dell’edizione 2007, mentre nel mese di giugno
2008 il festival stesso è emigrato letteralmente a Istanbul, al Teatro
Garajistanbul.
Le prime due edizioni di Beyond sono state ospitate dai teatri
HAU di Berlino, mentre l’edizione 2009 vede un’inedita collaborazione tra Hau e
Ballhaus Naunynstrasse, che da novembre 2008 ha riaperto al pubblico proprio
sotto la direzione artistica di Şermine Langhoff, Akademie der Autodidakten - Ferienlager. Die dritte Generatione si presenta come uno spazio
dedicato alle pratiche culturali e artistiche della postmigrazione, immerso
nell’ormai ben noto quartiere di Kreuzberg.
Tema specifico della nuova edizione è la “dimensione
translocale
”, una
rete di connessioni fra territori geograficamente distanti ma collegati dai
flussi d’informazioni, persone e merci generati dalle pratiche, una dimensione
che idealmente ignora i confini nazionali e concepisce l’idea di avere doppie
radici.
Pur partendo dallo stesso spunto tematico, HAU e Ballhaus
hanno sviluppato il programma in due direzioni per molti versi differenti. Langhoff dedica buona parte del festival alla postmigrazione turca in Germania,
mentre Matthias Lilienthal all’HAU propone un discorso sulle identità ibride
nelle metropoli d’Europa e apre la prospettiva con Shipment della newyorchese Young Jean
Lee’s Theatre Company
,
che si confronta con gli stereotipi della cultura afroamericana e con la storia
del Minstrel Show.
Entrambi i curatori inseriscono nel programma percorsi
urbani performativi, la cui cura viene affidata ad altri, come nel caso di Was
will N. in der Naunynstrasse?
, un percorso a tappe curato dal film-maker/drammaturgo Tunçai
Kulaoglu
, durante
il quale sei spettatori alla volta sono riuniti a caso e mandati con una mappa
del percorso alla ricerca delle tappe performative, una micro-società con le
sue dinamiche di potere e condivisione che esiste per i 40 minuti del percorso.
Langhoff delega non solo la cura dei percorsi, ma anche
quella della rassegna video interna al festival, Calling Home, questa volta a Hanna Keller, che
presenta fra gli altri i lavori del collettivo tedesco KakakAttak e del regista curdo Hisham
Zamam
, che vive
in Norvegia come rifugiato politico.
La programmazione di Ballhaus si apre anche a momenti
laboratoriali come Tongue, una installazione partecipativa a cura del collettivo Oda
Projesi

(Istanbul) e di Nadin Reschke (Berlino). Il lavoro di Langhoff si radica da sempre nel
territorio, ne è prova la sua Akademie der Autodidakten, un progetto voluto per
promuovere le attività di giovanissimi artisti di talento cresciuti in famiglie
migranti, che per il festival ha prodotto lo spettacolo Ferienlager – Die
dritte Generation.

The Ugly Human Ling
Entrambi i teatri non si fanno sfuggire l’occasione di
tematizzare il processo di gentrificazione che riguarda Kreuzberg oggi,
producendo il lavoro del giovane regista turco-tedesco Nurkan Erpulat, che vede nel trasloco obbligato
una chance di cambiamento e rovescia quindi una prospettiva.
La nuova Ballhaus e HAU sono noti sulla scena berlinese
per il loro prediligere tematiche di rilevanza sociale e politica. Il pubblico,
tuttavia, nella maggior parte dei casi continua a essere acculturato e in
qualche modo già è consapevole e attento a certe tematiche. Questo scenario,
non certo nuovo, lascia aperte una serie di questioni su come sviluppare nuovi
formati adatti ad acquisire un pubblico più ampio ed eterogeneo.

elisa ricci

la rubrica arteatro è diretta da piersandra
di matteo


dal primo al 28 novembre
Beyond Belonging Festival 2009 – Translokal
Hebbel am Ufer & Ballhaus Naunynstraße
Berlino
Info: www.hebbel-am-ufer.de

[exibart]


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