21 dicembre 2009

“Jens Hoffmann? Si è comportato da bandito!”. “E stasera vado a Torino e facciamo il nuovo direttore”. Giovanni Minoli ci telefona dall’aeroporto…

 

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Ho letto quello che avete scritto stamattina e volevo consegnarvi qualche mia riflessione. Poi fateci quello che volete”. È un Giovanni Minoli un po’ amareggiato quello che ci contatta a metà pomeriggio di un lunedì che ha seguito un finesettimana di fuoco: l’annuncio dei due nuovi direttori del Castello di Rivoli (Andrea Bellini e Jens Hoffmann), le dimissioni di Hoffmann, la ricerca di una soluzione, come promesso, “entro Natale”.

Presidente Minoli, che diamine è capitato?
È capitato che Hoffmann si è comportato come un bandito di terza categoria.

Addirittura?
Guardi, sabato eravamo a pranzo tutti insieme all’hotel Principe di Piemonte. C’era una questione sugli stipendi e l’abbiamo risolta, mi ha chiesto del tempo per avvisare i suoi datori di lavori negli Stati Uniti e gli ho specificato che ci sarebbe stato tempo fino alle 20 e così è stato. Naturalmente tutto davanti a testimoni, Bellini compreso.

E dopo?
Dopo pranzo siamo andati in Consiglio d’Amministrazione, durante la riunione addirittura mi arriva un sms da parte di Hoffmann che mi dice che sta già lavorando insieme a Bellini. Insomma, tutto sereno.

E verso le 20, come da accordi, avete lanciato il comunicato stampa coi nomi…
E certo, mica potevo dire che avevamo fatto due direttori senza dire chi erano.

Ma che interesse avrebbe avuto un giovane curatore ad alzare questo polverone?
La mia idea è che lui abbia sfruttato la nomina a Rivoli per rilanciare sul suo contratto al Wattis Institute. O magari, volendo pensar bene, i suoi datori di lavoro al Wattis, saputo di Rivoli, gli hanno fatto una controproposta che lui, scorrettamente, ha accettato pur dopo aver dato il via libera a noi ed a aver acconsentito che il nostro CdA convergesse sul suo nome. Insomma si è comportato come un calciatore di Serie C…

Hoffmann dice che non gli avete fatto leggere il contratto…
Ma c’era l’accordo su tutto. Era sabato, il contratto l’avrebbe scritto lunedì l’amministrazione. Anche quella è una scusa.

E ora?
E ora io le parlo da Fiumicino. Sto tornando a Torino e stasera, se va tutto bene, nominiamo il nuovo co-direttore.

Ma come, dopo una coppia che scoppia in poche ore lei persevera?
Credo che l’arte contemporanea sia una cosa complessa. Sempre più complessa. E due teste, magari con competenze diverse, possono ragionare meglio di una. Non so se la scelta è giusta o sbagliata, ma ci credo e vorrei tenere questa scelta.

Dunque chi al posto di Hoffmann?
Non mi faccia dire, ho già un paio di nomi in testa, ma nel rispetto del Consiglio d’Amministrazione li dirò durante la riunione.

[exibart]

8 Commenti

  1. ma non era bellini il co-direttore? certo. ora è già direttore e ci tocca trovare il nuovo co. tutta una farsa. minoli dimettiti

  2. jens è jens , come lui non c’è nessuno, a parte jens, poi si sa alla fine per scegliere i soliti nomi famosi non ci vuole jens, ma jens fa anche scena, sicuramente più bellino del bellini.

  3. Se aveva già in testa dei nomi perchè hanno fatto dei colloqui preventivi,con tanto di programmi?A rigor di logica ci si aspetta che,se seleziono dei curatori,li convoco e chiedo un programma,il minimo sia pensare che il nome venga fuori da questa lista.E invece cosa ti partorisce il Minoli?La Merz,che chissà perchè non era stata nemmeno inclusa nella rosa dei candidati.Certo che sa per lo meno di beffa(l’ennesima!).

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