20 settembre 2001

Fino al 7.X.2001 Diario Moscovita & Mezzo secolo di fotografia Roma, Museo di Roma in Trastevere

 
Due mostre, due autori coetanei ma profondamente diversi. Un racconto dai tratti fortemente personali quello di Piergiorgio Branzi in "Diario Moscovita" e le immagini che hanno caratterizzato gli anni dal '50 al '70 in "Mezzo secolo di fotografia" di Guglielmo Coluzzi...

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Siamo al primo piano del Museo in Trastevere, nei due corridoi che ci accolgono scorrono parallelamente due mostre distinte, quella di Piergiorgio Branzi con “Diario Moscovita 1962 – 1966” e “Mezzo secolo di fotografia” di Guglielmo Coluzzi.
Non se se sia un caso, legato solo allo spazio, ma il parallelismo, che li lega anche temporalmente, rende le due mostre interessanti perché offre spunti di riflessione su come, ancora oggi, il lavoro del fotografo sia fortemente caratterizzato dalla destinazione d’uso.Piergiorgio Branzi, Mosca
Branzi, definito “fotografo d’estrazione colta” dagli stessi organizzatori della mostra, ha alle spalle non solo anni di giornalismo e foto-giornalismo, ma può contare sull’esperienza formativa e fortemente critica vissuta frequentando il Misa e il circolo fotografico La Bussola, frequentato fra gli altri da Giacomelli, Migliori, Camisia.
Sono anni di riflessione, di ricerca che incideranno fortemente sulla sua produzione. Altro elemento importante nel percorso fotografico di Branzi è la conoscenza di H.C. Bresson, prima attraverso le sue immagini e poi di persona a Parigi, ed è proprio lo stile “Bresson” a caratterizzare le sue foto, in modo evidente sopra tutto in quelle in mostra.Guglielmo Coluzzi - Curzio Malaparte 1956
E’ importante notare, proprio per capire a fondo la differenza fra Branzi e Coluzzi, che le immagini di Mosca non erano foto nate per qualche servizio o lavoro, ma un vero e proprio diario personale della sua permanenza (durate 4 anni) in quella città. Ne risulta un racconto “delicato” fortemente compositivo ed attento agli attimi quotidiani, totalmente svincolato da logiche editoriali e commerciali. Lavoro cosi’ privato che è stato conservato per oltre venti anni prima di farlo conoscere al pubblico.
Dall’altra parte del muro, non solo figurativo, troviamo nelle immagini di Coluzzi: tutta la scuola giornalistica di chi per anni ha lavorato per il grande pubblico, seguendo gli eventi mondani, i personaggi famosi nella vita pubblica e privata.
Il suo lavoro non si fermaGuglielmo Coluzzi, Melissa 1959 li ma va dalla pubblicità alla moda, sempre e comunque in settori e per pubblicazioni di largo consumo e tiratura. Le sue collaborazioni non si contano, e mi risulterebbe difficile elencarle tutte, non c’è praticamente testata negli anni ’50 e ’60 che non abbia pubblicato sue foto. Le immagini in mostra sono un’alternanza di ritratti di personalità dello spettacolo e stralci di vita quotidiana dell’epoca. A questo proposito è interessante notare come Coluzzi, definito un operatore della fotografia, benché di saldi principi e chiaramente simpatizzante della sinistra abbia lavorato anche per testate evidentemente schierate dall’altra parte a riprova della sua grande professionalità. E’, anche, un uomo attento al sociale e realizza diversi reportage di chiaro stampo neorealista, nel sud ed in Sardegna, di contenuti del tutto paragonabili ai fotografi più “impegnati” dell’epoca.


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Maurizio Chelucci
mostra vista il 13.9.01



Roma, Museo di Roma in Trastevere
Piazza S.Egidio 1/ b
orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00, chiuso il lunedì
tel.065816563, fax.065884165
I cataloghi sono editi da Il Ramo d’Oro Editore
Presentazioni a cura di Giuseppe Pinna
Dal 14 settembre al 7 ottobre 2001



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