29 settembre 2001

Fino al 10.II.2002 Monet. I luoghi della pittura Treviso, Casa dei Carraresi

 
La pennellata di Monet illumina di colore la Bretagna, si diverte sulla Senna, sfida il tempo a Rouen, si perde liricamente a Londra, anima la decadente Venezia, e ripiega su se stessa per sempre a Giverny: l’Ottocento finisce qui…

di

A Claude Monet, una delle figure più importanti e più note della storia dell’arte, è dedicata una grande mostra a Treviso presso Casa dei Carraresi. Si tratta di circa novanta dipinti che provengono da collezioni private, Fondazioni e da 40 musei di tutto il mondo, compreso il prestigioso Museo d’Orsay di Parigi che ha inviato otto preziose opere.
La mostra è strutturata in quattro sezioni, che rappresentano i luoghi cruciali della crescita artistica di Monet (Parigi 1840 – Giverny 1926), ben illustrati da un grande pannello che ci accoglie subito, appena entrati e che ci orienta geograficamente sulla vita ed i viaggi dell’artista in Europa. Nella prima parte si possono ammirare le spiagge, le scogliere della Normandia e della Bretagna, dove l’artista trascorre la giovinezza anche a contatto con figure quali Jongkind, Pissarro e Boudin, al quale deve la conoscenza della pittura en plein air. Proseguendo si incontrano le opere che immortalano la Senna, e quindi, con il Bacino d’Argenteuil (1872), quell’autentico amore per il tremolio della luce sull’acqua, per il fruscio delle foglie dei pioppi che trasforma la pittura in ”impressione”, ovvero in uno stile che intende riprodurre il cangiare dell’atmosfera che circonda le cose ed il mondo, lo sgretolarsi delle forme nel continuo divenire del colore.Campo di papaveri, dintorni di Giverny", 1885, cm 65 x 81, Museum of Fine Arts, Boston La scelta di Bateau-Atelier (1876), di una barca come studio per dipingere, segna il passaggio definitivo a questa concezione dell’arte che conduce Monet a risultati straordinari ed originalissimi per quegli anni, portando alle estreme conseguenze la pittura naturalistica.
L’artista nei suoi viaggi dipinse le più incantevoli espressioni della natura, ma anche i villaggi, i parchi, le città e la terza sezione della mostra ci conduce di fronte ad opere importanti come il Palazzo Ducale (1908) di Venezia, il Parlamento di Londra, la malinconica Leicester Square (1901) e la notissima Stazione Saint Lazare (1877). Sorprendenti anche le delicate e vivaci tele dedicate a Zaandam, località olandese nella quale Monet si reca nel 1871.
Dal 1883 l’artista si trasferisce a Giverny. Il soggetto dell’opera tende col passare degli anni a sparire sempre di più, in nome di una visione ancora più personale, sempre più appiattita sulla dimensione del baluginare dell’oggetto, che appare staccato dalla sua sostanza, annunciandosi essenzialmente come fenomeno visivo. Ecco le famose serie dei Covoni e delle cattedrali. Qui incontriamo il capolavoro della Cattedrale di Rouen (1892), la cui facciata sembra ribollire sotto l’effetto della luce. "Il boulevard des Capucines ", 1873, cm 80 x 60, Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City
Con le Ninfee Monet si concentra ancora di più sul proprio stile; si isola rispetto al mondo e nel suo giardino, attraverso l’estenuante ripetersi delle composizioni di acqua, fiori e salici cerca un’adesione panteistica alla natura. All’interno del grandioso Bacino delle ninfee (1900) la pennellata diviene sempre più filamentosa, carnale; il colore si fa intenso oltre ogni misura, quasi allucinatorio, fino a creare visioni in cui non si distingue più l’interno dall’esterno, l’impressione dall’emozione interiore, e l’occhio non ha più nulla davanti a sé.
Tuttavia Monet sembra aver solo sfiorato, colto e fuggito questo limite: il patto uomo – natura sembra ancora solido, anche nelle opere più informali. Nelle sue tele si ha la sensazione che l’occhio possa ancora vedere il mondo: il naturalismo ottocentesco non è vinto. Ci vorranno le istanze del simbolismo, l’energia spirituale dell’espressionismo e le Avanguardie per introdurci nella contemporaneità, che nasce nell’estraneità, nell’alienazione dell’occhio, una condizione che produrrà altre forme ed altri luoghi.
La mostra, organizzata da Linea d’ombra per conto della Fondazione Cassamarca, è curata da Marco Goldin affiancato da un comitato scientifico internazionale.
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Stefano Coletto
Mostra vista il 28 settembre 2001




Monet. I luoghi della pittura. Treviso, Casa dei Carraresi dal 29 settembre 2001 al 10 febbraio 2002
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20 Commenti

  1. “Ho seguito più di una volta Claude Monet alla ricerca di impressioni.Non era più un pittore,in verità,ma un cacciatore.Camminava seguito da bambini(forse i suoi e quelli di M.me Hoschedé)che gli portavano le tele,cinque o sei,raffiguranti lo stesso soggetto a diverse ore del giorno e con effetti diversi;tele che via via riprendeva e accantonava a seconda dei mutamenti del cielo.Davanti al soggetto,il pittore faceva la posta al sole e alle ombre,catturando con poche pennellate il raggio di luce o la nuvola di passaggio.” Mi piace pensare a Monet tramite le parole di G.de Maupassant,che penso siano più che esaurienti per capire il talento e la tenacia del grande artista.Spero vivamente di poter venire a visitare la mostra,penso che sia veramente interessante,almeno l’articolo mi ha molto colpito:complimenti veramente!!!!!

  2. ma a voi non hanno un po stancato queste mostre a Treviso? In bilico tra il rischiare ZERO e il dilettantismo lussuoso di chi compensa le poche competenze ed esperienze con i molti fondi???

  3. La pittura di Monet ha un fascino tutto particolare.
    Monet dipinge le più incantevoli espressioni della natura e dell’oggetto con la sua forza e sensibilità interiore di grande artista.
    Le sue Ninfee suscitano emozioni interiori, sono di una delicatezza squisita.
    Un grande artista, una delle figure più importanti nella storia dell’arte.
    Bello l’articolo di Stefano Coletto.

  4. Ottimo articolo di Coletto, ma il commento di Janaz è una perla, la risposta è senz’altro SI’, se non fosse che stiamo parlando di Treviso. Voglio dire: se Monet è l’occasione per inserire una città di provincia nel grande circuito espositivo europeo ben vengano i fondi illimitati dei quali dispone TV grazie alla Cassamerca. Certo però che linea d’ombra e Goldin lavorano sul velluto: quante possibilità di fallire ha una mostra così? Lo 0,00001%. L’esempio opposto è Mestre: una città che, coraggiosamente, sta tentando di segnalarsi nello stesso circuito turistico attraverso una politica di promozione del contemporaneo. Ha costruito un modernissimo centro (il Candiani) in pieno centro, ha organizzato anzhe un’ottima mostra di artisti giovani italiani (Terraferma: http://www.exibart.com/IDNotizia2835.htm). Risultato: 800 visitatori in tutto, Centro Candiani già in crisi e le polemiche si sprecano. E allora, per una volta, facciamo un po’ come i francesi, i tedeschi o gli americani. Impariamo ad amare un po’ di più le cose di casa nostra e, visti Monet, Picasso e Munch andiamo a dare un’occhiata anche a quello che stanno combinando gli artisti italiani delle nuove generazioni. Dietro a Cattelan, Beecroft e Vezzoli c’è un nutrito gruppetto di nuovi artisti che sta facendo un ottimo lavoro ed erano anni che ciò non accadeva con tale intensità. A Mestre c’erano Bianco e Valente, Cecchini, Cingolani, Pancrazzi, Perino & Vele, Sara Rossi, Zuffi e altri.

  5. ..QUESTA MAIL L’AVEVO INVIATA X LA PRECEDENTE MOSTRA”LA NASCITA DELL’IMPRESSIONISMO”..SPERO KE QUESTA D MONET,MA NE DUBITO,NON SIA 1 BUFALA COME QUELLA SCORSA..QUI SEGUONO LE CRITICHE A QUELLA DI 1 ANNO FA..
    …sono un ragazzo di 19 anni che recatosi alla mostra Trevisana “nascita dell’impressionismo” è rimasto molto deluso e ha sentito il dovere di chiedere spiegazioni.
    Il biglietto(a prezzo pieno non tra i più economici)come del resto la
    mostra titolavano “nascita dell’impressionismo” e un qualsiasi appassionato del movimento pittorico si aspetta di vedere quantomeno il quadro che diede il nome all’intero movimento.Non solo alla mostra non era presente “Impression:soleil levant” di C.Monet(definito dal critico Leroy “impressionista” in termini dispregiativi)ma mancava la presenza di quei quadri rappresentativi che il 15 aprile 1874 avevano,nello studio parigino el fotografo Nadar, determinato la vera e propria NASCITA DELL’IMPRESSIONISMO!!!
    Pertanto mi domando come la parola impressionismo possa non coincidere con taluni quadri non presenti alla mostra,ad esempio: “Cathèdrale(s) de Rouen” dipinte da Monet,” Les Boulevards” di Pissarro,”La Grenouillère” di Renoir,e le “ballerines” di Degas…
    Sicuro di aver mal interpretato il titolo della mostra mi aspettavo di vedere allora “petit-dejuner sur l’erbe “di Manet(il più imprtante quadro di “PASSAGGIO”!)ma ancora una volta vengo deluso(ammetto comunque che un quadro di tale caratura non è facilmente strappabile al museo d’Orsay..) Oltretutto verso la fine della mostra vengono esposti quadri che mostrano tecniche stilistiche del tutto differenti da quelle degli impressionisti e che non possono essere denominati tali!
    Sembra dunque che si sia voluto fare un itinerario per arrivare alla
    nascita dell’impressionismo(senza vederlo comunque nascere!!)e la mostra si sarebbe dovuta chiamare “dall’accademismo alla nascita dell’impressionismo”o semplicemente “il pre-impressionismo” ma senza far polemica affermo che”la nascita dell’impressionismo “fa sicuramente più gola…

  6. Caro Lorenzo di Bologna,
    ovvero caro ragazzo che quest’anno avrai 20 anni, sono assolutamente d’accordo con te.
    Ma se l’espediente del titolo è solo riferibile al desiderio di richiamare il pubblico verso una cittadina di provincia trovo sia del tutto giustificabile.
    Le motivazioni non sono difficili da comprendere.
    Ma solo in questo caso, anche perchè non conosco gli organizzatori e non me la sento di giudicare infelice le loro scelte, a priori.
    Tuttavia hai, caro Lorenzo, affrontato un tema a me molto caro, ovvero il dispregio con cui furono accolti i primi quadri impressionisti, pari solo al disprezzo con cui fu giudicata l’arte di De Chirico dai critici contemporanei.
    “E’ ritrovata.
    Che? L’Eternità.
    E’ il mare andato via
    col sole”
    (Rimbaud – Maggio 1872)
    Come puoi notare questa poesia di Rimbaud è dello stesso anno di “Impression: soleil levant” del nostro caro Monet.
    Mi piace pensare che i due Poeti abitarono lo stesso pensiero, per lunghi, interminabili momenti.
    L’Eternità della poesia impressionista.
    Ciao, Biz.

  7. ..Caro E.A.Poe..sinceramente mi sforzo di capire le tue obiezioni ma nn capisco il motivo per il quale linea d’ombra e Goldin dovrebbero togliersi dal velluto alla ricerca di nuovi artisti.Sinceramente credo che la maggior parte dei visitatori di musei preferisca vedere una bella mostra piena di artisti “griffati” e di movimenti pittorici che invocano la sindrome di Sthendal nel visitatore.Che poi non si faccia abbastanza per la valorizzazione di artisti promettenti,in particolare nel vivaio italiano, son daccordo.E questo coincide anche col fatto che vi siano affascinati e stimatori che non possano godere del frutto delle nuove generazioni.Ma lo sappiamo entrambi:Monet,Picasso,V.Gogh..per loro natura isostituibili,unici e (a mio parere per “dar gioia a tutti”),per fortuna, inflazionati.

  8. Arrivano i numeri della mostra!!
    4300 persone in un giorno!
    E allora?
    6 milioni di persone al giorno guardavano “Carramba che sorpresa”
    1 milione di persone al giorno davanti al tg di Emilio Fede
    3/4 milioni di persone vedono il Grande Fratello
    4 milioni si infiammano in una serata per Bonolis
    e poi milioni di persone comprano tutti i gioni
    i biscotti, la pasta, l’acqua, il prosciutto, la macchina, la carta igienica, la maglietta, il telefonino….che milioni di volte vediamo promossi nella pubblicità!
    W Monet W Inter

  9. Da La Nazione:
    AREZZO – L’arte del ‘600? Macché:

    AREZZO – L’arte del ‘600? Macché: l’arte di arrangiarsi, l’arte di costruire una mostra di successo, da 20 mila visitatori, con quelli che gli specialisti dell’abbondanza avrebbero giudicato semplici scarti, da lasciare nel buio in cui sono rimasti per secoli. Sì, c’è chi ha Monet, tanto per citare il fenomeno artistico del momento, a Treviso, e chi, più modestamente, ha Venanzio l’Eremita. E se chi sfoggia il grande nome può limitarsi a sfruttare l’effetto annuncio, chi è costretto ad accontentarsi di un minore, di un semisconosciuto frate camaldolese con la vocazione del pittore, deve scarpinare eccome per guadagnarsi l’entusiastico commento di Vittorio Sgarbi: «Questo è uno degli eventi dell’anno».
    Si riferiva, il sottosegretario ai beni culturali nonché sulfureo critico d’arte, alla mostra «Il Seicento in Casentino», che da luglio occupa i saloni del castello dei Conti Guidi di Poppi e che proprio in questi giorni è stata prolungata fino a gennaio. Motivo? Uno straordinario afflusso di pubblico, un fenomeno quasi incredibile, visto che si tratta di una mostra a prima vista destinata ai palati fini degli esperti e che invece ha finito per competere con i biglietti staccati per un grande come Leonardo. Presente a pochi chilometri di distanza, in quel di Stia, col suo disegno dell’«Angelo Incarnato», un altro degli eventi di stagione, apprezzato pure da Pierre Cardin.
    E se Stia sfodera uno stilista parigino, pure Poppi risponde coi suoi vip: non solo Sgarbi, ma anche Cesare Romiti.
    Risponde soprattutto, la mostra del castello dei Guidi, con la vocazione da Indiana Jones che si sono scoperta i suoi allestitori, protagonisti per oltre un anno di una ricerca a tappeto nei più sconosciuti luoghi del Casentino che ha riportato alla luce opere, minori sì ma notevoli per il colpo d’occhio degli appassionati, dimenticate da chissà quando.
    Dimenticati i quadri e dimenticati a volte persino i paesi in cui è andata a pescare l’equipe coordinata da Liletta Fornasari, critica d’arte emergente, curatrice anche della mostra aretina su Verrocchio e la sua bottega, che l’ha vista protagonista di un dotto botta e risposta con mostri come Carlo Pedretti e Martin Kemp sull’attribuzione a Leonardo o a Verrocchio appunto del San Donato che è il pezzo pregiato in esposizione. Sono andati a sfrucugliare, gli Indiana Jones casentinesi, in borghi come Spalanni che persino chi vive in zona da sempre fa fatica a dire dove siano.
    Il risultato è una mostra di grande compattezza, che va dal tardo manierismo di Francesco Morandini, detto il Poppi, sino al primo ‘700 di Giovan Domenico Ferretti, il pittore che ha entusiasmato Sgarbi. In mezzo autentici cammei, provenienti spesso da chiese di campagna, come il crocifisso ligneo di Taddeo Curradi, i dipinti di Jacopo Ligozzi, Lorenzo Lippi e Venanzio l’Eremita, una cui «Scena di dannazione» ha una vivacità quasi espressionistica.
    E sono solo alcune delle sorprese che attendono i visitatori della mostra di Poppi. Per le altre c’è tempo fino al 6 gennaio.

    di Salvatore Mannino

  10. Treviso & ingorghi
    Questo è un grido di dolore di un grande ammiratore di Monet .
    Oggi (14-10-2001) siamo andati alla mostra di Treviso e….abbiamo visto le schiene dei visitatori della suddetta mostra e,credo ,fatto vedere le nostre (schiene) agli altri poveri visitatori della suddetta mostra.Iltutto in un palazzo con spazi più adatti a bozzetti,chine o caricature che a quadri impressionisti.In sintesi:gli spazi espositivi sono angusti (a dir poco…);
    il flusso dei visitatori non è regolamentato in alcun modo,d’accordo la coda scorre veloce ma poi vedere un quadro in modo decente è una vera impresa…;
    NON si viene informati PRIMA dell’acquisto del biglietto che nella visita (di domenica solamente)non si può una volta visitata una sala tornare a vedere la sala precedente…;
    A questo punto che dire…speriamo che questa non sia l’unica protesta così magari qualcosa
    cambia… (non si sa mai…)

  11. Ieri sera (20/10) sono stata a “vedere” la mostra di Monet…si fa per dire!!!Un gruppo ci precedeva e uno ci seguiva nella visita (alla cassa nessuno ci aveva avvertito) ,
    gli spazi espositivi sono certamente troppo ristretti, nessuna guida audio…insomma deludente sotto il profilo organizzativo!
    Certamente non paragonabile a qualla di Picasso a Milano e a quella di Munch a Verona.

  12. ma ragazzi.. veramente la mostra è organizzata così male..?? io ero tutta entusiasta all’idea di proporre la mostra di monet come gita alla mia classe..ma se è così deludente ripiegherò su picasso.. qualcuno mi dia una mano adesso a decidere cosa proporre ai miei amici!! help…

  13. Cara Carolina, se intendi vedere una mostra senza code e tranquillamente di certo devi evitare Monet, ma anche Picasso. Tuttavia vederle è giusto perché sono appuntamenti importanti. Un consiglio? Il 9 novembre inizia la mostra sul Fronte Nuovo delle Arti a Venezia (Bevilacqua la Masa). Una bella occasione per vedere il meglio dell’informale italiano nell’unico evento dedicato all’anniversario della nascita di uno dei maggiori critici italiani (G. Marchiori). Perché l’arte italiana del ‘900 ha espresso grandi artisti ed ha pagato a caro prezzo lo strapotere degli altri mercati occidentali: sarebbe ora di rivalutarla.

  14. Ah, dimenticavo. Per Carolina di nuovo. Andare a Venezia offrirebbe, tra l’altro, la possibilità di visitare la vicina Mestre, dove è in corso la bella collettiva “Il Dono” appena giunta dalle Papesse. Una bella occasione, no? Lì di gente non ne trovi di certo, vista la ancora scarsa rete promozionale che penalizza il nuovo Centro Candiani. Peccato perché le iniziative sono finora molto molto interessanti.

  15. mercoledi’ 7 novembre sono stata a Treviso e NON ho incontrato tutti questi disagi di cui parlate. C’era si molta gente (che comunque fa sempre piacere vedere ad appuntamento “culturale” simile), ma i quadri erano visibilissimi e inoltre ben organizzati. Certo non e’ la domenica il giorno piu’ adatto, ma questo per molte altre mostre, infatti e’ consigliabilissimo scegliere tutt’altra giornata.
    Le opere esposte sono tra le piu’ rappresentative e pare davvero che nessuno si sia risparmiato.
    Lungo tutto il percorso, a fare da supporto ai quadri, ci sono cartelloni, estratti dai libri di Proust e altri scrittori del periodo impressionista, stampe di Renoir (che dimostrano quanto il lavoro dei due artisti sia proceduto in modo parallelo) e lettere di Monet stesso agli amici e ai familiari che dipingono tutta l’incredibile personalita’ dell’Uomo prima che del pittore.

  16. Sabato 24/11/2001: 25 minuti di coda, all’interno gruppi e tantissime persone: ma non volevo piu’ uscire…per la bellezza che ho visto..e le letter di Monet…bellissime!!!

  17. Treviso – Da qualche tempo in coda per guadagnare l’agognato ingresso a Monet e, quando i morsi della fame si fanno sentire, l’impossibilità di abbandonare la postazione conseguita, pena il dover ricominciare la marcia di avvicinamento: una cosa poco piacevole.

    Per ovviare a questi piccoli, grandi drammi, il Consorzio di promozione turistica “Treviso, una provincia intorno” ha avuto un’idea che ha conquistato tutti: un piatto, caldo e fumante di saporita pasta e fagioli, una porzione dell’eccellente radicchio “Spadone Rosso” e un non meno eccellente bicchiere di vino, il tutto servito gratis come “benvenuto” di Treviso ai turisti che hanno sfidato il gelo di queste giornate per poter ammirare i capolavori di Monet esposti in Casa dei Carraresi.

    Il successo ottenuto dall’iniziativa sabato 8 dicembre, prima giornata di sperimentazione, è stato naturalmente enorme, stimolando gli organizzatori a ripetere questa caldo (e saporito) segno di accoglienza tutti i fine settimana della mostra, ovvero sino al 17 febbraio prossimo.

    Nelle ore post pranzo, ad essere offerto sarà un bicchiere del caldo, tradizionale vin brulè.

    La giornata di sabato ha visto anche il superamento del visitatore n. 200.000, una studentessa che, con l’ingresso omaggio e con un mazzo di fiori, ha ricevuto anche l’omaggio dei gadget ispirati a Monet creati da Linea d’ombra per la mostra.

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