28 luglio 2010

fino al 29.VII.2010 Bioteche Torino, Mrsn

 
Installazioni, video, display e soprattutto teche. Un viaggio alla scoperta di opportunità, speranze e scontri ideologici. Quando le biotecnologie, con l’arte, diventano bio-caravanserraglio...

di

Cogliere in un’unica e sintetica immagine il senso di mostre in cui
scienza e arte si incontrano è impresa quasi impossibile. C’è sempre una parte,
scientifica o artistica, che domina sull’altra. In Bioteche, titolo suggestivo che fonde
biotech e arte, non è chiaro l’intento dell’esposizione, il suo centro. La
mostra, poiché tale dichiara essere, è infatti l’insieme frammentato di diverse
realtà non ben restituite nella loro singolarità e nemmeno legate in un corpo
unico e corale.

Presentata secondo il modello espositivo della didattica museale delle
scienze, Bioteche
si snoda in un percorso scandito da stazioni e display informativi che
ricostruiscono la storia della disciplina, le sue scoperte e le implicazioni
etiche nel più generale discorso sulla “vita”. L’arte è chiamata allora in
causa a documentare le diverse fasi della nascita e sviluppo del mondo
biotecnologico.

Le opere dei sei artisti, tutti di estrazione torinese, in questo
contesto diventano purtroppo mere testimonianze visive o, meglio, exhibit divulgativi ai fini comunicativi dell’assunto
scientifico. I lavori di Canosa e Zampedri possono essere letti come postilla o
ennesima descrizione di quanto già espresso didatticamente nei pannelli delle
sezioni La Storia
e Il Dogma Centrale. Mentre Donato Canosa presenta Vita senza aria, un video sulla fermentazione
della birra in cui è illustrato il processo biochimico della trasformazione
batterica, il lavoro di Sara Zampedri consiste nella schematizzazione installativa dei processi
propri del Dna e dell’epigenetica.


Di Diego Scroppo, invece, è la resa scultorea delle Promesse delle biotecnologie, quelle che –
attraverso il Progetto Genoma Umano – concorrono alla scoperta dei meccanismi
di sviluppo delle malattie e alla produzione di cure su misura. In un’idea di
controllo totale.

Nel coinvolgimento di Neira e Viale, artisti a volte forzatamente
inseriti nel filone della bioarte – e solo per l’impiego di strumenti e
pratiche proprie del biotech – vi è un tentativo curatoriale di legittimazione
dell’intero progetto artistico. Se così vuole essere, non si spiega perché –
quando ci si basa sulle tesi dei teorici Pierluigi Capucci e Jens Hauser,
secondo cui i bioartisti ricorrerebbero al mondo organico e tessutale non per
rappresentare la vita, ma presentandola direttamente – non vi sia traccia
alcuna di elementi viventi.

Documentando il tema della Gene Revolution, Laura Viale realizza Perfect World. Il mondo restituito nel video è
un poetico “intervallo” in cui un paesaggio montano, in apparenza perfetto, si
scioglie gradualmente con la scomparsa di alcune specie vegetali. È
un’esortazione al rispetto per le biodiversità, sempre più spesso compromesse a
favore di un’omologazione imperante, prima fra tutte quella culturale.


Infine, I’m divine (Narcissus) di Dario Neira è l’esperimento, non esposto ma
documentato, per la creazione di una cellula ibrida attraverso la fusione del
Dna umano con quello vegetale. Il Narcissus Poeticus diviene allora la specie che –
meglio di altre, considerando la sua simbologia – riassume l’uomo contemporaneo
nell’incapacità di riconoscere l’”altro” come ricchezza.

Annichiliti in una teca. Nonostante bio.

 

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dal 3 al 29 luglio 2010

Bioteche. Viaggio nel mondo
biotecnologico

a cura di Franco Torriani

MRSN – Museo Regionale di Scienze Naturali

Via Giolitti, 36 (zona piazza Carlina) – 10123 Torino

Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-19; giovedì ore 10-22

Ingresso: intero € 5; ridotto € 2,50

Info: tel. 800329329 / +39 0114326354; fax +39 01143207301; museo.mrsn@regione.piemonte.it;
www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali

[exibart]

1 commento

  1. bio..bio…bio…ma che palle!!!!!! ma che cavolo di scusa è questa? ma chissenefrega di un’ibridazione o che altro. torniamo all’arte e lasciamo che queste ricerche le faccia chi le fa sul serio. non chiamiamole arte per forza di cosa!

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