28 agosto 2010

Da Venezia: una domanda semplice semplice, ma a cosa deve servire la Biennale di Architettura?

 

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Si tratta semplicemente di intendersi su cosa è e su cosa si vuole che sia una manifestazione internazionale chiamata Biennale di Architettura. La kermesse deve e vuole essere una succursale negli anni pari della Biennale d’Arte? Deve essere una alternativa meno affollata e meno caotica della più importante mostra d’arte contemporanea del mondo? Oppure deve essere un momento in cui critici d’architettura, paesaggisti, urbanisti e progettisti ci raccontano cosa sta succedendo, dal punto di vista della trasformazione urbana e architettonica, nel loro paese facendo sfoggio dei migliori e più innovativi progetti? Oppure deve esserci un mix delle due cose?
Sull’ecumenico mix ha puntato innanzitutto la stessa direttrice Sejima la quale ha suddiviso un approccio più visionario all’Arsenale ed una impronta più concreta (nella quale spiccano la grande sala dedicata al nostro Aldo Cibic e le due occupate dallo studio OMA di Rem Koolhaas) ed anche il padiglione Italia, in piccolo, segue questa linea: da una parte i progetti concreti, le mappe, i plastici e le maquette e dall’altra la visione prospettica degli architetti-che-vogliono-fare-gli-artisti o che magari con gli artisti collaborano proprio.
Su una lettura puramente progettual-architettonica hanno messo l’accento padiglioni come quello brasiliano, quello giapponese, quello statunitense e, ancor più, quello francese, decisamente riuscito. Ci convince assai meno, insomma, la scelta di alcuni commissari e di alcune partecipazioni nazionali di proporre padiglioni che sembrano i fratelli poveri di quelli della Biennale d’Arte. Il Canada e ancor di più la Gran Bretagna e la Germania perché non ci hanno raccontato cosa sta succedendo di nuovo dal punto di vista dell’urbanistico e architettonico sul loro territorio invece di farla tanto lunga?

[exibart]

3 Commenti

  1. sicuramente non serve a suscitare l’interesse dei lettori/commentatori di questo sito, che preferiscono riversarsi in massa, vomitando esternazioni ‘da paura’, su altri forum.
    molto, molto più interessanti, per questi campioni del commento via email (sicuramente digitato a velocità supersonica, come con gli sms), le gesta delle varie paperine italiote, scimmiottando le risse televisive a cui fanno costante riferimento per modellare, e quindi esprimere, la loro taglia ‘culturale’..

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