11 novembre 2010

Da Start a Mars, sviluppi a Prato per il circuito del contemporaneo Zonaviagenova

 

di

77399
Non più solo una serata di inaugurazioni collettive, ma un vero e proprio progetto espositivo strutturato, articolato in una mostra collettiva, due mostre personali e una lecture/performativa. È l’ultima nata delle tante “Start” italiane, quella di Zonaviagenova a Prato, a fare un passo avanti differenziando l’offerta del circuito e degli spazi aderenti.
E lo fa presentando Lawn on Mars, progetto presentato in collaborazione con Mars – Milan Artist Run Space, realtà nata da un’idea di Lorenza Boisi interamente gestita da artisti – e Spaziorazmataz. Cinque gli spazi coinvolti che inaugurano quasi in contemporanea, a cominciare Vault e Magazzino 1b, che presentano la mostra collettiva Fruits with Promise, con opere sulla la complessa dicotomia Arte e Natura di artisti come Manuele Cerutti, Sabine Delafon, Paolo Gonzato, Dacia Manto, Luca Trevisani.
Interno 8 partecipa con la lecture performativa Horticultural Lecture with Garden, Studio corte 17 con un progetto speciale di Antonio Barletta, un confronto con la cultura underground dagli anni Cinquanta ad oggi, mentre Studio MDT ospita una mostra personale di Laura Pugno dal titolo Ci sono raramente degli spazi interni.

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A Prato ci credono. Parte zonaviagenova, mini-circuito del contemporaneo


Inaugurazione: sabato 13 novembre 2010 – dalle ore 17.00
Sedi varie – Prato
info@spaziorazmataz.it
www.spaziorazmataz.it
www.marsmilano.com

[exibart]

71 Commenti

  1. Caro Homer,
    le cose stanno così: ci sono artisti che qualche anno fa si sentivano esclusi dai giri prevedibilo del sistema italiano, le migliori gallerie erano sature di bufale, e quindi hanno pensato bene di crearsi la propria galleria e il proprio spazio no profit (Lorenza Boisi, Luca Francesconi, Luigi Presicce ecc ecc). Cosa assolutamente legittima. Il problema è che l’arte contemporanea non può più limitarsi a creare nuovi spazi, nuovi progetti in una dinamica autoreferenziale e con un linguaggio autoreferenziale. Non si tratta di quantità ma di qualità: e questi spazi no profit propongono cose viste e straviste senza alcuno scarto reale. In fin dei conti rimangono solo scuse e opportunità per gli artisti che le sostengono di farsi pubblicità ed essere visibili. Il meglio che puoi trovare sono alcuni recuperi dell’arte del passato, spacciati per un nuova sensibilità “ggiovane”, quando invece lo stupore è dato solo dal fatto di riproporre cose antiche. Per finire aggiungo che non tutti come me hanno tempo da impiegare in queste spiegazioni, quindi ecco spiegati alcuni commenti sommari.

    Saluti, Francesca

  2. Cara Francesca, concordo con il tuo impeccabile commento. Complimenti! Questi spazi autogestiti sono destinati al fallimento. Anche gli spazi no profit, muoiono non per vecchiaia, ma per eccesso di tradizione e mediocrità propositiva. La grandezza di un artista è fuori da questi meccanismi perversi. Oggi l’arte si presenta smarrita nei musei, addomesticata nelle gallerie e in spazi vuoti, senza nessuna direzione. Per questa presunta casrazione creativa, molti dei migliori artisti viventi sono già morti. Nel loro sottomondo, questi umili artisti, dalle menti ribelli, fanno sentire ancora la loro protesta. In questo sono impotenti quanto noi, ma autentici. Tanti artisti di “successo” non osano nemmeno imitare l’urlo di Munch o gridare la loro rabbia nel corpo malato del nostro tempo. Se persino i migliori artisti sono sfiduciati, tutti gli altri, i mediocri, che possono fare?

  3. Lawn on Mars, errata corrige,
    elenco completo artisti partecipanti:
    Antonio Barletta (Studio Corte 17);
    Laura Pugno (Studio MDT);
    Alessandro Biggio, Lorenza Boisi, Chiara Camoni, Gaia Carboni, Manuele Cerutti, Sabine Delafon, Giovanni De Francesco, Paolo Gonzato, Ivan Malerba, Concetta Modica, Laura Santamaria, Dacia Manto, Luca Trevisani
    (Magazzino 1b e Vault).

  4. Alla faccia dell’autoreferenzialità. Curano la propria mostra, si invitano e poi si comunicano. E poi si visitano pure. Ma mi associo: felici loro felici tutti.

  5. x Gus, è per i visitatori che intendono recarsi a visitare la mostra che è stata scritta la rettifica, in ogni caso è intervenuto un pubblico numeroso, aggiungo che sono disponibile anche per visite guidate, se ti fa piacere

  6. Esistono diverse e numerose associazioni e collettivi di artisti attivi sul territorio nazionale ed oltre. In particolare, in questo momento penso a Kud e Limb tra i primi, che in Slovenia hanno promosso Arhipelagh un festival con sede tra Gorizia e Nova Gorica, una linea di confine in un ex porto franco, con un bacino di più di cento di artisti raccolti complessivamente in circa 3 edizioni 2005, 2006, 2008, ed auto-organizzato. Questo esempio tra molti definisce un modo di operare, di confrontarsi ed essere, una logica ormai assodata che ha radici ben più lontane, in cui si supera la forma passiva dell’artista che aspetta dall’esterno la causa che porta all’evento ed alla realizzazione mostrativa. Esiste la necessità di operare in prima persona, (ben oltre il ruolo di “artista creatore dell’opera”), e si fà, ci vorrà un po’ di tempo prima che questa dinamica venga compresa pienamente e non fraintesa secondo l’equivocabile significato della parola “autoreferenziale”. In breve sintesi, questo è il mio, personale, punto di vista in merito.

  7. Cara Laura,
    è dai tempi di Duchamp e forse prima che gli artisti si organizzano e si autopromuovono. A mio parere non c’è nulla di male. Penso che invece sia necessario prendere le distanze dalla definizione a cui fa solitamente riferimento la parola artista. Da circa un decennio, dopo gli anni ’90, ultimo colpo di coda di un secolo carico come il 1900, stiamo vivendo progressivamente una forte saturazione e densità creativa: anche per via di un tecnologia sempre più a portata di mano, tutti sono artisti, tutti sono creativi e potenziali artisti. I contorni di questo ruolo si sfumano già naturalmente nella realtà. Non so se sia il caso di radunarsi e arroccarsi nei soliti spazi no-profit post industriali per fare mostre. Mi sembra quasi una difesa ad oltranza da una realtà, da un presente, con cui si teme il confronto. Capisco anche che gli artisti in erba ,soprattutto in italia, vengono formati per questo, ma mi sembra che la cosa sia sempre meno opportuna.

  8. Caro Luca, Concordo con te. Avverto in questi volenterosi artisti una debole forza espressiva e utopica, rispetto agli artisti e alle correnti più avanzate del secolo scorso. Il mercato dell’arte è sovraccarico di attenzione. Questa pretesa “romantica” di dissolvere la creatività individuale all’interno di fabbriche dismesse o spazi no profit, significa illudersi di false aspettative. Questo, in un momento storico in cui la ricezione dell’arte è divenuta lo sfondo costante dello spettacolo globalizzato.
    Guy Debord scriveva: < >

  9. Ciao Luca,
    le origini della dinamica associativa ed auto-organizzata, risalgono alle esposizioni fatte nello studio del fotografo Nadar, del 1874, in seguito all’episodio del Salon des Refusés, esposizioni che furono organizzate dallo stesso gruppo di artisti che fu escluso dalle mostre “accademiche/ufficiali” del periodo, non a caso scrissi “una logica ben assodata che ha radici ben più lontane”.
    Si è parlato di “autoreferenzialità” in questi post, ad ogni modo penso che autoreferenziale per un artista significa chiudersi nel proprio studio e ripetere a se stesso un ciclo di concetti ed idee arrivando alla tossicità carbonica, per mancanza di dialogo e confronto, con altri artisti, e con la critica ed il pubblico.
    Un collettivo, un’associazione e/o simili significano proprio questo, essenzialmente “condivisione” e “dialogo” e “confronto”, è questa mi pare essere l’esigenza primaria, ovvio che sono riflessioni mie, condivisibili o meno, cresciute nell’arco di un decennio di ricerca, ma non capisco, rispetto a quello che dici tu: scusa ma perché non dovrebbe essere il caso?

  10. Concordo pienamente con Laura.

    Si continuano a criticare mostre che non si son viste, a giudicare progetti che non si conoscono e artisti di cui si è visto qualche lavoro in fotografia.
    Non mi pare davvero un dibattito corretto e costruttivo.

  11. @santamaria
    -le origini della dinamica associativa ed auto-organizzata, risalgono alle esposizioni fatte nello studio del fotografo Nadar, del 1874, in seguito all’episodio del Salon des Refusés, esposizioni che furono organizzate dallo stesso gruppo di artisti che fu escluso dalle mostre “accademiche/ufficiali” del periodo-

    non mi sembra però che il caro trevisanisaggio sia mai stato escluso da alcuna mostra accademica ufficiale .

  12. Santamaria, condivido in parte cio’ che scrivi (certo parte considerevole del tuo intervento) perche’ non tieni nella dovuta considerazione il f-atto che oltre ai singoli individui anche “gruppi” di individui tendono , per vocazione o anche per deliberato spirito elitario separarsi dal resto della societa’ o “mondo” che dir si voglia; significativo è il caso delle Avanguardie del primo novecento e perche’ no, anche l’internazione situazionista , cara a molti lettori qui dentro.
    Non aggiungo altro perche’ rischierei andare fuori tema.
    Ti saluto.

  13. Non mi sembra il caso perchè si finisce per confrontarsi all’interno dei medesimi codici di format e di linguaggio. Cerchiamo di mantenere distino il progetto dall’aspetto più caloroso dell’incontro e del dialogo. In italia si tende spesso a mischiare le due cose (forse il sentimentalismo che ci deriva da un certo concetto soffocante di famiglia) e le mostre rischiando di diventare dei grandi aperitivi tra amici. Anche io esco, dialogo, mi confronto (anche se questo avviene anche sul blog con le interviste), sto tra amici..ma poi il contenuto del lavoro deve essere un altra cosa. A meno che non ci sia consapevolezza su questo, tipo il lavoro conviviamle di Rirkrit Tiravanija.

    Io credo fermamente che i giovani artisti in questa fase storica debbano prendere le distanze dal ruolo di artista per come comunemente inteso. Il rischio è quello di proporre soluzioni accessorio e spuntate.

  14. Marras. L’internazione situazionista è tutto un altra storia, rispetto a questo club parrocchiale, recluso in polverosi magazzini.

  15. gentile Laura, tutto giusto, e anche molto ben esposto, con il giusto atteggiamento, pacato e positivo.
    ma non si dia pena di chiedere alla persona cui si rivolge nel suo commento “perché non dovrebbe essere il caso?”, tanto le risponderebbe nel solito modo obliquo, quando viene messo alle strette, spalle al muro, ed emerge la sua sostanziale ambiguità.

  16. Giulio, il problema non è vedere la mostra, ma come vi siete proposti al pubblico in termini di contenuti e sostanza. Esperienze simili sono già state fatte nel passato in diversi luoghi, anche a Prato negli anni settanta e ottanta. Ma, allora era tutt’altra storia.

  17. vi segnalo questi video possibilmente
    da guardare in questa sequenza. Buona serata

    Cap. I, gli altri, le opere:

    http://www.festivalartecontemporanea.it/c-tv/gallery-video/intervista-a-jannis-kounellis

    Cap. II, il mondo (a me s’interrompe a 3 minuti purtroppo):

    http://www.youtube.com/watch?v=cwajuplTKqY

    Cap. III, lo spazio, il luogo espositivo, che fare?:

    http://www.youtube.com/watch?v=MHSw1vKIuls

    Cap. IV, la libertà, il futuro, l’oppositore:

    http://www.youtube.com/watch?v=yezrYCZeCpc

    Cap. V, top art, il numero 7 ed il catrame chiave del presente:

    http://www.youtube.com/watch?v=iE_GQeDl8Hc

    (J.Kounellis “il pittore deve rimanere libero, come Caravaggio, d’avere una sua opinione di chiesa, è solo coraggio per fare queste scelte, è lì che manca il coraggio mentre si poteva avere una rinascita, appunto, però bisogna avere degli uomini, non di chiesa, che permettono almeno di rendersi conto delle libertà acquisite”)

  18. Non posso Non essere con te d’accordo Teo da Pistoia infatti non ho scritto che L’internazionale è esperibile in questo spazio ma che la stessa è cara in quanto puro oggetto di conversazione.

    (l ho solo citata).

    ciao Teo , salutami anche la bella Pistoia.

  19. Stefano, io non mi sono proposto a nessuno. Penso che Zonaviagenova sia una realtà interessante ed il fatto che vi siano già state esperienze simili a Prato o in altre città mi pare non tolga nulla.

  20. X Laura Santamaria, Altro che coraggio di Caravaggio. Un genio in clandestinità. Qui si parla di artisti ben inseriti nel sistema capitalistico: integrati e ben pagati. Cosa rischiano? “Si predica bene e si razzola male”.

  21. per GINA, Francesca Prato, Anna, Giorgio, Francesca Milano
    scusate il ritardo ma solo ora ho visto i vostri commenti fatti addirittura PRIMA dell’opening. Fantastici! ma cosa avete la sfera di cristallo? oppure solo una buona dose di malevolenza preconcetta?

  22. Ma scusate ma non è che se un artista appartiene ad un associazione no-profit, un gruppo, un circolo del merletto o quel che volete allora non può vantare contemporaneamente anche un proprio percorso individuale. Non si tratta di debolezza, mancanza di coraggio o di escamotage per rimanere a galla perché chi deve affogare affoga lo stesso e non esiste salvagente che si chiami Mars o chi per lui.
    Perché poi tanto accanimento e rancore?

  23. Alice, è una domanda legittima la sua, ce lo chiediamo in molti.
    In questo ambiente, terribilmente ristretto e provinciale in un modo che forse nemmeno ai tempi del fascio, chiunque faccia qualcosa, chiunque alzi la testa un centimetro sopra la superficie della palude italica, viene immediatamente bersagliato di contumelie, accuse gratuite, perfino insulti.
    E’ così, da un pezzo e forse, temo, ancora per molto: questo in cui viviamo è un paese in declino verticale, come la sua cultura, chiusi entrambi a riccio verso il mondo esterno, una vera e propria enclave all’interno dell’Europa, dove si guarda soltanto dentro e indietro, invece che intorno e avanti.

  24. Beh ragazzi, ne ho viste di cazzate ma in questo post i commenti vincono alla grande! E’ proprio indecente la cattiveria, il generalismo che si legge. Invidia o l’essere in terzo o quarto piano è qualcosa di bruttissimo, specie nei commenti di Marseglia e di Francesca. Dov’è il limite del qualunquismo? come puo sembrare dibattito credere che la critica generica – spesso personale – su “gli spazi di progetto e i propri animatori/gestori/creatori” sia sano contraddittorio? E’ un fatto innegabile che la creazione di queste realtà ha rimischiato le carte e sottolineato la pochezza non solo istituzionale, ma anche di molte gallerie. Non vi è dubbio che in termini di freschezza e spesso qualità ciò che succede a Cripta, Room, Mars o Brown o Peep Hole sia mille volte più nuovo di molte pessime mostre da Guenzani. Lo avete visto anche voi il suo stand, tempestato di quadri medio piccoli, ad Artissima… oppure era un miraggio? Vogliamo parlare di quel che fa De Cardenas, Cortese, Shamman…beh non spariamo sul pianista: in confronto la programmazione di progetto è titanicamente superiore. Faccio senza elencare lo scempio nel comune di Milano, le mostre a Coniglio Viola e Tremonti con i soldi pubblici. Luca Rossi/Enrico Morsiani (l’invidia è suo sinonimo) è cosa superata, troppo inutile la posizione di grillo parlante, che si ripete in continuazione senza dir nulla di preciso, filastrocche e nulla piu. Propone progetti senza artisti e generici, ecco cosa vorrebbero molte persone, arte senza artisti (specie se italiani) per compensare i propri insuccessi sperano nell’insuccesso del prossimo, augurandosi che sia il vicino. Scusate la divagazione, dicevo del comune di Milano: per anni ha finanziato Viafarini (spazio no profit!!!) dove Patrizia Brusarosco ha sempre fatto commercio di opere in mostra, cito per esempio la mostra di David Renngli. Tutto off shore s’intente. Ora Docva percepisce fondi da Fondazione Cariplo, la quale è a partecipazione pubblica e dovrebbe, per statuto, contribuire a progetti di pubblico interesse. E dove c’è commercio non è pubblico interesse. Parliamo invece di Lino Baldini, sodale di Cavallucci, Luca Rossi, Politi, il quale dopo essersi proposto come talent scout (soprendo in 15 anni fa 1 artista: Xafa – e si badi che tutti gli aristi – Picasso compreso – hanno avuto una prima volta) ora è un esperto di mercato, oltre che gran chiaccherone. Non sorprendere più nessuno che Flah Art dedichi – non dico recensioni, ma addirittura la piena copertina all’artista con cui lavora Conduits, la galleria della figlia. Andiamo avanti, parlando di spazio A, galleria gestita da un artista (o ex- speriamo di no), Giuseppe Alleruzzo. Simone Menegoi e una curatrice francese, immagino giustamente retribuiti, hanno in questo momento una mostra con Alis e Filiol presso la galleria di Pistoia. Risulta placidamente incredibile, che lo stesso Menegoi e la medesima francese, invitino Alis e Filiol (visti per la prima volta guarda caso da Cripta) al premio Furla, in barba al disciplinare che vorrebbe sì un giovane artista, ma almeno con un minimo (dico almeno un po) di cariera espositiva. Con tutte queste cose voi pensate ancora che sia cosa sbagliata crare spazi? a proprie spese per proporre progetti? Forse sareste voi a dovervi vergognare. Di blog per i pettegolezzi ora ne sono nati tanti, avete spazio dove scrivere.

  25. ringrazio SO’ perchè rilevo giustamente delle gran porcate (Brusarosco e Farronato dovrebbero solo che vergognarsi per non parlare del chierichetto Menegoi) e si spara a zero su delle manifestazioni organizzate dagli artisti di Mars solo perchè non hanno la protezione del ‘sistema’

  26. Diciamo le cose come stanno: questi si auto organizzano le mostre per non lasciare il curriculum vuoto.

    Per poter dire “sto lavorando” ad un progetto.
    Poi il tutto viene condito con il linguaggio critichese “del lavoro” della “ricerca” del “dialogo”.
    E’ la storia della volpe e l’uva, fritta e rifritta.

  27. Sò, nel suo lungo commento mi sembra lei faccia un po’ di confusione, soprattutto verso la fine.
    Alis/Filliol, incidentalmente, hanno fatto un percorso (che io ritengo senz’altro interessante, come è interessante il loro lavoro) praticamente soltanto all’interno di quegli spazi alternativi, spesso gestiti dagli artisti stessi, che lei mi sembra apprezzare, e non sono due ragazzini usciti dall’Accademia, per cui mi sembra che in questo caso lei sbagli bersaglio.
    Le visite di studio dei curatori incaricati dal Premio Furla, per quanto ne so, vennero effettuate nei primi mesi di quest’anno, per cui non vedo cosa ci sia di male se Menegoi e Lanavere li hanno poi inclusi in una recente mostra di gruppo.
    Qui a Torino si sa già da qualche tempo che questi due ragazzi stanno facendo cose notevoli, e lo scorso anno, a maggio se non ricordo male, fecero un open studio che fu visitato, e apprezzato, da molti addetti ai lavori.
    Insomma, cerchiamo di essere più obiettivi e precisi quando si fanno nomi, altrimenti si cade nello stesso errore di quelli che si vorrebbe stigmatizzare.

  28. sò: come mai vomiti tutta questa rabbia generalizzata, a dò coglio coglio? Non ti pare che esageri. La parola invidia è sinonimo di debolezza? O forse avete la coda di paglia? La critica agli artisti e al loro modo di fare arte è una cosa ovvia, anzi una necessità. Perchè, non permette soltanto di accendere una riflessione ben agrgomentata sull’opera degli artisti, quanto una comunicazione allargata del pensiero. Grandi artisti del passato accettevano qualsiasi critica, anche quella più negativa. La potenza della critica non è una semplice immaginazione di montati di testa.

  29. Per Mao. Se si fossero auto-organizzati per puro auto-compiacimento non starebbero esponendo in spazi esterni a Mars. Ma poi auto-chi? Non sono mica un’identità fatta a mandala o una trinità. Ognuno ha la sua vita e diversi canali per riempirsi il curriculum, un po’ come tutti…
    Non ho ben chiaro poi cosa c’entri il linguaggio critichese. Lavoro, dialogo e ricerca come si dovrebbero definire? Uva, frittata e uova?
    Mi sta venendo l’acidità di stomaco a furia di leggere…

  30. A puro titolo di precisazione: ci mancherebbe altro, non era minimamente un attacco ad Alis e Filiol. Se è sembrato tale mi scuso. Se caso il dubbio risiede nel fatto che Menegoi ha invitato gli artisti sia in uno spazio commerciale (con il quale , magari lavoreranno) sia al premio furla. Mi limito a constatare, e non è illazione che l’annuncio cade durante la mostra curata dallo stesso menegoi nella galleria di pistoia.

  31. Andrea, Ma quale sistema! Finiamola con questi riconoscimenti del sistema. Un bravo artista, non si piega ai compromessi e tanto meno punta la sua carriera nel sistema. Al contrario, ricerca una sua strategia di sopravvivenza e di linguaggio non ovvio, saturo, ma, ricco di nuovi contenuti capaci di interpretare la comlessità dei nostri tempi. Per essere bravi artisti, non è poi, così necessario entrare nel sistema, cosiddetto “perverso” del mercato.
    Si può fare sempre un secondo lavoro per sopravvivere. Grandi artisti del passato, non erano affatto inseriti nel sistema.

  32. Grazie, perchè c’è molto su cui riflettere alla fine, nella visione globale espressa negli ultimi post, che mi pare abbiano alzato di parecchio il margine dei contenuti.
    X Mao il curriculum non interessa ormai più a nessuno. E poi non ti sei accorto che è quasi scomparsa la meritocrazia? e non sono relativa al panorama artistico…

  33. -Diciamo le cose come stanno: questi si auto organizzano le mostre per non lasciare il curriculum vuoto.-

    lol quindi hanno l’ansia da curriculum che alla fine è molto simile all’ansia da prestazione. se hai l’ansia poi lo fai male e ti blocchi .

  34. -Per poter dire “sto lavorando” ad un progetto.
    Poi il tutto viene condito con il linguaggio critichese “del lavoro” della “ricerca” del “dialogo”.-

    in effetti la boisy in quei 3-4 commenti che mi ha rivolto mi ha accusato più volte di non lavorare e di non essere attivo e reale come lei

  35. Scusa HM , domando: ci sara’ qualcuno di loro che se ne infischia del curriculum? no perche’ se prendiamo la cosa in blocco rischiamo anche di prendere fischi per fiaschi. O detto altrimenti, partendo da posizioni aprioristiche attraverso coppie POSITIVO/NEGATIVO non riuscire vedere le cose buone che sicuramente non mancano. All’inizio della discussione si parlava di “condivisione” , mi pare lo scrivesse La Santamaria, questo decisamente non è un aspetto negativo. Purtroppo Non conosco questo progetto Da start a Mars , ma leggendo certe sentenze a partito preso, debbo dire che inizia ad incuriosirmi.

  36. Se ho ben compreso lo spazio denominato “Vault ” ospitera’ parte della mostra. Ho guardato il video su Youtube e i lavori che hanno preceduto quello attuale da Start a Mars, li trovo molto validi : mi riferisco a quelli degli artisti spagnoli; i temi che sono stati proposti sono direi eccellenti , in particolare quello del primo lavoro che la direttrice del Museo , ha spiegato con chiarezza esemplare.
    Spero che mettano in video anche quelli oggetto del presente articolo.
    Io penso che prima di formulare un giudizio su queste esposizioni bisognerebbe vedere le opere, beninteso legate sia ad chiara significazione delle stesse SIA naturalmente anche con problematiche e fenomeni avvertiti OGGI.
    Sarei cauto con giudizi pre-costituiti che potrebbero rivelarsi in seguito semplicemente gratuiti.
    Attendo di vedere i video della manifestazione ed i commenti dei responsabili del progetto.
    Concludo: congratulazioni ai direttori dello spazio Vault , ne ho trovato l’atmosfera molto semplice e pertanto molto bella , non affettata come di solito altri spazi.
    Buona notte a tutti.

  37. Attenzione! Non ci si può accontentare di vedere le opere tramite immagini digitali! come si potrebbe comprenderne pienamente l’aura, la materia, il colore, gli odori, il suono, la relazione con lo spazio, e la stessa tensione nel polso e nella mano che le hanno create, etc.
    Non è solo un fatto mentale e cerebrale, ma una percezione molto fisica. Ogni persona dovrebbe averne una propria personale esperienza, e svilupparne una critica ma partendo da questo presupposto. E riservarsi di non averne comunque un’idea completa, poiché anche l’autore, spesso, non comprende totalmente la dinamica del processo creativo, non si tratta di matematica. Non esiste una scorciatoia per conoscere le cose, bisogna misurarle in prima persona.
    Aggiungo, che complessivamente non si tratta di mostre, curriculum, frustrazioni, incomprensioni, ansie da prestazione, sensazione d’abbandono, o d’arrivismo e di carriere, sistema, o di secondi, terzi e quarti lavori per campare, o di rinunce, vite di stenti e solitudini, risollevare l’Italia, cambiare il Mondo, mettersi in gioco continuamente in ogni cosa ed in ogni parola, se non si tiene in considerazione, e forse i più stenteranno a crederlo o a capirlo, che per alcuni individui, l’arte è la vita, e non un mestiere, e la ricerca è inscindibile da se stessi, dalla propria mente, e dalla propria vita, è proprio così: una questione di vita o di morte, con passione. E’ una realtà. Una realtà davanti ai vostri occhi.

  38. Sono d’accordo con te Santamaria; io parlavo di me che sto in Sardegna e non posso andare li da Voi in questo momento; giocoforza debbo accontentarMi vedere le opere da Casa (a malincuore si intende). Comunque non posso fare a meno farti sapere che vedere, seppure dal video, lo spazio Vault con le opere ivi esposte non è stato poi un gran limite, voglio dirti : le emozioni le ho provate lo stesso.(quando si guardano delle opere penso che si guardi anche se stessi).

    Ti saluto Santamaria.

  39. Per fare un po’ di chiarezza:

    MARS non è un collettivo-
    MARS è un Artist Run Space – come detto nel ns sito http://www.marsmilano.com, nato su modello di esperienze precedenti, ben prima di NAdar…- non abbiamo inventato niente e ne siamo pertinentemente consapevoli- questo non inficia l’utilità della ns iniziativa, salvo per Marinetti.
    MARS è aperto a chiunque invii una propria candidatura all’indirizzo mars.mailto@gmail.com
    MARS è una realtà rinnovabile e sempre in crescita- sarà in vita finchè ci saranno nuove candidature- contrariamente chiuderà.
    MARS è soprattutto un “modo” per conoscersi personalmente- tramite il lavoro e tramite l’incontro.
    MARS accoglie ogni genere di artista indipendentemente dal CV e dall’estrazione professionale o dalla disciplina. (le candidature sono vagliate da un gruppo di artisti di MARS scelti casualmente di volta in volta: NON LEGGIAMO I CV- vogliamo SOLO vedere il vs lavoro)
    MARS coivolge ad ora 43 artisti- presto- saranno 60 circa.
    MARS coinvolge artisti che:
    tra loro si conoscono/non si conoscono/
    hanno la stessa età/hanno anche 20 anni di differenza/
    lavorano per gallerie/non lavorano per gallerie/
    hanno un percorso artistico definito/hanno un percorso artistico autodidatta o “alternativo”… etc etc etc
    MARS non da e non prende- solo rende possibile l’incontro- soprattutto tra gli artisti, nato da artisti per artisti MARS accoglie anche il pubblico ma, il pubblico è arrivato dopo, così le collaborazione esterne con spazi no profit e gallerie private o instituzioni pubbliche.
    MARS è un indirizzo… dove vi aspettiamo, senza polemiche: vis à vis- davanti ai fatti.
    MARS non è il circolo del bridge, nè l’abBazia di Thelème…nè il Parnaso, nè un rifugio per sfigati o per fighetti… è un GARAGE in via Guido Guinizelli 6 a MILANO-
    (invece di parlarne… venite a vedere cosa succede)
    MARS non fa mediazione commerciale- non guadagna nulla con la sua attività- ogni introito derivato dalle vendite di fund raising copre le spese VIVE dello spazio.
    MARS- è fatto di persone e di pratica artistica, non è fatto di parole o supposizioni.
    MARS- non ha bisogno di giustificarsi… e nemmeno io.

    così è se vi pare… se non vi pare… è così ugualmente…perchè MARS esiste… se questo è un FATTO che vi disturba, vi chiediamo cortesemente di ignorarlo e continuare come non esistessimo…

    saluti
    Lorenza Boisi

    P.S.
    MARS non è nato ad uso e consumo degli artisti che partecipano- MARS esiste per tutti.
    La mia situazione professionale non ha alcun rilievo positivo o negativo rispetto alla storia di MARS- tant’è che come detto: ospitiamo artisti di ogni genere – vecchi, giovani, belli, brutti, uomini, donne, grassi, magri, con un CV, senza un CV…

  40. Laura Santamaria, concordo con quanto dice in toto, dalla prima all’ultima parola, anzi mi stamperò il testo del suo commento perché dice bene tante cose, in nemmeno troppo spazio, cosa non facile.
    Complimenti anche per l’equilibrio e il self-control, il suo atteggiamento positivo in generale, perché dopo certi commenti a me sarebbe già scappata la voglia.

  41. x Marras, Accetto in parte le tue giuste osservazioni, o correzioni, se così posso dire. Non ci devi obbligare a tacere! Questi artisti che tu ritieni all’altezza dei nostri perversi tempi, a quanto pare, vivono speranzosi nei magazzini. Mi domando: quale legame hanno con l’dentità del territorio, con il tessuto sociale e culturale di Prato?
    Agli occhi di molti, appaiono come un corpo estraneo, come il fantasma del museo pecci. Ne parlano ma nessuno lo vede. E’ questa sarebbe la nuova cultura di valore? Isolarsi dal mondo? Diciciamoci la verità, questi aspettano qualcuno che li faccia entrare nel sistema mercantizio dell’arte. Il luna park dei finti-artisti. Dimenticavo, ho visitato i loro studi- magazzini.

    lil territorio e non si sono mai preoccupati di fare una critica alle istituzioni culturali di Prato. In questo, rientra anche il fantasma del museo pecci e la rete pubblica dell’arte in Toscana.

  42. < >
    S
    A
    U
    R
    I L S I G N I F I C A T O
    R
    E

    F I N O A S E P A R A R E

    I L S I G N I F I C A N T E

    D A L S I G N I F I C A T O

  43. HA ha ha!!! “anche l’autore, spesso, non comprende totalmente la dinamica del processo creativo”.
    Si! anche da Costanzo andava una tipa che faceva la scrittura automatica e diceva che gliela dettavano gli alieni!

    quello che scrive Laura (e come lo scrive!) mi sembra una poesia di Sandro Bondi!
    siete proprio convinti che la gente e’ davvero boccalona!!! ma per piacere!

  44. x gigi
    “Riducete in cenere una felce, dissolvete queste ceneri in acqua pura, fate evaporare la dissoluzione. Ci rimarranno dei bei cristalli che hanno la forma di foglia di felce: e molti altri esempi si potrebbero portare per trovare quelli che si dovrebbero chiamare sali di crescita saturi di casualità formale” pag. 142 e 143 di quale libro indovina tu

  45. Situazionista Paolino ( ti definisco Paolino perche’ leggerti mi ha fatto venire piu’ in mente San Paolo che Debord; )
    penso che tu sia incorso in uno sciocco equivoco dal momento che non mi risulta abbia preteso alcunche’ da nessuno qui dentro ; Ho semmai consigliato cautela nell’esprimere giudizi verso opere che gran parte qui dentro non hanno visto , direttamente intendo.Non mi risulta ad esempio leggendo i commenti (quelli negativi) che qualcuno , ad esempio avesse dichiarato di avere visitato la mostra –
    -che avesse discusso con chi quelle opere ha creato
    – che avesse discusso con chi ne ha curato l’allestimento
    – che avesse discusso con chi ha curato i singoli progetti nel’ambito dei quali quelle opere occorreva leggere
    e concludo discusso sopratutto CRITICAMENTE o se preferisci NEGATIVAMENTE con quegli Artisti , DE VISU (in faccia detto terra terra).
    Niente , non ho letto Niente di tutto questo. I soliti Capi di imputazione invece non sono mancati (nemmeno originali) inclusi i tuoi che mi sarei aspettato piu’ da uno sbirro che da uno che aspira a sentirsi come ti sei dichiarato ed invece indossa solo un orpello di titolo ; ci mancava poco che li accusassi di fare traffico di esseri umani, insomma degli scafisti ed arrivavamo alla frutta.
    Sorvolo sulle altrettante amenita’ che ho letto come quella a proposito della distanza di queste esperienze dai luoghi in cui queste avvengono e di cui presumo tu sia invece un “”fedele”” e “”sincero””” interprete(ma va?).

    Eppoi dicono che noi sardi siamo teste dure nonche’ pieni di invidia.

    Ajo’ Situazionista , cerca di scrivere seriamente vah.

  46. santamaria secondo me dovresti andare in settimana bianca invece di giocare a indovina chi e l’allegro chirurgo, che posto di montagna prediligi? vanno bene anche macugnaga e polsa di brentonico alla fine basta che ossigeni un po’ il cervello, sai lì è pieno di casual nuvole magari ti riesce anche qualche bella foto a forma di boisy da portare a Farts.

  47. la redazione dovrebbe filtrare i ‘commenti’ di questo cretino (inutile nominarlo, gli si fa un favore, e comunque l’hanno capito tutti di chi sto parlando).

  48. x hm vivo già in un bellissimo posto pieno di ossigeno, sono così al naturale.
    x Marras, una volta che capiti in continente fammi sapere in qualche modo, amo moltissimo la Sardegna, e ci sono stata per tempi lunghissimi.

  49. HM – ti dovrei ignorare… ma davanti alla tua amorosa dedizione per me… mi sento in dovere di comunicarti che sono impegnata.
    Benchè lusingata dalle tue continue attenzioni- capisco ti sia ormai impossibile dgt un rigo senza fare il mio nome… e pur consapevole che nemmeno i miei fidanzati mi stimino in modo così ossessivo…
    francamente di confesso: sono impegnata sentimentalmente ed intellettualmente altrove-
    e: NON ti ricambio in alcun modo….
    rivolgi ad altri le tue attenzioni… tutto questo tuo pensarmi (o pernsare a MARS) mi fa fischiare le orecchie…

  50. Santamaria…i luoghi della terra sono tutti belli. Piuttosto, svela dentro di te la tua arte, in silenzio, senza ulteriori polemiche.
    Crea le tue opere, senza pubblicità, propaganda e approvazioni: dopo che lo avrai fatto, le ansie nei confronti del pubblico e della critica non avranno alcun potere. La paura svanirà, e con essa si allontanerà la paura delle critiche. Allora sarai davvero libera di creare opere autentiche.

  51. Marras, grazie di aver citato il situazionista S. Paolo. Il suo modo di muoversi nel mondo antico, fra diffusione del pensiero di Cristo e fra sociologia e arte, è stato alquanto rischioso. Non ti stimola degli interrogativi???
    Per quanto riguarda gli interventi dell’arte situazionista, sociologica, non è essenziale riccorrere ai giochetti di parole, ma azioni mirate.

  52. x Autenticità, grazie del pensiero, ma non mi sembra ci sia della polemica in quello che ho scritto, ho manifestato solo il mio modo di pensare e vedere le cose. Comunque in silenzio ci sono stata, anche per troppo tempo, e se ne vale la pena non mi tiro indietro e parlo, quando, quanto e come voglio.
    Non ho paura proprio di niente e di nessuno, le mie opere sono autentiche e io sono una persona autentica.
    Mi piacerebbe che il discorso si riaprisse verso altri discorsi ed argomenti più aperti, si era intavolata una bella discussione, sono daccordo anche io di cambiare argomento, e parlare di qualcosa d’altro, non di me.

  53. Santamaria ti ringrazio sentitamente per il gradito invito che ricambio con affetto.
    Non è una frase di circostanza ma amo anche io la Toscana: i suoi borghi in pietra antica sono la mia passione.
    un abbraccio Santamaria.

  54. Situazionista, io non ho nessuna considerazione per i fondatori di Chiese : di tutte le chiese, comprese quelle ideologiche .E non è azzardato pensare che dietro un fondatore di chiesa si nasconda sempre un fanatico ed i fanatici sono sempre odiosi (come ad esempio i fascisti). San Paolo era in essenza , un fondatore di Chiesa.
    Io penso che se Debord avesse letto quello che hai scritto ti avrebbe messo sicuramente le mani addosso e non per intolleranza (quello lo sono i fanatici) ma per l’orrore che avrebbe provato nel vedere un devoto come te.
    Altro che pratiche mirate , ho l’impressione che le uniche tue pratiche siano i castelli di sabbia fatti con paletta e secchiello.

    Vah , ti perdono Situazionista.

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