08 dicembre 2010

3D-tredomande: Achille Bonito Oliva su governo e tagli alla cultura

 

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Non è mortificando la cultura che si risana il bilancio dello Stato”. Queste le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a cui fa eco il maestro Daniel Barenboim con la lettura dell’articolo 9 della Costituzione, prima dell’inizio della Valchiria con sui si è inaugurata la nuova stagione scaligera. Facendosi portavoce dei lavoratori teatrali, il direttore ha espresso la preoccupazione per i tagli alla cultura, il cui sviluppo, insieme a quello della ricerca scientifica, dovrebbe essere promosso dalla Repubblica – stante il dettato costituzionale – unitamente alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Così, in occasione del convegno a Mezzogiorno dell’Arte Egemonie culturali e sapere dell’esperienza – organizzato a Bari dalla LUM Libera Università Mediterranea Jean Monnet – abbiamo incontrato Achille Bonito Oliva: non potevamo che partire da qui… (anna saba didonato)

Come reputa gli interventi dell’attuale Governo negli ambiti della Tutela e della Valorizzazione del Patrimonio Culturale?
Il Governo è latitante. I crolli a Pompei non sono né di destra né di sinistra perché vengono da un passato storico legato a una classe politica che non ha mai considerato l’Italia un museo, anche all’aperto, per i beni culturali che ha. Così come ha sempre sottovalutato la cultura identitaria idrogeologica del terreno su cui poggia la nostra penisola, per cui si interviene solo nell’emergenza: perché crolla un muro a Pompei, o perché viene inondato d’acqua il Veneto. Non esiste una progettualità e questa è un’altra carenza tipica di una classe politica come quella italiana che non ha capito che la progettualità nobilita la politica.

Nonostante l’eccezionalità del nostro Patrimonio storico-artistico e l’ampia offerta formativa di settore, le professionalità connesse sono difficilmente spendibili. Una contraddizione. Secondo lei quale potrebbe essere la causa di questa mancata corrispondenza tra il sistema di formazione universitario e post-universitario e il mondo del lavoro?
Intanto c’è una grande crisi economica, a cui si aggiunge la mancanza di una preparazione adeguata, anche fra i docenti. L’università italiana non è carente solo per una sorta di disaffezione degli studenti, quanto per una carenza strutturale di identità culturale e politica finanche dei docenti, guastati da un ’68 che, se da una parte ha rinnovato tante cose con risultati che vanno dalla libertà sessuale al femminismo, per quanto riguarda l’università ha solo destrutturato e non ha ricostruito.

Per quanto riguarda la promozione dell’arte contemporanea, esistono delle realtà in Italia che possono essere considerate delle best practice?
Oggi Roma è la città che ha il più ampio spazio fisico per l’arte contemporanea che ci sia in Europa: Macro, Maxxi, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Scuderie del Quirinale, Palazzo delle Esposizioni, Vittoriano, Museo Bilotti. Esiste finalmente una quantità che permette di bilanciare la grande attenzione per l’arte antica che c’è, giustamente, in una città come Roma legata al turismo culturale.

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7 Commenti

  1. Sicuro che i governi precedenti non si sono comportati meglio, ma se l’uomo del destino garantisce che aggiusterà il danno fatto da decenni di “sinistra”(?), e poi tutto resta uguale o peggio, si addossa automaticamente le responsabilità di chi lo ha preceduto.
    Essendo il Patrimonio Artistico e la Cultura solo una tessera nel mosaico delle sbruffonate del vecchietto impomatato, sostenuto dalla sua corte di personaggi al di là di qualunque commento, ho personalmente compassione per chi gli ha dato e gli dà retta.
    E siccome è quasi sicuro che eventuali successori avrebbero “cose più importanti” a cui badare, penso che il rimedio deve venire dal basso, facendosene carico ognuno come può e come sa, stare a far ragionamenti sulla fanfaronaggine di questi politichisti è una perdita di tempo.

  2. Ho letto quello che molto educatamente ma molto persecutorio ha scritto i lVito De Meo su Berlusconi. Possibile che una persona non riesca mai parlare dei tema “come ha fatto molto correttamente il Bonito Oliva ” e invece si trasformi sempre in letame orlato di fiorellini al premier e alla sua corte?
    Avremo un tempo quando si potrà parlare di questo oppure di quell’altro senza mettere in mezzo Berlusconi? Mi pare che tutti amiamo l’arte, e allora parliamo d’arte senza inserire sempre la politica. Credo che tutti abbiano gli scheletri nell’armadio pertanto fermiamoci e dopo un profondo respiro ripartiamo senza andar mangiare nel piatto del vicino ma analizziamo quale sia la strada da seguire.

  3. Dovevate chiedere al prof. Bonito Oliva quand’è l’ultima volta che si è recato a fare lezione in università e che ha preparato un programma per i suoi studenti o che ha ricevuto qualche studente. E in ultimo con quale frequenza lo fa.
    A parlare siamo tutti buoni, ma i fatti implicano un altro spessore.

  4. In Italia la “chiaccherologia” e la “lamentologia” sono due mode che vanno sempre a braccetto. Non c’è da stupirsi, se a lamentarsi sono sempre i soliti noti che occupano un ruolo di rilievo nella promozione dell’arte della cultura e nella difesa, valorizzazione del patrimonio paesaggistico. Questi, non fanno altro che lamentarsi sui tagli alla cultura. Ne hanno fatto cronaca quotidiana: un penoso, ripetitivo “rosario” politico di lamentele. Pochi parlano degl’enormi sprechi di risorse pubbliche, male utilizzate. In Italia, la pessima gestione delle risorse finanziarie devolute all’arte e alla cultura, è un malcostume che si trascina da tempo. Ciò a portato negli anni, ad un processo ineluttabile di degrado e incuria. Un dato solo: l’efficiente Germania, per la difesa del patrimonio storico, paesaggistico e la diffusione della cultura, spende circa la metà di quello che si spende in Italia. Eppure i risultati di affluenza turistica, di visitatori è di poco inferiore all’Italia. C’è da dire che la Germania, possiede appena 32 siti museali riconosciuti dall’UNESCO, contro i 41 dell’Italia, a cui va aggiunto un posto di prestigio internazionale- per la ricchezza e varietà del patrimonio culturale, storico e paesaggistico che la Germania non possiede. Questo solo dato, ci dovrebbe far riflettere molto. E’ la palesa dimostrazione che in Italia, si spende molto e si produce poco, in termini di indotto economico sul territorio. Intanto, il degrado e l’incuria sul nostro partrimonio culturale e paesaggistico, avanza e si diffonde a macchia d’olio.

  5. Sono totalmente d’accordo con Savoìino Marseglia. Aggiungendo che i tanti che lamentano la riduzione di fondi in realtà prevedono di non poter più mungere la mucca come in passato.

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