07 novembre 2011

fino al 3.XII.2011 Claudia Rogge Salerno, Galleria Paola Verrengia

 
Le figure, create da Claudia Rogge vengono concepite e strutturate nella ripetizione e si definiscono in nuovi concetti come la similitudine, la conformità, e l’identità clonata. Attraverso il binomio massa-individuo l’artista ci parla di questo essere uomo ormai inespressivo e inconsistente, senza più punti di riferimento, fragile e ridotto a modello identico di se stesso e…

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A distanza di cinque anni (2006), ritorna a esporre da Paola Verrengia a Salerno, l’artista tedesca Claudia Rogge con una serie di opere di grande impatto e  struggente coinvolgimento emotivo. “EverAfter” che da il titolo a questa personale  è una accurata selezione di fotografie di grandi dimensioni, come Paradise II, Purgatory IV, Inferno I e Prelude I (Diasec 165×215 cm.) ed alcune di piccole dimensioni come Paradise VII, IX, X (Diasec 80×100 cm). Le opere nascono da una riflessione della Divina Commedia di Dante Alighieri, dei tableaux vivants messi in scena dal grande Pier Paolo Pasolini e soprattutto da  una attenzione meditata per l’arte Rinascimentale italiana del Cinquecento, del Manierismo e persino del Romanticismo francese di Gericault. In tutto tredici opere di diverse dimensioni. L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso sono il pretesto per porsi delle domande  e forse per tentare di comprendere un pò meglio il nostro presente, il  confine impalpabile e  conflittuale che intercorre tra  amore e odio,  male e  bene, vita e morte. Guardando le opere di Rogge la prima forte impressione è quella di essere presente  “dentro la pittura” con questo “ammasso di corpi” che si agitano freneticamente  a cercare  di dare un senso alla propria esistenza. Una umanità  anestetizzata  e corrotta tra vizi, virtù e  grandi illusioni. Praticamente un viaggio  nelle tenebre e dentro di noi alla ricerca di  un  qualcosa che possa darci una qualsiasi certezza. Corpi di uomini e  donne  di bell’aspetto che  si dispongono quasi come in un ciclo di  affreschi del Cinquecento maturo.  “Il titolo EverAfter – dice Claudia Rogge –  non è facilmente traducibile  perché a secondo della lingua può variare di significato. E’ come dire cosa può accadere dopo che qualcosa accade?”  e poi, ancora, “il rapporto con l’opera di Dante è una metafora a cui mi sono liberamente ispirata per cercare di ritrovare l’attualità in alcuni temi esistenziali, religiosi, filosofici”.

La sensazione è quella di come si possa dipingere con la fotografia  l’individuo – massa, perché l’artista tedesca  non dipinge con il pennello ma  con “l’occhio di luce, producendo immagini digitali  altamente evolute, utilizzando il nuovo procedimento brevettato Diasec ( un supporto in Pvc su cui vengono montate le stampe fotografiche), che permette  di  stampare con una più precisa e  dettagliata  definizione e risoluzione.   Inoltre, per fare questo ciclo di opere ci sono voluti più di venticinquemila scatti fotografici in digitale, realizzati in set con circa cinquanta attori ed un lungo lavoro  in studio durato  quasi due anni. La tecnica  utilizzata è “fotografica” ma il linguaggio  appartiene  chiaramente alla storia dell’arte e in particolare  alla  pittura  italiana.  L’artista di Dussedorf  sa cogliere le emozioni e le espressioni intense dei personaggi  e  nel descrittivo e ripetitivo  movimento dell’azione dei corpi  cerca di  costringerci ad una profonda riflessione. I personaggi  rappresentati, anonimi, assunti a simbolo di una umanità volutamente impersonale e senza ideali, si muovono dentro lo spazio come in una qualsiasi scena teatrale. In questo contesto, lo spettatore non rimane indifferente,  anzi, è costretto ad attivarsi e a prendere coscienza  su concetti  prioritari come la speranza, la dannazione e persino  la morte. Masse in movimento suppongono a  scenari inquietanti  tra pausa e azione, attivano un forte coinvolgimento non solo fisico ma anche psicologico ed emotivo.  In queste opere la realtà visibile  viene   irreparabilmente “de-materializzata”  in uno scenario tra apparente ordine  e  profondo caos. l’artista scrive : “La massa è spesso associata a pensieri negativi, ricorda le dittature, la schiavitù, in altre parole i mali dell’umanità…”  e poi,  “Abbiamo un percorso estetico per interpretare le sofferenze dell’uomo”. Rogge è interessata  profondamente al concetto di massa e ai  modelli umani; dalle sfilate ai  rifugiati e agli esuli ammassati in gruppo. L’artista avvalendosi della tecnica dell’elaborazione digitale computerizzata realizza immagini in cui i personaggi rappresentati diventano  “segni  seriali”  della spersonalizzazione umana. Masse intercambiabili colte in una serie infinita di foto, anche di 25.000 scatti come per queste opere, realizzati in un lungo arco  di tempo che poi l’artista ha rielaborato  con Photoshop  selezionando e sintetizzando  le presenze  in  gruppi  che  si muovono come in una  vera performance. Ormai le figure e le presenze, organizzate e strutturate  nella ripetizione si  definiscono  in base a nuovi concetti come la similitudine, la conformità,  e l’identità  clonata.  Insomma, una umanità ossessionata a ricercare la sensualità  del dolore e del piacere, ridotta a asettico “clone”.

In  questa condizione  la ripetizione e la simulazione  dei personaggi sa di  pura astrazione più che di realtà fisica e oggettiva. Se nelle opere come nella precedente serie Rapport  si indagava  sul concetto di ripetizione  e  sulla moltiplicazione all’infinito, tra  un pieno e un vuoto, in una sorta di duplicazione ripetitiva  di persone rese  opportunamente inespressive e   identiche ottenute soprattutto  attraverso la ripetizione monotona e seriale dello stesso soggetto,  ora, in questi ultimi  lavori,  i protagonisti  in scena hanno ritrovato la mobilità, la maestosità e il dinamismo eroico di un tempo tutto storico  e  si sono  trasformati  “apparentemente” in personificazioni realistiche.  Nonostante tutto,  rimangono, purtroppo,  dei  “Cloni  del reale”  non  proiettati  verso una dimensione oggettiva  ma  essenzialmente  mentale e interiore.  Attraverso il binomio massa-individuo l’artista ci parla di questo “essere inespressivo e inconsistente”, senza più punti di riferimento, fragile e ridotto a modello  identico di se stesso.  Solo così – dice Rogge – l’individuo può porsi degli  interrogativi e forse  rielaborare inaspettate  e possibili riflessioni.
 
 
sandro bongiani
mostra visitata il 24  ottobre 2011
 
dal 21 ottobre al 3 dicembre 2011
Claudia Rogge – EverAfter                                                                                                     
GALLERIA PAOLA VERRENGIA
Via Fieravecchia 34 (84122)
+39 089241925, +39 089241925 (fax)
galleriaverrengia@tin.it
www.galleriaverrengia.it
orario: lunedì/venerdì: 16.30 – 20.30
sabato: 10.30 – 13.00; 17.00 – 21.00
(possono variare, verificare sempre via telefono)
 
 
[exibart]

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