fino al 4.II.2012 Diego Iaia Roma, The Gallery Apart

Artista, restauratore e illustratore, Diego Iaia (Roma, 1969), affronta in questa mostra i temi dell’imitazione e della simulazione da diverse angolature, mettendo in luce implicazioni inattese.  Contraffare una realtà o condizione del passato è finalità che accomuna operazioni diverse, come la cosmesi contro il decadimento del corpo, e la falsificazione di opere d’arte. Il gruppo di immagini “Il manuale del falsario” evidenzia questa insolita correlazione, mediante l’accostamento tra fotografie di persone impegnate a truccarsi, tratte dal repertorio pubblicitario moderno, e una serie di suoi “falsi” di opere grafiche riconducibili a stili diversi, dal Cinquecento all’Ottocento. Il titolo della serie è derivato dall’omonimo testo di Eric Hebborn, celebre falsario scomparso nel 1996,  da cui Iaia ha mutuato le procedure per la realizzazione dei disegni.

 

“Ralenti”, una grande incisione su legno dipinta a monocromo nero, riproduce in modo inverso e speculare il dripping di Jackson Pollock, simulando la rapidissima e casuale addizione di colori mediante una lentissima e controllata sottrazione di materiale. Se l’imitazione consiste nell’indurre l’osservatore a “scambiare qualcosa per qualcos’altro”, qui essa si realizza sul piano dei valori estetici: il “gesto creativo” dell’action painting, immediato e non deliberato, viene evocato mediante operazioni opposte, come la progettualità e l’elaborazione tecnica. 
Altre opere raccontano l’avventura creativa di Iaia sul crinale concettuale che separa realtà e finzione, verità e menzogna estetica. Raffinati passaggi di trompe l’oeil pittorico gli permettono di scherzare con la percezione e le reazioni del pubblico, simulando in toni di grigio la tecnica del collage nella raccolta di piccoli formati “Untitled”. “L’artista”, un video realizzato con il regista Frank Malone, riprende il tema del trattamento cosmetico, illustrando un paradossale processo di ringiovanimento di un volto femminile. “Eterno presente”, scultura rovesciata di una testa su un plinto quadrangolare, appoggiata su uno specchio, dove appare dritta e sospesa nel vuoto, invita l’osservatore a prestare attenzione alle ambiguità e paradossi della propria esperienza.