30 dicembre 2001

Clamoroso a Siena!

 
Il 2002 inizia in maniera insolita e inaspettata nella città del Palio. Sergio Risaliti, direttore e creatore del Palazzo delle Papesse è stato spodestato...

di

Dall’articolo di Exibart ‘Candidato a Sindaco a Siena: chiudo il Palazzo delle Papesse’ del 24 aprile 2001:

Vorrei intervenire, come candidato sindaco del centrosinistra, sulla questione del Palazzo delle Papesse, esprimendo alcune considerazioni che sono già presenti all’interno del programma della coalizione che mi sostiene.
I beni culturali e le molteplici attività esistenti a Siena sono una risorsa fondamentale, un motivo di prestigio per la città, ma anche un settore di sviluppo economico e sociale di primaria importanza.
L’obiettivo è valorizzare ulteriormente questo patrimonio, continuare a creare nuove forme di cultura, sviluppando le migliori vocazioni della città. All’interno del sistema museale senese il Centro d’arte contemporanea “Palazzo delle Papesse” ha assunto un ruolo sempre più articolato, ottenendo un riconoscimento che va oltre i confini nazionali.
Ritengo che il Palazzo delle Papesse non possa essere smantellato, ma debba proseguire, nel pieno rispetto della libertà artistica, nella sua esperienza di produzione e creazione, di espressione e di informazione sull’arte contemporanea. Nel segno dell’innovazione e della sperimentazione, attraverso la didattica, la divulgazione e la sensibilizzazione ai linguaggi dell’arte.
Un’ultima cosa. Il progetto del Museo del Palio è sicuramente importante. Ma la sede naturale resta, a mio parere, il Palazzo pubblico. Il modo più giusto per ribadire il legame della città con la propria festa.
Cordialmente,

Maurizio Cenni


Così si esprimeva, proprio su Exibart, il sindaco Maurizio Cenni a pochi giorni dalla sua elezione quando Massimo Fabio (il candidato dell’altra fazione) paventò, in caso di vittoria, la chiusura del Palazzo delle Papesse.
Oggi lo stesso sindaco chiama Marco Pierini, classe ’66 e dal 1998 direttore del Museo Diocesano di Pienza, a dirigere -da Gennaio- il Palazzo delle Papesse.

Nato alla fine del ’98, il Centro d’Arte Contemporanea senese si è affermato in Italia e nel mondo come uno dei migliori esempi per la promozione, l’esposizione e la divulgazione dell’arte contemporanea.
Sergio Risaliti, il protagonista di quello che non è difficile definire un vero e proprio miracolo – portare un nuovo spazio alla ribalta europea e mondiale nel breve volgere di tre anni – è stato clamorosamente ed incomprensibilmente detronizzato.

Perché si è deciso di azzerare lo staff che ha fatto di Siena una delle capitali dell’arte contemporanea? Riuscirà il giovane Pierini a raccogliere una così pesante eredità? Chi è Marco Pierini? Il Palazzo delle Papesse continuerà nel suo lavoro di ricognizione e proposta delle ultime tendenze dell’arte mondiale?

A queste e ad altre domande cercheremo di darvi presto risposta con approfondimenti, inchieste, servizi, interviste e reportages. Vi lasciamo ai festeggiamenti del Capodanno con la netta sensazione di inaugurare un 2002 poco fausto non solo per la città di Siena, ma per la vita culturale di tutto il nostro Paese.


Via al forum ‘ARTE E POLITICA’ ->>>-

[exibart]

65 Commenti

  1. … A parte il fatto che sto ancora aspettando delle risposte da Risaliti, che forse ora troverà il tempo di scrivere…. ma questo è un altro discorso.

    Questa faccenda, sia ben chiaro, assolutamente deprecabile, sia comunque da monito a tutti coloro che nel commentario lasciarono messaggi di dissenso alla chiusura delle Papesse attribuendo il potenziale destino del Palazzo stesso a una supposta ignoranza dovuta più all’appartenenza politica che alla storia personale.

    Dal canto mio, credo di ricordare che scrissi semplicemente che anche gli imbecilli possono fare carriera, e diventare idioti.
    Ma non so se questo assunto può applicarsi al caso.
    Chissà che le cose siano ben più prosaiche…
    C’entrerà qualcosa il denaro?
    Ciao, Biz.

  2. Assurdo. Vergognoso. Passa la voglia di occuparsi d’arte. Sindaco cenni, vada al prossimo grande fratello invece di occuparsi di arte contemporanea. VERGOGNA

  3. Spero che questa cazzata che avete fatto vi ritorni nel culo come un boomerang.

    ps. e spero che la redazione non mi censuri il messaggio…

  4. Ma questi piccoli burocrati che pensano di riuscire a spacciare i loro miseri interessi come “bene della comunità” (non voglio fare altri nomi, ma è chiaro che li ho già fatti), hanno un’idea anche solo vaga di che cosa sia la cultura? Ahimé, se penso agli Sgarbi e ad altre “starlette” del genere mi viene da piangere dalla depressione… e ancora di più se penso a questi oscuri omucoli che agiscono in realtà locali.. (ma un buon centro di arte e cultura come il palazzo delle Papesse diventa automaticamente universale, di tutti)… Spero ancora che siano solo provocazioni… Ma, purtroppo, la “cultura” sta inesorabilmente appiattendosi verso un’abominevole volgarità, e occorre fare parecchia resistenza, ognuno nel suo piccolo, come i partigiani durante la seconda guerra mondiale… auguri a tutti (tranne che a qualcuno)

  5. Portiamolo qui, a Kabul
    smantelliamolo e ricostruiamolo
    i miracoli durano poco e sono sostenuti da pochi, si sa..
    ci vuole un altro centro, fuori dal centro!
    Risaliti vive ancora oltre le Papesse
    Noi lo difendiamo come difendiamo le cose ben fatte…e le cose ben fatte non saranno mai bombardate definitivamente e definitivamente distrutte..
    W chi se ne va e chi non resta per dignità!

  6. …e questo non è che l’inizio…mala tempora currunt…grazie comunque a Risaliti, siamo sicuri che il suo staff potrà lavorare altrove, dove ci sia meno miopia…ti aspettiamo a Genova, ad esempio, qui ne avremmo TANTO bisogno…

  7. vengo anch’io! Non per sbeffeggiare una canzone del grande Jannacci ma se Risaliti apre un centro d’arte contemporanea a Genova e lo dirige…bhe…allora sono pronto a trasferirmi sotto alla Lantenra anche io, ed abbandonare la mia bella Napoli!

  8. mi sta venendo il vomito. Mi avete rovinato la festa del capodanno. Non metterò, per protesta, mai più piede a Siena.

  9. Era meglio quando si stava peggio. Neppure il peggior gerarca fascista si sarebbe permesso…SPero che sia tutt’un sogno…

  10. Io credo che il sindaco e l’assessore alla cultura di Siena non si siano mai resi conto veramente di cosa sia diventato il Palazzo delle Papesse a soli 4 anni dalla sua apertura grazie al lavoro di Risaliti e del suo staff.

    Credono di poterlo gestire come un affaire localistico, una pedina da usare come merce di scambio.

    Non li sfiora neanche il dubbio che le Papesse sia già da tempo una cosa molto più grande di loro e abbia steso le sue radici ben al di là del loro sguardo ipocrita.

    Continuiamo così… facciamoci del male.

  11. Quello che é accaduto é un utile insegnamento per le giovani generazioni; ovvero quando ti sei dato da fare per creare qualcosa, hai studiato, lavorato, sacrificato i tuoi anni migliori per dare un contributo alla società, ecco che arriva un non definibile anacronistico detentore di misero potere e cerca di annullare o azzerare tutto quello che hai fatto. E’ la cosa più semplice dall’inizio del mondo. Mi vengono in mente i talebani quando hanno fatto saltare in aria i simboli della civilta afgana. Bravi, che dire di cotanto coraggio. E’ anche questa una espressione di coraggio. E allora perché non facciamo un referendum per dare a Cesare quel che é di Cesare? Ci sarà un modo per fruire dell’arte tenendo fuori le solite sporche manovre politiche? Almeno l’arte salviamola.

  12. Chi è Marco Pierini? Suddai, diccelo tu direttor Tonelli, metti in moto il fiuto per le chicche del gossip. Intanto io ho trovato la home del museo diocesano di Pienza http://musei.provincia.siena.it/tipologia/storico/pienza/main.htm#attività (un’attività veramente intensa!)…e anche alcune note biografiche http://www.arteservice.it/Eventi/Quaestiones/pierini.htm che mostrano la profonda conoscenza dell’arte contemporanea.
    Ah!Ovviamente si aspettano notizie sulla destinazione del bravo Risaliti.

  13. Ma perché nessuno nota la quantità di errori di ortografia e di grammatica italiana che ci sono in questi articoli?
    Consiglierei di imparare bene l’italiano! ci fate proprio una figura da ignioranti!

  14. non mi sembra che vogliano smantellare le papesse. hanno solo cambiato direttore. mi risulta che la gestione appena conclusa avesse accumulato problemi di budget. non è tutto oro quello che luccica. a me per esempio piace di più quello che fanno mario cristiani e laurent fiaschi di galleria continua con “arte all’arte”. e mi pare che spendano parecchio meno. sergio risaliti con tutta la professionalità che ha troverà sicuramente un ruolo migliore che aggiungerà lustro ad una carriera già sfolgorante.

  15. messaggio per Giuseppe di Firenze:
    Ho cercato di inviarlo solo a te ma non mi è stato possibile ed allora, scusa ma non resisto.
    Tu scrivi “Consiglierei di imparare bene l’italiano! ci fate proprio una
    figura da ignioranti!”.
    Consiglierei anche a te di evitare di mettere simili errori proprio mentre
    ne stigmatizzi l’altrui vizio. E non provarci nemmeno a dire che l’avevi
    fatto apposta!
    Comunque ciao
    Gianni

  16. Il licenziamento di Sergio Risaliti, giovane brillante innovativo intellettuale, associato alla ventilata sostituzione con l’ex direttore di un museo diocesano, è un insulto non da poco per la storica sensibilità laica di Siena e per la sua neonata vocazione a promuovere l’arte contemporanea. Con una brillante doppietta, vengono così scaraventati nella spazzatura sia la storia che l’avvenire della città, e naturalmente l’impresa è compiuta da un’amministrazione di sinistra, che lavora a quanto pare per porre in essere il programma della destra, ovvero per ingraziarsi gli interessi (clerico-fascisti, è il caso di dire) che con la destra tradizionalmente si identificano. Il mondo alla rovescia, evidentemente, non turba l’ineffabile sindaco, che vuole l’approvazione del vescovo e dei vecchi arnesi di qualche Accademia, incurante dei costi che il suo indecente pragmatismo avrà per la politica culturale del comune. Già, ma a chi interessa la politica culturale, se non agli intellettuali e ai giovani, due categorie sistematicamente spregiate dagli amministratori? Da questo punto di vista, in effetti, l’allineamento della sinistra agli andazzi del Bel Paese è squallidamente completo, tanto più in quanto si inserisce in un grottesco tentativo di inseguire la destra sul suo terreno, di dimostrare che l’esclusione e la repressione del nuovo riescono tanto meglio quanto più se ne fanno carico quelli che hanno chiesto i voti per fare il contrario. Bene, se è così è facile prevedere che di voti ne perderanno più di quanti si affannano a guadagnarne a qualunque prezzo, e nessuno, quando se ne saranno andati, ne sentirà la mancanza. A meno che ci ripensino, come continuiamo ad augurarci scetticamente.

  17. A Marco Dianzani: la cultura-e menchemmeno l’arte- non procede per sostituzione. Se ci sta una manifestazione che a lei piace di piu non è mica giusto che vengano eliminate le altre. Bisgna procedere finalmente per accumulaizone e non per sostituzione in Italia…Mi spiace per lei, infine, che vive nella città dell’oscurantismo e della censura culturale contemporanea. Salve
    Fabio, Como, Lombardia, Italia

  18. Rispondo a chi mi risponde.
    non avevo percepito questo oscurantismo e nemmeno la sostituzione al posto dell’accumulazione, ma ora che lo so sono più felice. Forse mi sfugge la differenza fra un museo e il suo direttore. perchè personalizzare così? perchè pensare che un museo finisce cambiando il suo direttore? aspettiamo, guardiamo cosa saprà fare il nuovo. Il bravissimo sergio risaliti non era poi così noto prima delle papesse.
    w l’accumulazione, abbasso la sostituzione!
    Marco Dianzani

  19. Non capisco tutta questa polemica sull’avvicendamento Risaliti-Pierini.
    Anche Risaliti quando è stato chiamato a dirigere il centro non lo conosceva nessuno. Se poi è stato bravo non avrà difficoltà ad ottenere un incarico da qualche parte, dove speriamo abbia a disposizione le stesse risorse economiche per farsi pubblicità.
    Poi, sappia, che dietro a Pierini ci sono personaggi di primo piano ad affiancarlo.
    Come il professor Calabrese, noto semiologo dell’arte, il dottor Enrico Toti, da lungo tempo conservatore del Santa Maria (vero esempio di museo) e Mauro Civai, direttore dei musei comunali.
    E’ tutta gente che ha un’esperienza infinitamente più vasta di Risaliti, quindi non si vede che problemi dovrebbero avere le Papesse per il futuro.

  20. come vedo a siena si meritano le scelte che i loro amministratori fanno, considerando i commenti dei senesi qui sotto.
    Una proposta: perché non ci regalate a noi a livorno tutte le papesse, risaliti compreso? visto che di arte ci capite poco mandate tutto giù! Se vi fa schifo mandate a noi! Siamo rivali no? E allora mandateci sta schifezza di papesse che ci pensiamo noi…
    Per il resto concordo con l’articolo qui sopra, sono cose che rattristiscono tutto il Paese!!

  21. Ritengo illogica la scelta di azzerare tutto il lavoro di uno staff come quello del Centro d’Arte Contemporanea del Palazzo delle Papesse con un drastico “ripulisti”, dal momento che è stata proprio l’efficienza di questo affiatatissimo gruppo a creare, in tre anni visibilità e prestigio a ciò che, in origine, sembrava un disegno utopico. Il Palazzo delle Papesse è stato,comunque, una realtà sinora degna di nota del panorama artistico italiano ed internazionale. Sicuramente le ragioni di tale decisione saranno state valide ma, se è lecito dirlo, risultano, ad oggi, piuttosto affrettate.

  22. Ecco svelate, per bocca del Ceccherini qui sotto, le losche manovre che inquinano Siena: dietro a Pierini ci sono personaggi di primo piano ad affiancarlo dice il Ceccherini…e poco altro c’è da aggiungere. COMPLIMENTIIIIIIIII

  23. Purtroppo questa è l’atmosfera che si respira in questa città, una città che ormai ha intrapreso il percorso della distruzione a tutti i costi di tutto e di tutti e alla fine anche di quello che ha rappresentato, per quasi quattro anni, il simbolo di un percorso d’innovazione, apertura, scambio fra culture e linguaggi diversi, una realtà fondamentale non solo nel campo dell’arte contemporanea.
    La città era decollata in maniera clamorosa, con progetti, obbiettivi e realtà che l’avevano trasformata in uno dei centri più interessanti a livello europeo ma al cambio della guardia è stata clamorosamente silurata per riportarla a quel grigiore che, in tempi assai remoti, aveva vissuto.
    E’ una città ormai cambiata, invecchiata, abbandonata, illusa di poter crescere rispolverando figure stantie e logore, motivate da vendette personali e antichi rancori nei confronti di chi ha avuto coraggio, volontà e rispetto per Siena e per i suoi cittadini.
    Sono molto dispiaciuto, credevo nella continuità di quel discorso che era stato iniziato, purtroppo mi sono sbagliato e con grande rammarico ne prendo atto.

  24. VOLEVAMO RICORDARE AL SINDACO CENNI CHE A SIENA HA VINTO LA SINISTRA!!!VOLEVAMO RICORDARE AL SINDACO CENNI CHE A SIENA HA VINTO LA SINISTRA!!!VOLEVAMO RICORDARE AL SINDACO CENNI CHE A SIENA HA VINTO LA SINISTRA!!!VOLEVAMO RICORDARE AL SINDACO CENNI CHE A SIENA HA VINTO LA SINISTRA!!!VOLEVAMO RICORDARE AL SINDACO CENNI CHE A SIENA HA VINTO LA SINISTRA!!!VOLEVAMO RICORDARE AL SINDACO CENNI CHE A SIENA HA VINTO LA SINISTRA!!!
    cosi noi operatori culturali senesi dovremmo vergognarci difronte a tutt’Europa, Grazie.

  25. Cara Gabriella,
    l’unica cosa di cui dovresti vergognarti, tantopiù che sei senese, è il tuo sgrammaticato italiano che fa piangere anche le baccanti della colchide.
    Ringraziamo gli dei che hai scritto solo due righe.
    Ciao, Biz.

  26. … A parte il fatto che sto ancora aspettando delle risposte da Risaliti, che forse ora troverà il tempo di scrivere…. ma questo è un altro discorso.

    Questa faccenda, sia ben chiaro, assolutamente deprecabile, sia comunque da monito a tutti coloro che nel commentario lasciarono messaggi di dissenso alla chiusura delle Papesse attribuendo il potenziale destino del Palazzo stesso ad una supposta ignoranza dovuta più all’appartenenza politica che alla storia personale.
    Ed ora la storia si ripete esattamente al contrario.
    Smettetela di parlare di destra e di sinistra, siete patetici e proni alle loro stesse logiche, il cui risultato è sotto gli occhi di tutti.

    Dal canto mio, credo di ricordare che scrissi semplicemente che anche gli imbecilli possono fare carriera, e diventare idioti.
    Ma non so se questo assunto può applicarsi al caso.
    Inoltre…. Chissà che le cose siano ben più prosaiche…
    C’entrerà qualcosa il denaro?
    Io credo proprio che si.
    Ciao, Biz.

  27. Doppio taglio al Palazzo delle Papesse di Siena
    TERESA MACRI’

    C’era una volta un museo d’arte contemporanea verrebbe da dire anche se, istituzionalmente e strutturalmente, il Museo esiste ancora in quel di Siena. Quello che non c’è piú, dal 28 dicembre 2001, è il suo ideatore e direttore Sergio Risaliti.
    Ma è notorio che un museo è la concretizzazione della sensibilità del suo direttore, vedi il De Appel di Amsterdam, il Museo Serralves di Porto e via dicendo. Risaliti, infatti, scaduto il contratto a fine anno, viene immediatamente liquidato dall’incarico (insieme a tutto lo staff) come un Terim qualsiasi. Cosí Siena si ritrova un dono insperato: il prestigioso Centro d’arte contemporanea Palazzo delle Papesse “svuotato” del suo inventore. Bene, con una risorsa cosí si potrebbe giocare al rialzo: incrementando i fondi, invitando illustri curatori internazionali o italiani della nuova generazione. Giammai. Si opta per la politica del taglio economico e qualitativo. Viene subito nominato neo-direttore Marco Pierini ex-direttore del Museo Diocesano di Pienza e si tagliano i fondi.
    “La liquidazione” di Risaliti acquista tutti i vizi e i difetti nazionali sulla scelta degli incarichi direttivi dei musei italiani, in cui un comitato di “saggi” mai di tecnici annulla qualità, personalità e curricula in nome delle solitissime e insopportabili logiche di potere locale. Cosí ancora una volta si affossa la gestione della cultura, piú che mai dell’arte contemporanea, considerata stupidamente il fiore all’occhiello di una certa politica sinistroide di gonfia retorica e pochi contenuti.
    Siena non è che uno dei tanti casi in cui si persevera la strada dell’ottundimento e del poco impegno nella gestione dei musei d’arte contemporanea italiani, quasi sempre (i pochi che ancora esistono come cattedrali nel deserto) accompagnati dall’indifferenza e dall’ignavia di una classe politica che adotta la retorica della ricchezza del patrimonio culturale e poi affonda nella solita politica da salotto. Penalizzando, come sempre, una generazione quarantenne, forse considerata troppo vivace e “acerba” e spazzando via professionalità e specializzazione. Cosí il Palazzo delle Papesse (uno dei pochi e impegnati musei nazionali in cui si opera sulla ricerca contemporanea insieme al Castello di Rivoli, al Museo Pecci di Prato, al Gam di Torino e di Bologna) novità assoluta in un panorama museale opaco e privo di iniziativa potrebbe diventare l’ennesima meteora.
    Poiché se non basta il fatto che il Palazzo delle Papesse è sorto, quattro anni fa, dal nulla o meglio dall’utopia del suo direttore, dalla fatica di accreditarlo internazionalmente, di affermarlo come luogo del possibile, inverando mostre, eventi , reading, performances, happening, libri, riviste, attivando acquisizioni, con un budget ridotto rispetto a quelli nazionali e europei, resta il bilancio di un esperimento che ha incrociato, in una piccola e splendida città connotata esclusivamente dalla sua conservazione medievale, i piú importanti artisti internazionali di tutte le generazioni, recuperando israeliani e palestinesi, nordici e latini, invitando i maggiori filosofi e pensatori, dando spazio e credibilità alle nuove leve italiane.
    Quello che piú ci turba in questa vicenda che conferma, ancora, il disamore, il disprezzo e la poca lungimiranza verso l’arte contemporanea è che, prosciogliendo Risaliti dall’incarico, le Papesse restano un prestigioso giocattolo inanimato, quasi un ufo atterrato improvvidamente. Uno spazio quasi epifanico che diverrà un probabile deposito di opere di artisti fané, senza quell’anima sperimentativa che lo rendeva un prezioso dribblatore di commistioni e connessioni linguistiche. Poiché nel destituirne l’idea, il sentire e praticare l’arte delle Papesse cosí come si è fatto, si destituisce la qualità e la vivacità intorno alla “cosa”.
    Non è una avversione personale al neo direttore, al quale vorremmo piuttosto inviare un augurio per la gestione di un oggetto cosí importante, piuttosto è la mancanza di coraggio, di luminosità e di investimento progettuale verso una realtà che avrebbe semmai richiesto, a questo punto, uno impegno maggiore da parte dell’amministrazione pubblica. E’ semmai l’avversione alla cultura sovrastata e offuscata dalla politica quella che ci preoccupa.
    Siamo a meno due: dopo l’allontanamento di Martone dal Teatro di Roma, quello di Risaliti dal Palazzo delle Papesse conferma ancora una volta, che in questo paese chi inventa, chi sfida, chi azzarda viene alienato perché poco controllabile. E adesso chi sarà il prossimo?

  28. Certo che, comunque, un Comune come quello di Siena che ha nella sua Home Page un banner raffigurante una fighetta scosciata che ammicca voluttuosamente dicendo “raggiungimi nella nuova chat”, credo abbia ben altri problemi che quello di Risaliti.
    Per il resto, controcorrente, posso dire che il Sig. Risaliti è stato pagato (molto bene a quanto mi risulta) per il suo lavoro, e il Palazzo delle Papesse non è di sua proprietà.
    Grazie, avanti un altro.
    D’altra parte, viste le amicizie politiche che vanta, non gli sarà difficile trovare un altro incarico.
    Quanto al “Manifesto”, è sempre stato questo giornale che ha lamentato la muffa formatasi sotto il sedere di certi incaricati nei diversi settori, ergo, non brilla per obiettività.
    E tutto questo mi pare tanto rumore per nulla.
    Raggiungetela nella nuova chat…
    Ciao, Biz.

  29. Trovo che l’articolo sul Manifesto sia indovinato, anche perché fa riflettere almeno su un paio di cose. La prima è che giustamente rileva che questa prassi è piuttosto normale e comune, la seconda (legata alla prima) è che tale prassi stavolta fa scandalizzare il mondo dell’arte. Il problema sta tutto qui. Le Papesse, in questi anni e grazie all’attività di Risaliti, erano diventati un patrimonio di tutti. Nel bene come nel male ciò che avveniva nelle stanze senesi faceva discutere ed è fuor di dubbio che le Papesse fosse diventato, col castello di Rivoli che però può contare su discreti finanziamenti e su un comitato di illuminati collezionisti, un raro esempio di successo nel campo del contemporaneo in Italia. Spesso è capitato di leggere citati Siena e Torino come casi eccezionali che grandi città come Milano o Bologna o Roma non riuscivano ad imitare. Ecco perché la perdita di Risaliti fa scandalo, perché per molti il connubio Risaliti-Papesse era diventato un riferimento ed un conforto per il già debole panorama italiano. Ed è per questo che molto meno hanno scandalizzato altri casi simili, tipo Eccher-Gam di Bologna (tanto per citarne uno). Quanto dice Biz è vero: Risaliti troverà altri spazi ed altre opportunità. Speriamo solo che le trovi in Italia. Già perché si potrà anche dire che di Risaliti possiamo fare a meno, che esistono altre menti illuminate in circolazione, ma il vero problema è che in Italia occorrerebbero spazi gestiti da persone disposte a credere e scommettere su tali menti e, francamente, la sensazione è di averne perso uno, e non è che che ve ne fossero molti. Risaliti ha finora, paradossalmente, goduto proprio della cecità e delle incertezze di altre amministrazioni e città sulla carta molto più accreditate per fare attività di avanguardia. Se avessimo 50 spazi per l’arte contemporanea di valore come alcuni paesi a noi vicini probabilmente non rischieremmo di fare di Risaliti un martire (perché sarebbe un avvicendamento normale e probabilmente il nostro andrebbe a rivitalizzare qualche altro spazio) né del malaugurato Pierini il capro espiatorio che qui rischia di fare la fine del cappone di capodanno alla sua prima iniziativa.

  30. Mi fa piacere che Alf abbia compreso quanto era celato nelle mie acide righe.
    Importantissimo il richiamo al fatto che Risaliti resti in Italia, e provo orrore al solo pensiero del contrario.
    Ovvio che Risaliti debba restare in Italia, come sono ovvie molte altre cose.
    Spesso però, alla piccolezza di certi individui è impedita persino l’ovvietà.
    Ne abbiamo esempi sintomatici, come quello di cui trattiamo.
    Seguiamo Alf sempre con estremo interesse, devo davvero dire di essergli grato, più di quanto Egli possa immaginare.
    Ciao, Biz.

  31. Però, Alf,
    non dirmi che aspettavamo il Manifesto per dirci quello che già sapevamo.
    Da mò che lo dico io anche qui in Exibart.
    Forse siete voi che da quell’orecchio non ci sentite molto.
    In alcuni casi fate solo finta di non sentirci.
    Troppa crema affoga anche i pasticceri.
    Ciao, Biz.

  32. Ora però mi faccio una domanda: se le Papesse fosse stato privato invece che gestito dal Comune, Risaliti sarebbe stato sostituito in questo modo? Cioé: una mentalità più aperta alla necessità di far crescere un’attività avrebbe potuto mettere in gioco una reputazione acquisita scommettendo su un nome di così scarso credito nel settore del contemporaneo e tagliare i fondi? Dal punto di vista manageriale (dato che si parla tanto di marketing culturale che è divenuta materia fondamentale negli atenei italiani) quanto è avvenuto in che misura contribuisce a promuovere e a “vendere” l’immagine di Siena? Se il problema che ha portato all’esautorazione di Risaliti era la mancanza di soldi i casi erano 2: o si trovavano i soldi coinvolgendo i privati (e non sarebbe stata cosa difficile per qualcuno incaricato ad hoc, che ne masticasse qualcosa e sapesse come muoversi, se è vero che ad Exibart si sono rivolte in passato aziende per ricevere consigli su cosa, come e dove investire nel campo della cultura) o si chiude. Qui c’era poco da discutere: le Papesse spendeva molto ma produceva molto in termini di immagine, era un giochino che funzionava. Non per nulla la mostra “Il dono” è stata portata a Mestre per lanciare (!) il nuovo spazio Candiani.
    Io sono sempre stato in dubbio sulla questione “beni culturali al pubblico o al privato”. Beh, oggi propendo per il privato perché non posso credere che un gestore che ragionasse in termini imprenditoriali avrebbe potuto ritenere (se non per autolesionismo), quella presa, una soluzione economicamente conveniente. E’ logico che quanto detto va inteso in termini provocatori, però a me pare che se in Italia non si trovano strade convincenti per promuovere il contemporaneo tanto vale affidarsi alle logiche di mercato. E non si tratta di dx o sx, si tratta di decidere: le Papesse saranno ancora uno spazio dedicato al contemporaneo o dovremmo assistere alla sua decadenza? Esiste un piano pluriennale, un progetto concreto, una linea di condotta approssimativa alla base della scelta del nuovo curatore? E se c’é, qual é? Dov’é?

  33. Purtroppo però in Italia rimane sempre la questione dx e sx, o meglio, una questione bizantina di chiese e banche differenti e contrapposte: non si avvelena più nessuno materialmente, però il sistema è più o meno quello.
    Il brutto è che se prima, almeno, c’erano dietro anche le Idee a costruire l’ossatura, i muscoli, la pelle di un’istituzione, ora ci sono solo e soltanto i soldi o i rapporti di interesse, che lasciano il tempo che trovano e il deserto sui loro passi.
    Spero che il nuovo direttore, se è vero che si accompagna a Calabrese, che per il contemporaneo, non so per le tendenze più attuali, non è proprio digiuno, riesca a fare bene il suo lavoro, sarà un’altra l’impostazione (chissà quale), l’importante, come dice Alf è che non si lasci soffocare dalle logiche esterne e interne della conduzione museale italica.
    Certo che Risaliti o è stato lasciato completamente solo, e questo è grave, oppure non si è accorto di quello che gli stava succedendo, e sarebbe altrettanto grave. Non so, forse non avrà voluto combattere, non avrà voluto insistere, per continuare alle Papesse, bloccando la strada a questo giovane Pierini o a qualunque altro, e se è andata così, è ancora più degno di stima, anche se lo dico con rammarico, per non aver esacerbato una questione che forse e comunque avrebbe sortito gli stessi risultati, e magari con più ferite.
    Non so quale fosse lo stipendio di Risaliti, so di altri direttori valevoli che ricevono meno della paga di un qualsiasi barman di un locale à la page, e che, nonostante ciò, sacrificando a volte pure la famiglia, continuano il mestiere per la loro passione, per diffondere e difendere, questa volta sì un’idea di arte, altrimenti negata. So di altri direttori che guadagnano bene perché si sono costruiti un alentour tale da permetterglielo, ma nonostante ciò, sembra non dimentichino antiche passioni. So di direttori e galleristi intoccabili gestori del patrimonio pubblico e della memoria di autori che l’han fatto, che hanno sfruttato per bene il sistema delle rotazioni, dei magazzini e delle autentiche, e questi sono i direttori vincenti, non sono sempre le stesse persone, ma lo stesso modello, che piace all’Italia.
    Per questo temo quel che potrebbe venir fuori dalla privatizzazzione in italia, anche se Alf ha ragione in questo caso.

    Perché se una cosa sbagliata, a mio avviso, è stata detta qui, è che il museo non si debba identificare con il suo direttore.(c’entra e non c’entra, ma qualcuno ha poi continuato il lavoro partito con Ronchey sulla catalogazione delle opere d’arte in Italia?)
    In ultimo.
    Il problema è anche quello di essere accreditati dall’internazionale, ma qual è l’idea di internazionale? Ci sono tanti modi tante idee differenti, come in arte in letteratura, c’è Chricton, Rowling e altri, c’è Calvino, Saramago, Bukowsky… C’è l’internazionale di stampo anglosassone e l’internazionale fuori dal coro, quello dei grossi collezionisti che fanno il mercato, e un altro, quale è da seguire, o, perché no, da inventare? E poi bisogna sempre seguire, santa polenta, o farsi seguire?
    Spero, per questo, che almeno, al museo delle Papesse ritorni il suo ideatore e creatore oppure si rivolga subito alle tante strutture che lo aspettano, questa volta stando attento e prevenendo le azioni delle cialtronerie amministrative sempre in agguato.

  34. Caro Fabrizio,
    la perfezione non è affatto una virtù, anzi, è quanto di più noioso ci accade di incontrare.
    In questo si, l’articolo di Teresa Macrì è davvero perfetto.
    Ciao, Biz.

  35. Ricevo all’istante la notizia della rimozione di Sergio Risaliti dal suo incarico come Direttore del Palazzo delle Papesse a Siena.

    Risaliti ha lavorato in questi quattro anni dando a Siena e di Siena una nuova immagine, non oleografica, moderna, dandoci la certezza e non solo l’impressione che questa amata città fosse, oltre che caparbiamente attaccata al proprio glorioso passato, anche vigile e propositiva sull’oggi.

    Possiamo dire che Siena è diventata, grazie al lavoro svolto alle Papesse, un importante centro di produzione della cultura contemporanea, così come lo sono per noi altre città nel mondo, quasi ignote, non fosse che per il loro museo, la collezione, le mostre.

    Il lavoro svolto da Risaliti e dalla sua equipe ha dato a Siena un grande contributo, ma il suo lavoro ha avuto modo solo di porre le prime basi.Non si può pensare di portare a termine una impresa in così poco tempo.Interrompere adesso significa anche buttare alle ortiche il lavoro svolto e non raccoglierne i frutti.

    Questi li raccoglie la città e non il Direttore. Con un simile diniego Siena perde la partita e perde i risultati fin qui raggiunti.

    La brusca interruzione di questo incarico priva noi di un sicuro riferiòento nel panorama già così debole delle istituzioni italiane che fondano il contemporaneo. E priva la città di Siena di uno dei suoi più interessanti progetti.

    Certe decisioni si basano solo sulla solita ignoranza (in senso letterale) di qualche sindaco od assessore che ignorano, appunto, i delicati meccanismi che regolano la vita culturale ( e quindi democratica) di una città.

    Il sindaco di Siena, Dott.Cenni, cui nemmeno la laurea sembra aver portato consiglio, farebbe meglio a rivedere la propria sciagurata (per lui e per Siena) decisione, e tenersi quello che è subito apparso come uno dei migliori direttori di museo degli ultimi anni, nel panorama europeo.

    Massimo Minini, Brescia.

  36. in fin dei conti siena non mi è mai piaciuta, se non ci fosse stato sergio non ci sarei tornato più. hanno tolto sergio. VIVA SERGIO!

  37. sindaco cenni: vorrei proporLe Luciana Turina Per le pubbliche relazioni alle papesse.
    La vedrei molto bene, Fa una carbonara incredibile.
    Un abbraccio forte a Sergio,
    non dimenticarti noi siamo l’elite.

  38. Petricci: «Pierini alle Papesse
    è il segnale del rinnovamento»

    Nuova presa di posizione sull’avvicendamento alla guida del Palazzo delle Papesse, con la nomina di Marco Pierini come nuovo direttore al posto di Sergio Risaliti. Questa volta è Simone Petricci (nella foto), consigliere comunale Ds e membro della segreteria cittadina del partito, a intervenire controbattendo ad alcuni temi apparsi sui media nazionali.
    «La direttrice della ‘Fondazione Teseco’ Maria Paoletti — afferma Petricci — taccerebbe la locale ‘sinistra’ di governo di autolesionismo per aver adottato un provvedimento così poco sensato da far scaturire nell’opinione pubblica una valutazione negativa e tale da ledere una futuribile tenuta elettorale.Non sta a noi esprimere un giudizio tecnico sull’operato di Risaliti, senz’altro di altissimo livello. Tuttavia non possiamo accettare che ragioni dettate da necessità amministrative e gestionali, supportate anche dalla volontà di favorire la crescita professionale di nuove competenze sviluppatesi in città, vengano interpretate strumentalmente dall’esterno come il prodotto di un regolamento di conti politico».
    Petricci difende quindi la scelta di Pierini come un segnale di innovazione: «La sua individuazione – con un curriculum invidiabile accresciuto negli anni con un lavoro spesso ingrato e condotto nell’ombra – denota una importante inversione di tendenza nelle scelte operate dal Comune nel settore della cultura, che finora sembrava non prendere in considerazione la presenza sul territorio di giovani in grado di creare una nuova categoria di amministratori».
    Secondo Petricci, la scelta è «coerente con il programma del sindaco Cenni, laddove si parla del delicato rapporto fra sviluppo delle risorse della città e creazione di posti di lavoro. E’ certo che una sola nomina (tra l’altro con un compenso di gran lunga più sostenibile di quello faraonico del suo predecessore) e di un gruppo di suoi collaboratori (che ci auguriamo abbiano le stesse caratteristiche di Pierini) non risolve completamente il problema. Ma certo rappresenta un punto di inizio per valutare l’affidabilità di risorse umane e l’opportunità di un investimento sull’offerta ‘locale’».

  39. La Maria Paoletti ha ragione. Povera sinistra mia come sei ridotta…rifarsela con i musei per dare schiaffetti politici ai predecessori (che poi erano sempre della parte vostra…).

    E poi vi sorprendete se vince berlusconi??? Ma VIVA VIVA Berlusconi e Sgarbi se la sinistra è questa, se la sinistra stupra i Centri d’Arte por soddisfare a piccole logiche da sezione o, peggio, da bar…

  40. Dopo tre anni se ne va il direttore del centro d’arte contemporanea, al suo posto Marco Pierini
    Siena, svolta alle Papesse il Comune scarica Risaliti

    BEATRICE MANETTI

    Dal primo gennaio di quest’anno Sergio Risaliti non è più direttore del Palazzo delle Papesse di Siena. A prendere il suo posto è Marco Pierini, un giovane storico dell’arte che dal 1998 dirige il Museo Diocesano di Pienza. La notizia è stata comunicata a Risaliti direttamente dal sindaco di Siena Maurizio Cenni in un colloquio avvenuto il 27 dicembre, con soli quattro giorni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato. Insieme al direttore, fanno i bagagli anche i suoi collaboratori più stretti, che resteranno “in carica” solo per portare a termine i progetti già avviati, primo fra tutti la mostra sul collezionismo privato italiano «De gustibus», in programma dal 2 marzo. Nelle sale e negli uffici della Papesse la notizia ha gelato tutti, anche se non arriva totalmente inaspettata: già dal dopo elezioni, con il rinnovo dell’amministrazione comunale, qualcosa era cambiato. Ma mentre Risaliti si trincera nel silenzio, dal suo staff le uniche reazioni sono di sconcerto, di sbigottimento e di rabbia.
    Per il sindaco di centrosinistra Maurizio Cenni, eletto nel maggio dello scorso anno, si tratta invece di una decisione annunciata: «Il dottor Risaliti, il cui contratto era scaduto nel giugno del 2001, aveva avuto una proroga di sei mesi e quindi sapeva benissimo che in quel periodo ci saremmo attivati per cercare un’altra soluzione. Soluzione che gli è stata comunicata il 27 dicembre. Detto questo, ci tengo a precisare che Risaliti resterà in forze alle Papesse come curatore della mostra sul collezionismo e di altre iniziative previste per il 2002». Che la decisione del Comune di Siena non implichi un giudizio di merito sulla professionalità di Risaliti lo dimostra il fatto che il piano di lavoro per il 2002 resterà quello messo a punto dal direttore uscente. «Sono perfettamente consapevole prosegue il sindaco dei meriti di Risaliti, che ha portato le Papesse ad altissimi livelli. La sua sostituzione è stata dettata semplicemente dalla necessità di una gestione amministrativa più aderente alle esigenze del centro. In altre parole, avevamo bisogno di una persona che oltre a competenze di tipo artistico ne garantisse anche altre più strettamente amministrative».
    Così Sergio Risaliti lascia le Papesse, che dirigeva dal 1998, anno di nascita del centro d’arte contemporanea, scelto e sostenuto dal precedente sindaco Pierluigi Piccini. Oggi però Piccini non c’è più e molte cose sono cambiate. Intanto in questi giorni il Comune ha deciso di potenziare i propri investimenti: «La Fondazione Monte dei Paschi ha confermato il suo finanziamento di un miliardo e mezzo, il Comune metterà altrettanto. A breve apriremo un cybercaffè, un bookshop e sistemeremo definitivamente l’impianto di climatizzazione. E sempre alle Papesse farà capo il Deposito di arte contemporanea di prossima apertura, dove gli artisti residenti a Siena e dintorni potranno trovare spazio per le loro opere». Che la scelta di Marco Pierini, legato all’entourage di un vecchio avversario di Risaliti come Omar Calabrese, abbia suscitato il sospetto di un regolamento di conti di natura politica, non sembra toccare minimamente Cenni: «Credo che Calabrese abbia appreso la notizia dai giornali».

  41. La più dura è Maria Paoletti, direttrice della Fondazione Teseco per l’arte contemporanea di Pisa: «Al di là della mia stima personale per Sergio Risaliti credo che oggettivamente non si possa non riconoscere il grande exploit che ha fatto il Palazzo delle Papesse nel giro di tre anni: un risultato che non era né scontato né facile. Basti pensare al Pecci, che in quindici anni di attività ha finito per adagiarsi su una programmazione senza brividi o per presentare solo artisti di fama consolidata. Quanto alla nuova amministrazione di Siena, non voglio darne un giudizio politico, ma mi fa venire il sospetto che la sinistra le sconfitte elettorali se le vada a cercare». Solidarietà, e forse anche qualcosa di più, arriva a Risaliti proprio dalla sinistra sotto accusa, nella persona dell’assessore alla cultura del comune di Firenze Simone Siliani: «Non conosco i motivi che stanno dietro alla decisione, ma se avessi una risorsa di questo genere, e purtroppo non ce l’ho, farei di tutto per non perderla. Tanto più che risultati come quelli ottenuti da Risaliti a Siena, che al pari di Firenze non è particolarmente vocata per l’arte contemporanea, non sono acquisiti una volta per sempre, ma devono essere continuamente confermati. Per quanto mi riguarda giudico l’esperienza di “Boom!”, nella quale il Comune di Firenze ha collaborato con Risaliti, estremamente positiva: sapere che una competenza come la sua è di nuovo sul mercato è molto interessante». L’artista Roberto Barni vede le cose in una prospettiva più ampia: «Sergio è senza dubbio di una persona molto capace ed efficiente, con grandi doti organizzative, che in questi anni ha lavorato bene. In questo senso, quindi, mi dispiace molto. Se poi mi chiede un giudizio sugli ultimi avvenimenti nell’arte contemporanea, allora è un altro discorso. Non mi riferisco a Risaliti in particolare, ma a una situazione diffusa per cui i giovani critici, oggi, si occupano di vicende “giovani”, che non sempre trovo convincenti».
    Ed è proprio un critico “giovane”, Giandomenico Semeraro, a schierarsi apertamente a favore di Risaliti: «Quello che dispiace è che si vanificano tre anni di lavoro, si manda all’aria un progetto che aveva già avuto riscontri positivi». Lapidario Alessandro Bagnai, uno dei più importanti galleristi di Siena: «Purtroppo i comuni dovrebbero essere esperti di arte contemporanea e sapere esattamente cosa vogliono fare. Non so se sia il caso di quello di Siena, perché ho scarsissimi rapporti con i suoi rappresentanti. Ma prima di giudicare aspettiamo di vedere cosa farà il nuovo direttore».

  42. In tutte le città attorno ai musei prestigiosi si aggirano persone a far la coda e l’anticamera dall’uffico dei direttori per chiedere una celebrazione espositiva del loro lavoro. Prima è una richiesta contenuta e sussiegosa, piena di riverenza e salamalecchi, che si trasforma dopo il primo diniego, in una pretesa avvelenata e critica via via in crescendo, minacciando ricorsi e vendette.
    Agli occhi del direttore criticamente onesto, queste minacce non hanno alcun potere, sono umanamente comprese, ma non toccano l’idea di arte da trasmettere, idea non dettata da motivi di guadagno o credibilità, o da diktat imposti dall’alto, ma scelta da una coerenza propositiva e da una visione sia personale sia maturata dallo studio, dalla competenza e dal continuo lavoro di aggiornamento.
    C’è chi opta per una visione storica, chi per una documentarietà non disgiunta dalla sensibilità, chi per cercare di fermarsi e riflettere su un momento particolare e sfuggente come l’attuale.
    Può esser vista come manifestazione di potere da molti, ma è semplicemente la manifestazione di una personalità pensante e appassionata (perché il guadagno personale è una cosa che non spinge certo, come primo impulso, alla carica di direttore di museo, è una cosa secondaria e marginale).
    Si tratta di scelte, tanto è in fermento e vasto il mondo dell’arte nel suo farsi come il mondo dei ripensamenti e studi della critica.
    Poi c’è tutta una parte che mi è sconosciuta ed è la più gravosa, quella del reperimento dei fondi nell’organizzazione di una mostra, dei bilanci, insomma la coté amministrativa, fatta di conti, virgole, percentuali: ma ogni giorno un direttore di museo, rispettabile, deve fare i conti con tutto ciò, a volte dovendo giungere a piccoli compromessi.
    Compromessi però sempre entro un limite impostogli dalla sua dignità intellettuale.
    E poi c’è anche il delicato rapporto con la politica, amministrativa e maneggiona, che caratterizza la vita della provincia italiana, non più dello Stato.
    La Provincia più becera che ha acquistato una voce forte, sempre sopra le righe, fuori tono, la provincia che prima mugugna e poi sbraita agitando le braccia, andando avanti a gomitate, spintoni, sganassoni per giungere alla ormai consolidata e pratica pugnalata nel fianco a chi non la vuole ascoltare.
    Ecco allora, insegnanti di disegno, incisori del Palio, esperti di nudi modiglianisti, decoratori di palazzi alla neopicasso, performers delle sagre della fionocchiona, videoartisti dei maneggi, vedutisti del Duomo “sul mattutino,a mezzo del giorno e nella notte di fiaba”, naturomortisti sofficiani, fare inversione di rotta e spostare la loro questua ad altre anticamere, dove si sentono più sicuri, per meriti elettorali, per attivismo politico, per la cucina e le grazie di lor consorti, perché ti ricordi quando andavamo a scuola insieme, e quel favore su quel podere e l’eredità delle vecchietta, e poi hai tante mie opere in casa, potresti dare più valore alla tua collezione… insomma vanno dove il terreno è più fertile e la sospirata richiesta attechisce con facilità, dando sicuri frutti.
    Qualcun altro, questa volta proveniente dall’amministrazione, passa poi dal giornale locale, con nome altisonante e pretenzioso, e un cronista fantasioso e forbito di bella speranza si mette all’opera, con articoletti denigratori, attaccando, con ricorrenza non sospetta, con argomentazioni le più disparate e contrastanti il nemico, colui che fa spendere al Comune di Siena un sacco di soldi, colui che è appoggiato da quella parte politica, che fa le mostre stupide, o solo ai suoi amici, o ha intrallazzi con le gallerie, che devono vendere, benedetto il conflitto di interessi!, e via per questa strada, dimentico della vera arte del luogo, fatta da autoproclamatosi réfusés dop ( non è escluso che tra questi vi siano dei veri artisti, ma quello che li fa essere stonati è il desiderio di cancellazione).
    E poi partono le lusinghe a giovani pretendenti al trono, basta che non abbiano tanti grilli per la testa e siano sfruttabilissimi, anche a coprire e a rivoltare la faccenda, trasformando una rimozione d’interesse, in un prodigo interessamento dell’amministrazione verso i giovani, questa tanto brava amministrazione che protegge e incoraggia, solo sé stessa però.
    Non conosco Risaliti, del quale apprezzo le idee e il lavoro, pur non condividendone il gusto artistico, ma capendo le sue scelte e rispettandole (il problema è mio che devo anocra imparare a discernere entro le nuove forme espressive, e in questo mi è stato d’aiuto, indirettamente)
    Né ho nulla contro il Signor Pierini, non lo conosco e confido nella sua buona volontà culturale, preparazione e serietà.
    Spero anzi e vivamente,che riesca a sotterrare i suoi futuri nemici, che sono ora suoi sostenitori, nel bene dell’arte.
    (e non lo dico certo per motivazioni politiche di destra o di sinistra, perché sinceramente non riesco a intuire in questo caso la differenza di comportamento e decisione)
    Un saluto

  43. ringraziamo il Blasio giornalista per averci alleggerito di chi, dopo duccio, aveva rifatto siena capitale dell’arte.

  44. Vi siete fatti ridere dietro pure da Firenze. Pure da Firenzeeeeeeeeeeeeee….hanno detto che Risaliti lo prenderebbero voletieri loro! Ho fatto bene ad andare via. Il medioevo con le fibre ottiche fa ridere tutt’Europa: BRAVIIII

  45. Carissimo direttore Riccardo Barenghi, mi trovo costretto a dovere ribattere a un articolo pubblicato dal vostro giornale il 5 gennaio scorso dal titolo Doppio taglio al Palazzo delle Papesse di Siena.
    Siamo stati coperti di offese solo perché abbiamo deciso di non rinnovare il contratto al direttore del centro d’arte contemporanea Palazzo delle Papesse, per dare l’opportunità a un nuovo giovane direttore di crescere e di affermarsi nel panorama nazionale e internazionale dell’arte.
    Ci avete accusato di tagliare i fondi alle Papesse, ma è falso perché investiremo ancora di più che nel passato (e abbiamo già investito più di dieci miliardi).
    Ci accusate di applicare le solitissime e insopportabili logiche di potere locale.
    Io credo sia sostenibile, senza essere tacciati di secessionismo, che una comunità locale debba esprimere il proprio gradimento verso un’iniziativa, finanziata da denaro pubblico, così delicata e particolare come un centro d’arte contemporanea. Credo sia anche un dovere di una pubblica amministrazione tenere conto del pensiero dei propri concittadini che con i loro soldi, e non con quelli di nessun critico d’arte, hanno fondato un museo divenuto in pochi anni prestigioso consegnando al mondo dell’arte un volto nuovo come Sergio Risaliti. Non posso accettare che Siena sia tacciata di ottundimento e di poco impegno nella gestione dei musei. Spendiamo, in proporzione, probabilmente più di qualsiasi altra città italiana per conservare il nostro patrimonio storico e artistico, per valorizzarlo. Le Papesse non sono sorte, come scrive la vostra giornalista, dal nulla o quasi, perché l’utopia del suo direttore è stata supportata da un investimento massiccio, considerato che si tratta solo di soldi pubblici della comunità senese.
    Non è vero che i nostri sono budget ridotti. Una città di 54 mila abitanti che ogni anno investe, solo nell’arte contemporanea, più di due miliardi per mostre e iniziative è una realtà impegnata e viva. Cordialmente.
    Maurizio Cenni

  46. Cari amici,

    come la penso sulla questione Papesse ormai lo sapete bene, e confermo.
    Ma questa dichiarazione di Cenni introduce un elemento nuovo nella mia officina del giudizio.
    Penso che quando si parla di pelo sullo stomaco ci vengono facilmente a memoria alcuni individui che ne hanno interi rotoloni di moquette, senza risparmio di materiale.
    Vi ripropongo questo delizioso, nastrato, equilibrismo di Cenni:

    “Io credo sia sostenibile, senza essere tacciati di secessionismo, che una comunità locale debba esprimere il proprio gradimento verso un’iniziativa, finanziata da denaro pubblico, così delicata e particolare come un centro d’arte contemporanea”.

    Che dire se non: APPUNTO!!
    E poi, rileggete questa sublime, scivolosa, accattivante, carezzevole, miope, ovvietà (inevasa):

    “Credo sia anche un dovere di una pubblica amministrazione tenere conto del pensiero dei propri concittadini che con i loro soldi, e non con quelli di nessun critico d’arte, hanno fondato un museo divenuto in pochi anni prestigioso consegnando al mondo dell’arte un volto nuovo come Sergio Risaliti”.

    Ora, mai, dico mai come in questo caso il Poeta aveva ragione quando disse: Quando qualcuno è d’accordo con me mi sembra subito d’avere torto.
    Un individuo nella posizione di Cenni, che sembra dunque non accorgersi di quanto gli accade intorno, obbligatoriamente mi fa pensare di avere torto nelle mie tesi.
    Cenni sarà anche una brava persona, ma di Arte dimostra di capirne come come un minatore belga s’intende di pizzo Cantù.
    Ma ormai sono demitridatizzato.
    Ciao, Biz.

  47. Ma c’è qualcuno che si ricorda di una, dico una, “grande mostra” messa in piedi dal Risaliti? o tutti si accodano ai piagnistei per la mania tutta italiana di accodarsi al gregge dominante? e per caso qualcuno si ricorda anche di qualche, che so, “scelta coraggiosa” alle Papesse? che so, aprire a qualche giovane che non fosse già sulla rampa di lancio di qualche biennale, che non fosse già ben supportato da quelle dieci gallerie onnipotenti in Italia (che oggi si affrettano a descriverlo come “il miglior direttore di museo” e baggianate del genere… e perché mai? perché ha portato gli artisti emergenti più “à la page” a Siena? tutto lì il gran lavoro del compianto ex direttore delle papesse?). vedo che nell’Italia berusconiana, che tanto dite di odiare, il conformismo, di destra e di sinistra, la fa – com’era prevedibile – da padrone. Tutti hanno lanciato grida scandalizzate, ma nessuno ha detto perché mai il Nostro avrebbe dovuto essere Insostituibile, pena l’accusa di voler fare i Grandi Giochi di Potere Occulti. Di giochi di potere, invece, il Nostro, non ne ha mai fatti? E Espresso, allora – tra Armani, Monte dei Paschi, galleristi “giusti” (solo quelli giusti, eh!, alla larga la marmaglia dell’arte!) – che cos’era? aprite gli occhietti, borghesi bellini…

  48. Gentile Sindaco,

    solo per farle notare che ormai tutti i più alti simposi hanno decretato che gli esborsi pubblici in cultura non sono “spese”, come lei afferma, ma investimenti!

    Un saluto

  49. Sempre la solita storia: il re è morto, viva il re! Risaliti è stato esautorato dal ruolo di direttore delle Papesse, e tutti a piangere il suo triste destino e la presunta immensa sventura capitata fra capo e collo all’intero mondo dell’arte. Neanche fossimo di fronte al nuovo Gombrich, alla reincarnazione di Argan, o a un giovane Dorfles, invece che a un furbo servo del potere vigente. La patetica difesa dell’oramai (si spera) ex direttore intentata da gente interessata come il gallerista Minini, vero deus ex machina della selezione tra gallerie buone e mercantaci scadenti alla scorsa edizione di Artefiera, la dice lunga sulle reali qualità di Risaliti. Sempre pronto a schierarsi coi vincenti e mai a proporre qualcosa di davvero nuovo. Orsù gente, sveglia!!! Gli artisti presentati da Risaliti, e tutti i curatori da lui chiamati, arrivavano direttamente dalle poche gallerie potenti che comandano nel nostro paese. Perché nessuno ricorda le liti furenti avute da Risaliti coi suoi collaboratori durante gli allestimenti delle mostre (chiedere ai critici Luca Cerizza e Stefano Chiodi se vorrebbero ancora avere a che fare con lui), perché nessuno ha il coraggio di scrivere che i giovani artisti che hanno esposto alle papesse (tipo Stefania Galegati) non ci rimetterebbero piede se restasse il Nostro, perché nessuno parla del pauroso buco di bilancio lasciato dalla passata gestione del museo? E come fa a essere grande un curatore che non si preoccupa nemmeno di verificare se il luogo alternativo scelto per una mostra possiede l’agibilità(è accaduto per BOOM), costringendo così l’esposizione alla chiusura immediata e causando una perdita finanziaria enorme alla collettività? Perché nessuno racconta che in Electa, dopo pochissimi mesi di collaborazione, nessuno voleva più aver a che fare con la sua maleducazione e arroganza e si preferì far slittare o saltare il programma già deciso di pubblicazioni sull’arte contemporanea (per altro sempre al servizio dei soliti potenti)? Risaliti ha aperto ai giovani, d’accordo, ma con moti meno soldi lo sta già facendo anche Fabio Cavallucci a Trento, e non per questo è stato preso da attacchi di egocentrismo folle come quelli che sembrano sempre colpire l’ex direttore delle papesse. Basta coi piagnistei!! Risaliti ha avuto tre anni per dire la sua, giusto che altri abbiano le stesse possibilità. Dovrebbe succedere lo stesso anche a Rivoli, a Prato, a Bologna, a Busto Arsizio (dove Fiz è forse l’unico direttore peggiore di Risaliti ancora in carica, ma si sa che siamo in questo caso di fronte a un pennivendolo). Invece in Italia ci lamentiamo delle tasse, e poi piangiamo chi come Eccher e Risaliti sperpera soldi pubblici solo per guadagno personale.

  50. altro che anonima e anonima…questo ultimo messaggio ha l’email della rivista ARTE di Giorgio Mondadori Editore…une bella firma, altro che anonimato…

  51. Ovviamente sono d’accordo con quanto scritto da Picchio.
    Non è da oggi che la penso così, bensì, come per ogni altra cosa che abbia a che fare con l’opinione in Exibart, anche per questo sono antesignano.
    Su una cosa però il mio pensiero è divergente: definire Risaliti servo del potere mi sembra una forzatura, e il pulpito di Picchio, la Mondadori, non mi pare faccia onore all’autore del commento.
    A meno che Picchio non creda di avere ragione solo per il fatto che alla Mondadori conoscono bene sia il potere, quanto la servitù.
    Ciao, Biz.

  52. Picchio sta per picchiato, vero? Sa, caro signor… ehm… , si capisce che le piacerebbe diventare direttore di un museo. E visto che fino ad ora la fortuna non le ha arriso, critica chi c’è riuscito? Suvvia, prima poi vincerà anche lei al Lotto? Nel frattempo, continui a fare il pennivendolo…

  53. mmm vediamo un po mmmm a rigor di logica. Un tontolone vuole mettere un commento anonimo, ma come un tontolone si dimentica di omettere la sua tontolonissima email. Cosi noi scopriamo essere un appartenente a quella schiera di marchettari amanti di squallidissimi dipintori che è la redazione di ARTE…
    Il tontolone elogia Cavallucci…mmm…vediamo un pò. Cavallucci, nella sua galleria di trento, tempo fa ha organizzato una importante tavola rotonda, emh, ed ha invitato un redattore di ARTE, ehm….tana?

  54. Ben scavato, vecchia talpa! A giudicare dal livore che sprizzi da tutti i
    pori, il tontolone Picchio deve aver colpito nel segno, eh Filibustiere
    Anonimo, se persino uno come l¹altrettanto anonimo Biz gli ha dovuto dare
    ragione? Forse vi rode il culo quando qualcuno, invece di spargere
    leccaculissime leccate di culo verso l¹ultimo potentino di turno, dice
    finalmente la verità su come funzionano le cose in questo stracazzuto
    sistema dell¹arte? O magari qualcuno dei tanti pecoroni è capace anche di
    ribattere punto per punto a quel tontolone di Picchio (che forse, da buon
    tontolone, se la sta ridendo sotto i suoi baffi mondadoriani, che ne dici
    Filibustiere?), anziché riempire le pagine dei commenti di giaculatorie ad
    uso e consumo del prossimo incarico miliardario del signor Risaliti? O forse
    dovreste fare un saltino a Siena, a sentire cosa ne dice VERAMENTE la città:
    al confronto, le cose dette da Picchio vi sembreranno niente più che blandi
    eufemismi, altroché propaganda dei tanti galleristi interessati…

  55. Anonimo Talpone,
    arrivi in ritardo.
    Ma questa non è una notizia, anzi, a giudicare dalla pochezza di come esprimi la tua ironia da baraccone sembra, piuttosto, una tua consuetudine.
    Non è da ora che ho espresso quell’opinione sulla questione, ripeto, sono stato il primo, ed ora tu come altri pupazzi ripetete quello che io ho già detto sin dall’inizio, e se solo riuscissi a trovare il tempo, tra una scurrilità e l’altra, di usare le dituzze per leggere cronologicamente gli interventi te ne accorgeresti.
    E poi, tanto anonimo non sei, gli imbecilli sono la categoria più diffusa su questa terra.
    Non l’ho mai fatto, ma quando deciderò di “leccare il culo” a qualcuno ti chiederò di porgermi la faccia.
    Ciao, Biz.

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