20 marzo 2012

I colori della passione sono in scena: Bruegel rivive sullo schermo grazie alla regia di Lech Majewski

 

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Vi ricordate Basquiat? No, non l’artista, ma il film a lui dedicato, del 1996? Ecco, ora il suo sceneggiatore (che aveva lavorato accanto a Schnabel) Lech Majewski, “genio creativo e visionario”, arriva con I colori della Passione. The Mill and The Cross (Il mulino e la  croce), un’analisi del dipinto La salita al Calvario (1564) di Pieter Bruegel. Attraverso la tecnica dei tableaux vivants (e come non ricordare la Deposizione di Rosso Fiorentino nell’episodio di RogopagLa Ricotta” di Pier Paolo Pasolini) Majewski arriva oggi con questo nuovo lungometraggio, che ha richiesto ben tre anni di realizzazione e una grande pazienza tecnica e immaginativa, attraverso il ricorso alle più innovative tecnologie di computer grafica e 3D.
Il film che viene definito come «un enorme arazzo digitale nel quale, svariati livelli di prospettiva, multiformi fenomeni atmosferici e una moltitudine di persone, rendono lo spettatore partecipe di una magnifica esperienza estetica» sarà proiettato a Milano, mercoledì alle 19.30, al cinema Palestrina, e a Roma, venerdì alle 10.00, al cinema Barberini. A seguire, in tutte e due le date, il regista terrà una conferenza stampa.
Le riprese, eseguite in Polonia, Repubblica Ceca, Austria e Nuova Zelanda, in paesaggi accuratamente scelti che ricordano quelli dei dipinti di Bruegel, riproducono la Passione di Cristo ambientando la scena nelle Fiandre del XVI secolo, territorio sconvolto dalla brutale occupazione spagnola. Il protagonista della narrazione è il pittore stesso, che viene interpretato da Rutger Hauer, intento a catturare frammenti di vita di una dozzina di personaggi tra cui la famiglia del mugnaio, due giovani amanti, un viandante, un’eretica e la gente del villaggio. Le storie disperate di questi uomini e di queste donne, costretti ad affrontare la sanguinosa repressione in corso, si sviluppano e si intrecciano sullo sfondo di un paesaggio popolato da oltre cinquecento figure. Tra di loro, oltre al pittore, ci sono l’amico e collezionista d’arte, Nicholas Jonghelinck, alias Michael York, e la Vergine Maria, impersonata da Charlotte Rampling. I vari fondali delle scene, introdotti con il metodo filmico del “Blue screen”, sono stati dipinti dallo stesso Majewski, citando fedelmente gli sfondi di Bruegel. Senza mezzi termini si tratterà certamente di un lungometraggio “ispirato”. 
Quello che vorremmo evitare è un risultato troppo stucchevole, anche se le partecipazioni al Sundance Film Festival, la menzione speciale al San Francisco Film Critics Circle e i premi al Viareggio EuropaCinema 2011 come miglior film Europeo, migliore regia internazionale e il premio come miglior attore a Rutger Hauer, fanno ben sperare.

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