03 aprile 2012

La doppia faccia della fotografia è in scena alla Bevilacqua La Masa. Dove le immagini nascondono contraddizioni dietro l’apparenza

 

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Apre domani, alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, “Doppio gioco – L’ambiguità dell’immagine fotografica”, una selezione di 19 artisti provenienti dall’archivio fotografico della collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, a cura di Filippo Maggia. Fino al prossimo 24 giugno, nella galleria di piazza San Marco, saranno visibili una serie di immagini che all’apparenza appaiono come seducenti e ludiche ma che se osservate attentamente rivelano una serie di nodi irrisolti e di difficili questioni legate alla realtà sociale, alla manipolazione delle informazioni, ai complicati rapporti di alcune comunità con il proprio passato. Un’altra mostra a tema antropologico-sociale dopo la piuttosto discussa “io, tu, lui, lei”, che mette in scena la diversità di genere sessuale attraverso un approccio documentaristico sulla popolazione glbt di Venezia cresciuta a cavallo degli anni ’40 e ’50.
Gli esempi di questo straniante catalogo di immagini in mostra sono realizzati da alcune delle più famose figure della fotografia contemporanea, tra cui citiamo Cao Fei, Cina, Iosif Király, Romania, Yasumasa Morimura e Tabaimo, Giappone e David Zink Yi, Perù.
In tutto, in mostra, saranno presenti 49 fotografie che creano una serie di cortocircuiti mentali e culturali rispetto all’immagine di partenza: ci sono gli 11 scatti di Zbigniew Libera che compongono un’installazione “giocattolo” intitolata LEGO Concentration Camp, una ricostruzione con i celebri mattoncini delle immagini stereotipate dei lager nazisti: un’opera che allude alla facilità mediatica con cui ci relazioniamo con una delle pagine più tragiche del Novecento. E oltre alla storia e alle digressioni culturali, in alcuni casi si prende in esame anche il lavoro dell’artista, come nel caso della serie fotografica Artist at work, firmata da Mladen Stilinovic: le immagini raffigurano il fotografo ritratto mentre si rigira semi-assopito tra le lenzuola del suo letto. Una presa di posizione contro il potere dell’idea del fare che pervade tutti i campi: a dispetto di tutte le teorie sulla produttività, sostiene l’artista «l’ozio è la condizione unica e necessaria alla creazione». Punti di vista? Forse, ma che di certo non faranno mancare nuovi dibattiti sulla funzione e l’essenza della fotografia.

1 commento

  1. Siete sicuri che la mostra Io tu lui lei abbia un “approccio documentaristico e antropologico-sociale”? A me non è sembrato proprio, se non in minima parte… Ho visto invece opere d’arte ispirate dalla vita di un gruppo di persone. Forse, con certi argomenti, uno vede sempre quello che vuol vedere. Ammesso che l’autore dell’articolo la mostra l’abbia visitata davvero.

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