26 aprile 2012

fino al 15.VI.2012 Andrew Mania Milano, Brera Art and Design

 
Opere poliedriche, create o assemblate, che, per le posture e gli sguardi vacui dei soggetti, ricordano l’iconoclastia antica delle chiese e dei luoghi sacri -

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Per la loro essenza enigmatica, le opere di Andrew Mania (Bristol, 1974), portano lo spettatore a ricercare nella filosofia, nella teologia fin addirittura nella religione ciò che l’artista vuole esprimere attraverso le sue creazioni. Opere poliedriche che vengono create, alcune anche assemblate, su svariati supporti e con diverse tecniche pittoriche dal pastello alla grafite che, per le posture e gli sguardi vacui dei soggetti rappresentati fanno correre il pensiero all’iconoclastia antica delle chiese e dei luoghi sacri. Da sempre la tematica del ritratto è stata dominante all’interno del panorama artistico, ma Mania si distacca dal classicismo dei ritratti fisiognomici per focalizzare l’attenzione su un’acuta analisi psicologica del soggetto, tradizione che affonda le sue radici nella scultura egizia o in quella mesopotamica, in cui stesse figure indicavano, tramite l’apposizione di nomi differenti, personaggi diversi, nei quali il nome costituiva un valore identificativo ben più valido dei tratti fisiognomici. In Caius i tratti del volto sono semplificati, ricostruiti essenzialmente attraverso linee tonali, senza il minimo accenno chiaroscurale; l’assenza di plasticità e “verosomiglianza” a cui oggi l’occhio umano è abituato a rapportarsi quando osserva una qualsiasi immagine, lasciano posto all’anti-naturalismo. Il sorriso ambiguo del ragazzo ritratto, l’essenzialità
Una veduta delle opere in mostra

 del disegno e il contrasto con lo sfondo, richiamano anche una delle famose tele di Alex Katz, intitolata January, la cui protagonista è una donna dinnanzi a un bosco d’inverno: immancabilmente lo spettatore non può che domandarsi cosa si celi dietro quell’ermetica espressione e quali pensieri animino le menti dei personaggi.  «Mi piace il fatto che il visitatore possa avere un contatto visivo con il ritratto» dichiara l’artista, in un’intervista rilasciata al quotidiano “The Guardian”, e così è, perché lo sguardo efebico di Joshua segue l’osservatore in tutti i suoi spostamenti e lo attrae non solo per il gioco illusorio, ma anche per l’ambigua espressione languida, come se il giovane si offrisse agli sguardi del pubblico. Sono ritratti indagatori, che vogliono esprimere personalità complesse, che però, proprio per queste caratteristiche, coinvolgono ed incuriosiscono perché non si riesce ad individuare quale sia l’espressione iconica che l’artista voglia rappresentare. Potrebbe trattarsi di una celebrazione del misticismo, del narcisismo o per i volti ammiccanti, persino dell’egocentrismo, ma certo è che (così come Gustav Klimt circondò le sue figure di astratte decorazioni geometriche, i Fauves estremizzarono il colore e Picasso, nel ritratto di Geltrude Stein, sperimentò per la prima volta suggestioni cubiste) Mania, attraverso queste opere, concentra l’attenzione sui caratteri “interiori” dell’individuo che permettono di liberare la creatività dell’artista, non più vincolato alla rappresentazione pedissequa della realtà. 

greta capelli 
mostra visitata il 20 aprile 2012

dal 19 aprile al 15 giugno 2012 
Andrew Mania 
Portraits
a cura di Francesco Pantaleone
BAD – Brera Art and Design
Via Marco Formentini 4/6 (20121) Milano
orario: da lunedì a venerdì, dalle 10.00 alle 19.00
Info: +39 393 4356108 / +39 02 89011962 – info@fpac.it – www.fpac.it

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