28 aprile 2012

Modigliani. Vita, morte e miracoli del controverso pittore diventano un musical. “Modì” al Teatro Leonardo di Milano

 

di

Amedeo Modigliani - Donna con occhi blu - 1917 - olio su tela
Era nato al Livorno nel 1884, e fin da giovanissimo aveva dimostrato una spiccata attitudine al disegno, e alla cagionevolezza di salute. Allievo di Giovanni Fattori e Silvestro Lega, nel 1906 si trasferì a Parigi, sviluppando lo stile unico e non ascrivibile a nessuna corrente che oggi conosciamo. Uno stile di vita dissoluto, uno studio prima a Montmartre e poi a Montparnasse e, nel 1918, l’amore della vita identificato in Jeanne Hébuterne, pittrice che dipinse insieme a “Modì”, com’era soprannominato Modigliani, gli ultimi due anni di vita del pittore, che morì a 35 anni in preda alla meningite. All’indomani della scomparsa del pittore, anche la compagna si suicidò, gettandosi nel vuoto e ponendo fine nella maniera più tragica possibile a una delle vicende artistiche riconosciute come le più “maledette” del Novecento.
Ora Modì rivive nell’omonimo spettacolo del compositore e regista Gipo Gurrado, in scena dal prossimo 2 maggio al Teatro Leonardo di Milano. «Modì è un musical che non ha nulla a che vedere con tutti gli altri musical. Come Modigliani, pur essendo un pittore, non aveva nulla a che vedere con tutti gli altri pittori» afferma Gurrado. «In fondo il mio Modigliani è una persona normale che affronta la vita precaria di chi cerca di vivere d’arte ieri come oggi» commenta ancora Gurrado. «Era difficile nella sua epoca, come lo è nella nostra: sta a noi artisti batterci e trovare motivazioni sempre diverse». Una piéce che in qualche modo riscrive il valore e la necessità di vivere il proprio sogno anche in epoche non facili, come poteva essere la Parigi del primi del ‘900. «Modì mette in scena, attraverso una partitura musicale continua, questa affascinante epopea lasciandone i contorni sfuocati e procedendo per macchie di colore, di ricordi, di atmosfere, proprio come un ritratto dipinto in uno squallido atelier parigino, riscaldato a malapena da una piccola stufa» chiude il regista. Una favola nera, moderna e contemporanea.

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