09 luglio 2012

ILLUSTRATED SONGS L’Africa psichedelica

 
Il videoclip che segna il debutto di Zhala, grazie all'arte di Makode Linde, fonde segni arcaici con geometrie acide. Rendendo visibile un mondo fatto di tecnologia e di una cultura fuori dalle industrie musicali

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La Svezia è sempre stata un punto di riferimento per le melodie frizzanti, divertenti. Da Robyn al produttore Max Martin (Britney Spears, Katy Perry), passando per gli ABBA e i Cardigans, questo Paese ha saputo esprimere, in musica, il calore che il clima non gli concede spesso. Ma il piccolo Stato scandinavo mai aveva dato prima i natali ad una creatura così magnetica e surreale come Zhala.
La cantante, di origine curda, ha cominciato la sua carriera collaborando con svariati musicisti svedesi, tra cui Lykke Li, di cui è stata corista durante un suo tour che è arrivato fino in America. Dopo questi  esperimenti, Zhala ha pensato di fare musica a modo suo: è nato così Slippin Around, il singolo di debutto da solista, che si ispira a tutte le sue fantasie musicali (come l’amore per la musica curda) e che è pienamente influenzato dal sound nordico, con elementi dei The Knife e di Nicki & The Dove, le ambientazioni misteriose tipiche dei Gazelle Twin, e un pizzico di allegria alla Santigold.

Non avendo alle spalle una casa discografica, Zhala ha pubblicato il brano attraverso un videoclip, diffuso sul web, realizzato dall’artista svedese Makode Linde. Il nome di questo artista è rimbalzato sulle cronache internazionali, nelle ultime settimane, per una performance che ha suscitato un’enorme tempesta. Durante un convegno per una manifestazione, atta ad aumentare nella popolazione svedese la conoscenza della tradizione della mutilazione genitale, Makode ha esibito una torta dalla forma femminile, simile alla Venere di Willendorf, ricoperta da fondente nero. Alla “Venere di Pan di Spagna” mancava però la testa, sostituita da quella reale dell’artista stesso, il quale, ad ogni taglio nella parte genitale della torta, urlava e piangeva in modo straziante. Una delle cose che ha maggiormente fatto discutere, nonostante l’efficacia del messaggio, è stato il risvolto estetico della performance. Sia la forma della torta che la faccia di Makode, infatti, erano stilisticamente vicine all’estetica “primitiva” africana. Una scelta che molti hanno visto più vicino ad un luogo comune che non ad un momento di riflessione. Ma la linea delle opere d’arte di Makode Linde (definite “Afromantics”), in realtà, utilizza da sempre la faccia tribale africana, con il tipico sorriso “pickaninny”, proprio per far emergere la contraddizione tra lo stereotipo della felicità e i regimi oppressivi come quelli africani. Non a caso tale poetica basata sul tratto arcaico la ritroviamo anche all’interno del videoclip per il brano Slippin Around.

Il videoclip mostra Zhala, in versione geisha-danzante, su uno sfondo digitale che mescola diverse geometrie. Il make-up della cantante riprende la “blackface” africana, con riferimento al graffitismo di Jean-Michael Basquiat. La pittura (del viso) ritrova così le sue origini rituali, quasi primitiviste, ed emergono le radici africane insieme alla volontà di ridisegnare il mondo, di ridefinire l’intero conoscibile senza le regole della cultura prestabilita. Un riferimento alla controcultura che ritroviamo anche negli sfondi geometrici, dove appaiono chiare le influenze della “Psichedelia” di Wes Wilson o Peter Max. Forme e realtà sono in ordine sparso, non consueto; i colori si fondono e confondono con accostamenti inediti. Gli sfondi non trasmettono informazioni, ma suggeriscono comportamenti. Zhala ruota intorno ad un vortice di colore e segni, e si confonde in un sogno violentemente acido. L’occhio vaga per mondi sconosciuti in un’allucinazione visiva, in un modo contorto. A questi sogni psichedelici, in cui il tratto dominante è nella tecnologia di specie meccanica, si alternano segni che esibiscono i meccanismi interni delle macchine, segni fondati sugli ideali della costruttività e del neoplasticismo, con schemi geometrici che conquistano una terza dimensione e ricevono un incremento dal movimento, dall’energia cinetica. Ci troviamo nell’Optical Art di Victor Vasarely, con griglie che “bombardano” la retina attraverso un assalto di sollecitazioni coordinate ed armoniche, appellandosi al Responsive Eye (titolo della mostra da cui nacque l’etichetta Optical Art).
Zhala ha pubblicato una delle tracce più forti di quest’anno facendo tutto da sola, con l’aiuto dei social media e di un amico artista. E l’estetica del videoclip di Makode Linde esprime appieno questo mondo di Zhala: un mondo fatto di tecnologia e di una cultura fuori dall’industria musicale sempre più lontana dai rischi che si assumono gli artisti indipendenti.
di riccardo onorato 


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 79. Te l’eri perso? Abbonati!


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