24 luglio 2012

Kickstarter arriva in Italia, anche se si chiama Verkami, ed è spagnolo. Avete un progetto da finanziare? Leggete qui

 

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Vi ricordate Kickstarter? il sito americano che “espone” progetti al giudizio del pubblico e chiede finanziamenti (finanziamenti che ottiene se raggiunge uno stimato indice di gradimento)? Ebbene, ora dalla Spagna arriva la risposta europea del fund raising personale agli artisti via web. Proprio dalla Spagna in crisi, quel Paese che ora si descrive come “peggiore della Grecia”, in attesa che arrivi il turno dell’Italia.
Ovviamente i finanziamenti pubblici alla cultura anche nella penisola iberica sono stati ridotti al lumicino e così, seguendo l’onda di Kickstarter, una famiglia ha deciso di creare Verkami. Che funziona esattamente come il collega americano, ma che per la prima volta guarda anche all’Italia. Il sito infatti è disponibile in sei lingue: spagnolo e inglese, catalano, basco, galiziano e, appunto, italiano.
Merito di un incontro con Giusi Santoro al festival Sunny Side of Doc di La Rochelle, in Francia, dova la famiglia di Jonàs Sala stava lanciando Verkami al di fuori del territorio spagnolo. Per tutto il resto anche in questo caso ci sono tutti i crismi del crowdfunding: un’idea di mecenatismo diffuso, in cui è il pubblico a finanziare in anticipo i progetti culturali, scegliendo tra diversi livelli di contributi finanziari e a seconda dei quali, una volta terminata l’opera, si ricevono le ricompense scelte dall’autore: cd, libri, dvd, download, proiezioni domestiche, stampe limitate etc. E se allo scadere della deadline l’obiettivo non è stato raggiunto le offerte sono annullate, in caso positivo invece vengono scalate dalle carte dei donatori e portate su quella del progettista. In questo caso non serve avere un conto corrente negli Stati Uniti, e tutt’ora la maggiore risposta è arrivata proprio dalla Spagna, anche perché Verkami, che significa “amore per la creatività” in esperanto sta cercando di ospitare tra le sue pagine solo iniziative che garantiscano un certo livello di serietà e qualità: gli artisti devono essere in grado di portare a termine il loro progetto, di seguire bene la campagna, di consegnare ai sostenitori le ricompense previste. E nonostante la crisi che investe il Paese Sala afferma di un successo dei progetti che si attesta intorno al 75 per cento e ammette: «Non tutti usano Verkami perché sono entusiasti del nuovo modello di finanziamento o curiosi di provarlo: semplicemente, non vedono alternative». Perché come ben sappiamo i fondi pubblici stanno morendo. I progetti che vanno per la maggiore e con la più alta percentuale di riuscita? Quelli legati alla musica. Forse perché un dowload o un cd sono beni più “consumabili”. Ma come guadagna Verkami? Semplice, con la commissione del 5 per cento sul denaro raccolto dai progetti che hanno successo, come Kickstarter.

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