07 gennaio 2013

Biennale di Kochi-Muziris, dal vandalismo sulle opere alla solidarietà degli abitanti. Storia di uno scontro-incontro tra il Kerala e l’Occidente

 

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«Questa Biennale si preannuncia come una delle manifestazioni più democratiche, anarchiche e ambiziose che il mondo abbia mai visto, e credo che lascerà un retaggio di relazioni personali profonde e una nuova cura per l’arte». Parola di Daniel Connell, artista partecipante alla prima edizione della Kochi-Muziris Biennial, che ha debuttato poco meno di un mese fa nella regione indiana del Kerala.
L’australiano Connell ha ricevuto grandi onori e plauso? Al contrario, il suo grande murales in carbone è stato vandalizzato negli scorsi giorni, da ignoti che l’hanno “ripulito” con acqua e affumicato. L’opera, che fa parte di una serie di ritratti di residenti locali, raffigura Achu, fornitore di tè di Kochi.
Un atto premeditato che potrebbe avere implicazioni sia con la fede musulmana del commerciante, visto che la Biennale è in corso nei pressi dell’area dove è sorta la prima moschea in India, anche se gli abitanti hanno subito respinto l’accusa al mittente, oppure forse si tratta “dell’opera” di qualche artista indiano escluso dal contest. Altra ipotesi di colpevolezza è data all’estrema sinistra attiva nella regione che, contro l’influenza occidentale, ha lanciato campagne di affissione accusando la Biennale di corruzione e di elitarismo. Diversi altri artisti hanno invece accusato Connell di “usare” Achu per il suo lavoro, in un modo che potrebbe mettere a rischio il fornitore ad altri tipi di attacco. Ma il ritratto è stato fatto su specifica richiesta del proprietario del negozio di tè, che ha voluto vedersi immortalato sul muro come spesso accade, in India, con le immagini dei politici e degli attori.
Eppure anche l’opera di Charles Clifford, all’Aspin Wall, è stata danneggiata con della vernice colorata. Ma allora perché Connell ha elogiato la Biennale nonostante le “dimostrazioni”? Perché in realtà la popolazione lo ha incoraggiato e sostenuto per il suo lavoro: dopo l’attacco alcuni studenti hanno fatto un sit-in di fronte al lavoro, con in mano cartelli con la scritta  “Non attaccate l’arte” sia in inglese che in Malayalum, e lo stesso messaggio è stato anche riportato sul muro, accanto ai graffiti. E Connell è diventato così noto che mentre cammina per le strade di Kochi la gente si scusa per l’attacco.
Connell in questi giorni è impegnato nella riparazione del suo murale, ma secondo l’artista la reazione del pubblico dopo l’incidente simboleggia il raggiungimento dell’obiettivo di far entrare l’arte nella vita quotidiana della città.
Già, anche perché il pubblico sta peregrinando sempre di più dalla dimensione “esterna” dell’arte agli spazi che la Biennale ha riportato in vita a Kochi. Luoghi di un passato che oggi ritorna contemporaneo. E che sta facendo presa nelle coscienze, o quantomeno nello sguardo, degli abitanti della zona.

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