01 febbraio 2013

Zoé Gruni, da Rio de Janeiro a Firenze. Una prima assoluta a Sensus, aspettando di approdare alla FAAP di San Paolo

 

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Quattro serate speciali e fugaci, da Sensus a Firenze, che stasera e domani, e il prossimo 7 e 8 febbraio, metterà in scena, dalle 18 alle 20, in anteprima assoluta, il nuovo video dell’artista Zoé Gruni, toscana di nascita e attualmente in bilico tra Firenze, Los Angeles e Rio De Janiero. E proprio dal Sudamerica arriva La Merica, video-story di una metamorfosi forse surreale, forse da paradiso perduto. Claudio Cosma, che porta il progetto della Gruni in suolo italico prima della sua messa in scena alla Fundação Alvaro Almandes Penteado, racconta il lavoro così: «Nel video vediamo la sequenza di una grotta, quasi un antro che inghiotte il nostro sguardo, che ospita una creatura che potremmo definire paurosa nei due significati del termine: che ha paura e che la incute. Una figura timida, come preoccupata dalla presenza di un osservatore, forse il momento in cui è colta è inopportuno, un attimo delicato dove è in corso una possibile metamorfosi. Non ci è dato comprendere se la trasformazione in atto sia quella da umano ad uccello o viceversa da uccello ad umano o più precisamente in donna. La difficoltà è in parte dovuta alla straordinarietà a cui lo strano essere appartiene, quella sognante della fiabe, e in parte al momento particolare in cui si sorprende la scena. È un momento intermedio, la pelle già ricoperta d’oro ha dell’uccello qualche riflesso verde brillante, e il becco completamente formato lo fa appena assomigliare ad un pappagallo. Ci rendiamo conto di essere spettatori di un Eden perduto, di un luogo che in virtù della magia che diffonde, non corrisponde a nessuna meta possibile. Non un “dove”, domestico e quotidiano raggiungibile con le ali della nostra natura abitudinaria, ma un “altrove” nel quale confluiscono i desideri segreti nutriti dalla cultura e dai bisogni, ma anche dall’orgoglio e dall’avidità». Continua la mission inaugurata lo scorso 14 dicembre: Sensus come motore per movimentare la sonnolenta Firenze, anche con una serie di serate lampo, per un diverso avvicinamento dell’arte.

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