27 marzo 2013

Battiato dimissionato insieme a Zichichi-pro-nucleare. E Antonio Presti, ex candidato al Senato, potrebbe far spuntare di nuovo la cultura in Sicilia?

 

di

Antonio Presti

La notizia è rimbalzata come un boomerang a destra e a sinistra e su tutti i media: Franco Battiato, neo Assessore al Turismo della Regione Sicilia, nominato dal Presidente Rosario Crocetta, a Bruxelles se ne esce con «in Parlamento è pieno di troie disposte a tutto. Che vadano ad aprire un bordello». Ops! Il cantante scivola sul populismo più becero, magari facendosi portavoce del pensiero di buona parte degli italiani, ma la frittata che ne esce è colossale. Non contento, rincara la dose: «mi riferivo a situazioni della precedente classe politica italiana». Apriti cielo, con l’altra metà (del cielo) che insorge e mette d’accordo Santanché e Boldrini, Mussolini e Concia. Spavaldo Battiato, che anche in un recente concerto in Francia, come riportato anche dal Corriere della Sera di oggi, aveva parlato degli elettori di destra italiani come un gruppo di esseri “non umani”. Insomma, è troppo. E Rosario Crocetta oggi dimissiona il cantante «con dolore. Perché Franco è un amico, ma a Bruxelles parlava da Assessore!». 
Ma c’è anche Zichichi, Cultura, che viene mandato a casa: il fisico nei giorni scorsi aveva dimostrato posizioni totalmente antitetiche su questioni cruciali per la Giunta Crocetta, esprimendosi pubblicamente a favore del nucleare, negando la pericolosità del Muos, la centrale radar che gli Stati Uniti stanno allestendo a Niscemi, in provincia di Agrigento. E dire che in Sicilia Crocetta avrebbe avuto ottime scelte rispetto a chi “raccogliere” per formare la propria giunta, senza dover ricorrere a personaggi in qualche modo “eccessivamente” pubblici e per certi versi davvero nazional-popolari, che in Regione, dopo gli entusiasmi iniziali che si riservano alle celebrità, iniziavano già a puzzare come ospiti indesiderati. 
Sull’isola, qualcuno che forse avrebbe potuto essere un più vicino alla cultura di Battiato e Zichichi c’era eccome: Antonio Presti, su tutti. Crocetta lo voleva assessore regionale proprio alla cultura, ma lui aveva detto di no. «Non sono fatto per mettermi con il potere politico, che c’entro io?», spiegò al telefono. 
Presti, ricordiamolo, aveva ereditato una notevole fortuna economica, ma i soldi del padre, imprenditore edile, li aveva usati tutti per fare arte, prima creando Fiumara d’Arte e poi l’Atelier sul Mare a Castel di Tusa, che gli costò anche un attentato di stampo mafioso; poi a Librino, quartiere periferico di quasi 100mila abitanti di Catania, dove Antonio Presti ha voluto portare «non le fogne, ma i fiori», e cioè artisti, scrittori, poeti. Non tanto per cambiare volto al quartiere-progetto abortito dell’architetto giapponese Kenzo Tange, ma «per dare dignità agli abitanti di Librino», come ha più volte dichiarato. 
Poi, alle ultime elezioni, Presti era entrato nella Lista Crocetta per il Senato. «In realtà, mi ha messo il nome quando ancora non gli avevo detto di sì. Mi ci sono ritrovato dentro, ci ho pensato ancora sopra, ma poi ho concluso che forse c’era la possibilità di fare finalmente qualcosa per la Sicilia e per la cultura. Ma non intendo entrare nella logica di un partito, voglio continuare ad impegnarmi per non cedere al compromesso. Non sarò senatore della repubblica, ma della bellezza!», aveva precisato con il suo solito piglio appassionato. 
Eppure, con il bailamme di queste problematiche elezioni, tutto si era risolto con un nulla di fatto per una manciata di voti. 
E ora, che si fa? Rilanciamo, verrebbe da dire! Crocetta è tornato all’attacco, ma Presti nicchia, non ne vuole sapere. Eppure, in Sicilia come nel resto d’Italia, una buona dose di cultura e di coraggio è quello che ci vuole, specie in momenti critici come l’attuale. Avendo dalla propria il rispetto e l’autorevolezza e mettendo in piedi un serio programma, che il Battiato-impegnato aveva già, dalle prime battute, negato di voler intraprendere. Dai Antonio, pensaci!

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