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Selezionati dalla Giuria composta da Andrea Bruciati, Antonio Arévalo, Francesca Baboni, Gigliola Foschi, Marco Tonelli, Mrdjan Bajic e Stefano Taddei, ecco i nomi dei giovani vincitori sul podio delle varie sezioni della quarta edizione del Combat Prize, che si è tenuta al Museo Civico Giovanni Fattori e al Museo di Scienze Naturali di Livorno. Alla categoria pittura, a vincere il primo premio, è Giovanni Sartori Braido, con Strutture abbandonate, «capace -secondo i giurati- di creare spiazzanti atmosfere artificiali all’interno di spazi algidi, immagini dimenticate che fanno riferimenti alla grafica computerizzata provenienti da tempi e contesti diversi ma riesumate dal loro oblio». Menzione speciale invece per Lorenzo Aceto, a cui va il secondo posto. Fotografia sugli scudi con Manuel Cosentino e l’opera-riflessione sul tempo Behind a little house: «Un lavoro capace di interagire con il pubblico e di farlo partecipare in modo ludico e creativo senza rimanere chiuso in se stesso, e nella propria impronta autoriale». A Marco Cadioli e Paula Anta vanno invece le menzioni speciali.
Per Anna Gramaccia, con l’opera Private Garden, Premio della sezione Grafica, «per la certosina capacità di modellare il supporto come un tessuto, conferendo alla bidimensionalità della grafica una inattesa matericità». Al secondo posto Simone Zaccagnini, mentre Elisa Strinna vince con le sue Sinfonie Sismiche il premio della nuova sezione Scultura/Installazione. L’artista ha «saputo coniugare funzione meccanica ed estetica in un oggetto ludico, che pur affrontando un tema drammatico lo sa tradurre senza cinismo in un evento poetico». Giusy Pirrotta invece vince con il video Chroma la relativa sezione, «per la capacità di scandagliare con originalità il pozzo senza fondo della finzione del mondo dell’immagine».
Ai primi classificati nelle sezioni Video, Grafica e Scultura/Installazione, vanno 4mila euro, mentre Pittura e Fotografia vincono 6mila a categoria.
Ma non è ancora finita: le due borse di studio con residenze di due mesi a Berlino e Belgrado, vanno a Nicola Ruben Montini, in Germania, e a Graziano Folata, per la capitale serba. Ekaterina Panikanov è invece la vincitrice “morale” per la giuria popolare, mentre il più “cliccato” è stato Stefano Amantia. Per entrambi i premi sono pari a 500 euro.
Forse è mancato un po’ di coraggio nelle selezioni. Tantissima figurazione (come al solito) e scarsa attenzione alla ricerca, soprattutto nelle sezioni pittura e grafica. Alcuni lavori che mi avevano incuriosito sono passati del tutto inosservati: ad esempio Chiara Ricardi, Lorenzo Perrone, Rolando Tessandri non erano né tra i finalisti né tra i segnalati per il catalogo. Con il massimo rispetto per l’artista Anna Gramaccia e per la sua tecnica certosina, dal mio punto di vista i suoi giardinetti non avevano assolutamente le caratteristiche (in relazione ai contenuti e al significato) per vincere nella sezione grafica; Simone Zaccagnini, con un lavoro di ben altro spessore, si è dovuto accontentare della “particolare menzione” della giuria e del secondo posto.
Nella sezione pittura, tra i finalisti, mi ha colpito l’opera di Elisa Bertaglia. Tra i segnalati, ho notato il lavoro di Alessio Ancillai, che non conoscevo (cercherò di approfondire, perché al di là della suggestione formale non ho ancora ben afferrato le sue implicazioni semantiche).
La fotografia dell’installazione non è quella di Elisa Strinna! La foto sotto l’ho fatta io e corrisponde all’opera di Elisa Strinna
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=622300717793728&set=a.620074498016350.1073741838.100000414166851&type=3&theater