06 ottobre 2013

Il “Minumum” Prize di Pistoletto. Sul podio di ArtealCentro quest’anno Charles Esche, direttore del Van Abbemuseum di Eindhoven

 

di

Michelangelo Pistoletto, in occasione del Minimum Prize

«Per aver messo in gioco il ruolo che l’istituzione museale dovrebbe assumere nella società contemporanea. Perché ha tentato di espandere l’area di attività dell’istituzione culturale oltre i limiti del mondo dell’arte, suscitando reazioni, interrogativi e risposte che hanno coinvolto profondamente la comunità olandese». Con queste motivazioni Paolo Naldini, direttore di Cittàdellarte, con Michelangelo Pistoletto a fare gli onori di casa, hanno conferito oggi, nel grande giorno di presentazione delle nuova serie di mostre di Artealcentro, Charles Esche, direttore del Van Abbemusuem e futuro direttore della Biennale di San Paolo, nel 2014, il Minimum Prize, simbolico riconoscimento (andato anche Sistey Xhafa, al Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli e al progetto ReMida) che dal 2001 va a chi si impegna – e dimostra – di portare l’arte dentro la vita e oltre i confini delle “torri d’Avorio”, come ha più volte ribadito il Maestro dell’Arte Povera durante la serata. 
«Libertà è sinonimo di responsabilità. L’individuo libero, l’artista, è colui che ha anche più responsabilità, in questo terzo paradiso che potrebbe essere il pianeta Terra, se riuscissimo a modificarlo. E dobbiamo modificarlo, perché lui stesso ci sta chiedendo un cambiamento di rotta, un inversione di tendenza» ha spiegato Pistoletto durante una piccola visita alle nuove esposizioni di Artealcentro, che comprendono “Visible Project”, network e premio curato da Matteo Lucchetti e Judith Wielander, join venture tra Fondazione Pistoletto e Zegna, che ruota attorno alla piattaforma di dialogo e comunicazione, tra varie professionalità dell’arte, e al cambiamento a livello internazionale dei confini attraverso cui si guarda l’arte di oggi. Così come appartengo a realtà di indagine anche le “Geografie della Trasformazione”, altro progetto in scena partito dalla Biennale di Bordeaux e che mantiene un approccio da “lavori in corso” e ARTInRETI, sul Piemonte delle trasformazioni urbane.
«Perché l’arte deve avere indipendenza rispetto alle rappresentazioni, perché se l’arte non cambia il mondo, il mondo cambia l’arte» ribadisce Pistoletto, che per un attimo torna sui suoi passi, all’Arte Povera, come movimento non tanto verso una radicalizzazione, ma verso una povertà che possa di nuovo aprire le porte del “Terzo Paradiso” ad un mondo che, allo stato attuale, non potrebbe avere a disposizione nemmeno un’altra dozzina di pianeti per sopravvivere a questi ritmi. 
Utopie? Forse, ma «Quando c’è un luogo l’utopia non c’è più». E in effetti Cittadellarte, anche in questa occasione, si rivela come una sorta di vera agorà per la città di Biella, un “monumento” vivo che viene definito dal sindaco Donato Gentile, chiamato a intervenire per presentare Charles Esche, «una fortuna, soprattutto per i giovani, che si trovano a vivere una realtà adatta a loro, con il rispetto e la gratitudine verso l’arte, che ha permesso tutto questo». In una cittadina dove crollano le meraviglie industriali della manifattura, arriva il terremoto della creatività, per un «cambio radicale del paradigma sociale». Chi semina vento, raccoglie tempesta. E la tempesta che si respira alla Fondazione Pistoletto è fatta d’energia, e voglia di fare. E per una volta sembra davvero che l’arte, forse non ancora al di fuori dei “confini” del suo mostrarsi, riesca però a intessere una vera, nuova integrazione transgenerazionale e non solo.

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