14 febbraio 2014

Fino al 16.II.2014 Joana Corona, Per il letto del fiume (ciò che sfugge da me) MuGa Multimedia Gallery, Roma

 
Panta rei, tutto scorre. L’artista brasiliana alla sua prima personale in Italia presenta il suo lavoro. Frutto di una lunga residenza a Roma. Ed omaggia il fiume Tevere -

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Nell’ultima scena della famosa pellicola diretta da Stephen Daldry dal titolo The hours, Nicole Kidman – nei panni della scrittrice Virginia Woolf – incedeva lasciandosi andare, lentamente, fino a scomparire inghiottita dalle acque. In una manciata di secondi tutto riprende il suo corso, non ne resta nessuna traccia.
Tra le acque del fiume Tevere, in cui l’elemento stesso della sporcizia assume una corposità materica nella composizione dell’immagine, un libro galleggia sprofondando. In un racconto costruito fra fotografie e video, l’oggetto scomparendo dalla vista, privato del suo significato semantico, è ormai illeggibile. 
Sulla quella via Giulia tanto cara agli antiquari, uno spazio white cube fa capolino offrendo una vetrina sull’arte contemporanea. Nata nel 2008, dopo una collaborazione con merzbau.it e costola di embrio.net, la MuGa Multimedia Gallery presenta la prima personale della brasiliana Joana Corona, concepita e prodotta al termine del periodo di residenza dell’artista a Roma. 
Joana Corona, Pensar em não ver, serie Per il letto del fiume. (ciò che sfugge da me), 2013 courtesy l'artista
Nel letto del fiume (ciò che sfugge da me) – come esplicitato già dal titolo – esprime una condizione di mancanza sviscerata su piani diversi ma ugualmente significanti. Per trasmettere il proprio messaggio l’artista sceglie lo scorrere lento dell’acqua del Tevere senza fermarsi al primo impatto, anzi affascinata da questo grande contenitore che cancella, restituendo gli oggetti all’oblio. 
La sequenza dal titolo Livro-espectro, animata poi all’interno del video, testimonia un senso di perdita che è, anzitutto, una perdita di senso: il libro che ancora si intravede è illeggibile, privato del proprio linguaggio perde la sua stessa funzione. 
L’assenza della parola è anche il soggetto della serie Biblioteca de resquìcios (2013), all’interno della quale i libri vengono finemente ritagliati, lasciando frasi a metà o, addirittura, totalmente assenti. Solo in un caso, debole e quasi invisibile, si intravede la parola poesia, come a ricordare che la poesia cambierà il mondo. Tra i libri, sezionati e depauperati, svuotati, appare anche un rimando a Pierpaolo Pasolini, anch’egli narratore del letto del Tevere, quando ancora i giovani vi andavano a nuotare.
Il tempo è il limite. Nella totale assenza di comunicazione le fotografie e i testi sono l’istantanea di un attimo ormai alienato dai suoi legami con la realtà e con il proprio reale significato. Lo scorrere dei minuti appare improvvisamente inesorabile: con la sua velocità strappa via le parole, le emozioni, le storie, i ricordi. 
Dear Leonard. To look life in the face. Always to look life in the face and to know it for what it is. At last to know it. To love it for what it is, and then, to put it away. Leonard. Always the years between us. Always the years. Always the love. Always the hours.
Nel letto del fiume la vita scompare.

Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 17 gennaio 2014
dal 16 gennaio al  16 febbraio 2014
Joana Corona Per il letto del fiume (ciò che sfugge da me)
MuGa Multimedia Gallery
Via Giulia 108/109, 00186 Roma
Orari: lunedì – venerdì 10.00-13.00 | 15.00-18.00

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