29 marzo 2014

Fino al 15.VI.2014 L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo MAR, Ravenna

 
L'arte strappata e riposizionata. Un racconto delle più praticate tecniche di strappo attraverso i secoli. Una tecnica di tutela e conservazione che desta da sempre le critiche degli storici -

di

Roberto Longhi ne sarebbe stato felice. L’eminente storico dell’arte sin dagli anni Trenta era infatti fermo nella sua convinzione di attuare una vera e propria campagna di stacco delle maggiori pitture murarie italiane. Se gli avessimo dato ascolto forse qualche affresco in più si sarebbe salvato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. È dunque giusto strappare gli affreschi dalla loro naturale sede? Il dibattito continua.
A Ravenna, al Museo d’Arte della Città, la storia va avanti. Questa volta è un giovane ricercatore dell’Università di Bologna, Luca Ciancabilla, che quattro anni fa ha bussato alla porta del critico d’arte e curatore del MAR, Claudio Spadoni. Con una sua pubblicazione sugli affreschi strappati in mano, Luca Ciancabilla voleva realizzare quella mostra che 57 anni fa Roberto Longhi bramava.
Francesco da Rimini, Quattro figure in costume laico, terzo decennio XVI secolo, pittura murale staccata, Bologna, Pinacoteca Nazionale
Oggi quell’esposizione è stata inaugurata al MAR, sarà visitabile fino al 15 giugno e raccoglierà 110 capolavori, strappati appunto. Da Bramante a Correggio, da Giulio Romano a Veronese, insieme a Annibale Carracci, Guido Reni e Guercino, sono tante le opere dei maestri dell’arte italiana che fra la metà del Settecento e la fine del IXI secolo sono state oggetto degli interessi degli estrattisti. 
La mostra parla proprio di quest’ultimi, del loro mestiere e di quelle tecniche proprie di un lavoro antico. Le prime operazioni di stacco risalgono ai tempi di Vitruvio e di Plinio con una estrazione che prevedeva la rimozione di una non modesta quantità di muro e di intonaco. Ma arrivando infine al Novecento la tecnica migliora e lo strappo diventa sempre meno invasivo con l’utilizzo di collanti e tele apposite. Diamo così avvio alla “stagione degli stacchi” del secondo dopoguerra con storici dell’arte e musei schierati a favore dello strappo in arte.
Una storia di tutela, restauro, collezionismo, ma soprattutto di scelte. Meglio il vaccino preventivo o la cura postuma? La mostra vuole indagare proprio questi aspetti che ancora oggi dividono la critica, e raccontare la storia degli estrattori in sei sezioni. Nell’offrire questi molteplici piani di lettura dà la possibilità ai fruitori di ricoscere e riconoscersi in una storia italiana vista finalmente da vicino.
Tanti racconti. Come nel caso del re Carlo di Borbone che fece staccare vari affreschi da Pompei e Ercolano per arricchire la sua già maestosa corte, o il “Gesù Bambino delle mani” dipinto da Pintoricchio nell’appartamento di Papa Alessandro VI Borgia in Vaticano. “Delle mani” perché della Madonna che reggeva il Bambino e del Papa inginocchiato davanti a Lei restano solo quelle. Lo strappo in quel caso fu salvifico perché nelle fattezze della Madonna si riconoscevano quelle dell’amante del Papa, Giulia Farnese. Mai taglio fu più azzeccato. 
Elena Sabattini
Mostra visitata il 15 febbraio 2014
Dal 16 febbraio al 15 giugno 2014
L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo
MAR 
via di Roma, 13 
Ravenna
Info: 0544 482477/482356, info@museocitta.ra.it

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui