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Flavia Barca, Assessore alla Cultura di Roma, l’ha contattato chiedendo di ripensarci. Ma Vittorio Messina, di ripensarci, non ha proprio voglia. Già ne aveva parlato mesi fa, prima dell’opening della sua mostra “Postbabel e dintorni” al MACRO, in una missiva in cui chiedeva al Sindaco Marino e all’Assessorato alla Cultura, di rivedere le politiche intorno al museo del Comune di Roma, lasciato orfano anche dei suoi lavoratori. Messina, in una nostra intervista, aveva dichiarato che dopo la sua lettera, alla richiesta di chiarezza sul futuro del museo non aveva risposto «Assolutamente nessuno – e continuando – sinceramente non vedo nessun orizzonte chiaro su questo tema. Andiamo avanti così, a vista. Prima che venga a mancare del tutto la sua efficienza». E così, rientrato a Roma dopo l’opening della sua mostra tedesca alla Kunsthalle di Goeppingen, Messina non ha trovato nulla di cambiato, ma anzi: nessun reintegro del personale, la mancanza di ogni sostegno al museo, sia nella comunicazione che, per quanto riguarda la mostra, nella cura del catalogo.
In più, riporta l’artista, una sorta di “ramanzina” da parte di un sovrintendente che, a seguito di un problema strutturale all’opera Il villaggio vicino, messa in sicurezza dagli allestitori, avrebbe usato toni piuttosto polemici sulla mostra e la sua realizzazione. Una ulteriore dimostrazione di come il contemporaneo, almeno nell’arte, sia un problema decisamente lontano dagli uffici della capitale. E così la mostra chiuderà, per mano dello stesso Messina, non appena possibile e di certo non alla scadenza, segnata il prossimo 4 maggio.
Messina è un artista coraggioso, e da tempo ormai mi domando ma cosa abbiamo fatto di male noi romani per meritarci questa giunta e questo assessore alla cultura? L’abbiamo pure votata con entusiasmo! Pensando che la cultura avrebbe avuto finalmente il posto che merita. Quale delusione! Piú disprezzata che mai, dovremmo tutti occupare il nostro museo e farla finita con questa premeditata assenza di comunicazione. E sarebbe il colmo se il macro fosse affidato a uno come sgarbi che odia e disprezza l’arte contemporanea. A quel punto la
misura sarebbe colma.
Bravo Vittorio! L’arte contemporanea in Italia , non solo a Roma o a Firenze , sembra essere ormai una derelitta , abbandonata da tutti e sorretta solo dai suoi artisti ( anche economicamente) e da pochi galleristi…