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Sono poche le artiste il cui nome può essere affiancato a quello della Galindo senza incappare in critiche e polemiche.
Di certo l’italianissima Letizia Battaglia, in materia di impegno, non teme il confronto.
Questa sera alle 19.00 all’interno della mostra di Regina José Galindo, il PAC ospita un incontro pubblico con la fotografa che ha mostrato a tutto il mondo la Sicilia degli anni ’70, attraverso i reportage sui crimini di mafia.
L’artista dialogherà con Diego Sileo, conservatore del PAC e curatore della mostra Estoy Viva e Francesca Alfano Miglietti, teorico e critico d’arte, curatore della mostra di Letizia Battaglia Gli Invincibili che inaugura il giorno seguente allo Spazio Nonostante Marras.
Dopo aver passato i suoi primi anni da giornalista sulle strade di Palermo, durante gli Anni di Piombo, testimoniando giorno e notte le atrocità che dilaniavano la sua terra, la Battaglia, ha lavorato come fotografa di reportage in tutto il mondo, aggiudicandosi numerosi premi. Nel 1985 fu la prima donna europea a vincere il Premio Eugene Smith, e nel 1999 ha ricevuto il Mother Johnson Achievement for Life. Nonostante i lunghi viaggi e la sua fama all’estero Letizia Battaglia, non ha mai smesso di denunciare, grazie al suo obiettivo, le violenze, le morti di innocenti e le atrocità commesse in Sicilia. Una terra che ha lo stesso ruolo che il Guatemala ha per la Galindo, una madre che ha tradito e un luogo caldo da cui allontanarsi, ma dove si torna, di tanto in tanto, con la speranza di vedere un cambiamento.
Lontane eppure così vicine, la Galindo e la Battaglia, entrambe, in modi e con mezzi diversi, strumenti della memoria. (Roberta Pucci)