16 aprile 2014

Luci e ombre di Fabrizio Corneli a Prato. Aspettando il Pecci, due nuove opere nello spazio pubblico

 

di

Fabrizio Corneli, Grande Sognatrice, Prato 2014
In attesa della riapertura nel nuovo spazio museale del Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato, si è cercato di creare una sorta di collegamento, “un ponte” tra il museo e il centro storico della città, un ideale percorso contemporaneo che sottolinei la contaminazione delle arti anche in virtù della nuova vocazione cui il Centro Pecci sarà chiamato. 
Il primo artista impegnato in città per la rassegna “Prato Contemporanea” è Fabrizio Corneli, fiorentino, che della luce e dell’ombra ha fatto la “materia” principe delle sue opere. 
Vengono proposte due installazioni, una temporanea, posta al piano terra del Palazzo Pretorio, Pelli di luce (2001-2011), acquistata dagli Amici del Pecci e finora mai esposta al pubblico e una permanente, Grande sognatrice (2014) allestita su un’ampia parete in piazza Santa Maria in Castello in pieno centro storico. 
Le due opere, la prima basata sulla luce e la seconda basata sull’ombra, propongono i due diversi aspetti, opposti ma complementari, su cui si basa la produzione di Corneli.
Pelli di luce, una sorta di homo vitruviano che esprime tutta la sacralità dell’immagine che l’artista “disegna” con la luce sulla parete dove sono evidenti elementi architettonici di impianto gotico. Ne esce una sorta di “folgorazione” che pur nella sua semplicità ed essenzialità rimanda agli ostensori di stampo classicheggiante.
Grande sognatrice è invece l’ultima nata di una serie che Corneli ha portato avanti già dagli anni Novanta e che ha, in differenti luoghi, realizzato in varie dimensioni, sia in esterno sia in interno.
Nel caso specifico viene rappresentato un volto femminile realizzato che pochi tratti “d’ombra” che esprimono un senso di dolce e sognate beatitudine. L’opera percepibile solo dall’imbrunire in poi “accende” la deliziosa e appartata piazzetta dove è collocata sottolineando la magia del luogo e del sogno. (Enrica Ravenni) 

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