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Non è nella sezione degli artisti, ma alla voce “Icons”, insieme a Papa Francesco: secondo l’inglese Time Marina Abramović, che di certo non ha bisogno in questa sede di premesse e presentazioni, è una delle 100 personalità più influenti nel mondo in questo 2014.
Qualcun altro? Per esempio la cantante Beyoncé, o Hillary Clinton, Cristiano Ronaldo introdotto da Pelé o Steve McQueen. Insomma, quanto basta per un Olimpo contemporaneo, con l’affezionato James Franco che per l’internazionale “Marina” ha scritto la presentazione: «Ho studiato il suo lavoro mentre frequentavo l’UCLA e chiamo Marina Abramović “la divinità che presiede la Performance art”. Amo la semplice Marina, la potente Marina. Mi fido di Marina nel suo tagliarsi fuori dalla sua celebrità e allo stesso tempo per la sua capacità di usare questa condizione per portare ciò che rappresenta qui e ora, guardando dritto negli occhi di tutti noi, estranei ancora, ma coraggiosi, curiosi, ispirati, partecipanti creativi».
Un’ascesa iniziata proprio con la mostra “The artist is present” al MoMA, e che non lascia tregua da anni. Se nel 2013 la sua campagna su Kickstarter per finanziare il suo centro ha avuto un successo immediato, sostenuta anche da Lady Gaga, c’è stata anche la collaborazione con il rapper Jay Z, e la presentazione al Sandance festival del film di Matthu Placek “A Portrait of Marina Abramovic” e, giusto per finire, già si parla della mostra che farà quest’estate alla Serpentine Gallery di Londra.
“L’artista fa notizia per un nuovo progetto ogni mese, così il suo posto nella lista non deve essere contestato”, si legge sul Time. Impossibile: a quasi settant’anni (è nata a Belgrado nel 1946) l’ineffabile artista balcanica di casa a New York non perde un colpo, tantomeno mediatico.
