21 maggio 2014

Fino al 8.VI.2014 Il sogno bianco – Performance di Lucio Pozzi Museo D’arte Contemporanea, Lissone

 
Una sfida a se stesso attraverso la pittura. Una performance della durata di otto ore in cui il pittore si confronta con una tela enorme. Otto ore, perché la pittura è un lavoro come tanti -

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Sono le dodici di un sabato di primavera, la location è di quelle che non ti aspetti: il piano seminterrato di un Museo di Arte Contemporanea nel cuore della (ridente?) Brianza. Lissone non è l’Upper East Side di Manhattan ma l’organizzazione dell’evento, l’ambiente creato e l’importanza di un artista che a New York è di casa, tende a farcelo dimenticare.
Allo scoccare dell’ora uno squillo di tromba segna l’inizio della performance di Lucio Pozzi. Tutta la concitazione vissuta durante la preparazione dell’azione svanisce lasciando spazio al silenzio e la scena all’atto dell’artista.
Su una lunga parete è appesa una tela di due metri per dieci, ai suoi piedi qualche pennello, del colore nero, un tappetino per il riposo dell’artista, un pugno di frutta secca e dei prematuri acini d’uva. Alle spalle della dell’artista hanno preso posizione due musicisti (Stefano Castagna e Luca Formentini) circondati da una miriade di strumenti non comuni in armonia perfetta con altri più classici.
La luce tenue, molte sedie e le telecamere per la trasmissione in live streaming completano la scena.
Lucio Pozzi, Il sogno bianco, Museo D’arte Contemporanea di Lissone
Otto ore di pitturazione – come le ha definite Pozzi – in cui emerge tutte la passione, l’energia e l’amore che l’artista prova per la pittura. Del resto “I like painting, and painting likes me” è la dichiarazione-titolo (omaggio all’azione di Joseph Beuys del 1974 alla René Block Gallery) di un’altra performance di qualche anno fa all’Accademia di Belle Arti di Firenze. La pittura – o pitturazione – è il punto di partenza e di arrivo nel quale Pozzi fa confluire tutto il suo mondo: il teatro, la musica e quella forma di sano mettersi in mostra che rende tutto ciò che lo circonda opera stessa, arte che si compie non solo dal pennello ma dalla situazione ambientale che è immaginata e creata da Pozzi.
Per sua stessa ammissione il pubblico di Lissone ricopre un ruolo importante all’interno dell’azione, ne è parte integrante con il suo osservare, conversare e partecipare all’evento. Allo scoccare di ogni ora un amico artista inchioda una propria opera alla tela rimarcando, così, quello spirito di condivisione e collaborazione perseguito da Pozzi per la performance.
In queste otto ore, metafora dell’alienante giornata tipica lavorativa – del resto siamo nella laboriosa Brianza – i musicisti non smettono mai di suonare, di accompagnare magistralmente l’opera dell’artista che sembra modellarsi con il crescere e il diminuire dei suoni. È un rimbalzo continuo tra pittura e musica, è improvvisazione (jam session si direbbe), e il risultato che ne scaturisce è un muoversi all’unisono, un abbraccio ideale tra note e azione pittorica.
I soggetti impressi nella tela fanno parte di quella famiglia d’immagini care a Pozzi denominati Crowd Group (dipinti affollati). Il risultato è un fitto reticolato di figure in bianco e nero che sembrano rincorrersi, esplodere e fuggire dalla gabbia di una comprensione statica non sufficiente a contenere l’estensione sensibile del mondo dell’artista.
C’è qualcosa di onirico e di favoloso in queste forme che inventano uno spazio nuovo in cui Pozzi sembra sentirsi a proprio agio, in perfetta empatia con la sua creazione. L’immaginario scaturito dal Sogno Bianco si circoscrive in questa possibilità di evasione, di apertura verso un’altra concezione, un altro essere che si confronta con se stesso.
L’azione dell’artista, in questo senso, si compie come un urto gentile di verità in una sfera di catarsi capace di rovesciare i propri dogmi per aprirsi a una nuova coscienza. 
“Dipingere sotto pressione mi costringe ad attingere ancor più allo stato brado dell’unione di pensiero e sensibilità” dichiara Pozzi che visto da vicino sembra proprio muovere verso quello stato di trance artistica in cui sembra voler entrare, non solo idealmente, dentro quell’agglomerato di figure che via via prendono forma dal suo pennello.
Alle ore venti la tromba, suonata eccezionalmente dal direttore del Museo Alberto Zanchetta, sancisce la fine della performance: il pennello si ferma, i musicisti azzerano i volumi e gli spettatori donano il giusto tributo a un grande artista capace, ancora una volta, di sorprendere e coinvolgere il proprio pubblico con la sua arte. 
Fino all’otto giugno rimarrà in esposizione la tela dipinta da Pozzi e sarà proiettato il video della performance. 
Diego Faa
mostra visitata il 10 maggio 2014

Dal 10 maggio all’ 8 giugno 2014. 
Luca Pozzi, Il sogno bianco
Museo d’arte contemporanea
Viale Padania, 6 20851 Lissone
Orari: Martedì, Mercoledì e Venerdì  15.00 – 19.00
Giovedì  15.00 – 23.00 
Sabato e Domenica  10.00- 12.00  / 15.00 – 19.00

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