11 luglio 2014

Gino Natoni e Osvaldo Menegaz/L’Intervista E l’Abruzzo fa “centro”. Con l’arte contemporanea

 
Prima erano solo due borghi, Castelbasso e Civitella, una fondazione e un’associazione. Che anno dopo anno hanno incrementato il calendario delle proposte. Fino ad arrivare, oggi, a creare un network che dall’Abruzzo si allarga alle Marche. Insomma, non un centro “lento”. Ma vispo, propositivo e con le idee chiare. Anche verso la politica

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“Glocale” e “globale” sono i concetti-chiave attorno ai quali nasce il progetto “ARTE in CENTRO”, il primo network del Centro Italia che dal 4 luglio al 28 settembre 2014 unisce le Marche e l’Abruzzo in un’unica macroregione sotto il segno della cultura contemporanea. Sei importanti realtà decidono di unire le loro specificità per fare numeri importanti: 9 mostre, 20 eventi collaterali, 100 artisti internazionali, 13 curatori, più di 10 sedi espositive, 2 regioni, 3 provincie, 7 comuni, 6 enti culturali per 87 giorni consecutivi. Tutto questo in un solo network. Come nasce e con quali finalità lo abbiamo chiesto a Gino Natoni, presidente dell’Associazione “Naca Arte” e della Fondazione “Fortezza Abruzzo” di Civitella del Tronto e a Osvaldo Menegaz, presidente della Fondazione “Malvina Menegaz per le Arti e le Culture” di Castelbasso. Perché da loro tutto è partito.
Civitella del Tronto, l’Associazione “Naca Arte” e la Fondazione “Fortezza Abruzzo” hanno deciso di unirsi ad “Arte in Centro”, il primo network finalizzato a promuovere la cultura contemporanea nei borghi e nelle città delle regioni Marche e Abruzzo. Come e perché nasce questo progetto? 
Gino Natoni: «”Arte in Centro” nasce dall’esigenza di condividere insieme ad altre realtà, come quella di Civitella, un unico intento: fare cultura e promuovere l’arte contemporanea, per crescere e sensibilizzare il pubblico alla conoscenza delle numerose risorse delle regioni aderenti, l’Abruzzo e le Marche. Dopo l’esperienza di “Civitella/Castelbasso, la cultura Contemporanea nei borghi”, che mi ha permesso di collaborare con Osvaldo Menegaz, abbiamo deciso di mettere in campo le proprie specificità per un progetto di respiro più ampio. Ecco dunque la nascita di “Arte in Centro”, un nuovo network che dà voce a tutti quegli organismi che, insieme a Civitella e Castelbasso, hanno sentito la forte spinta di abbracciare questo progetto: Ascoli Piceno, Atri, Loreto Aprutino, Pescara, Teramo. Sette identità che hanno creato la loro forza nella costituzione di quella che oggi potremmo definire una straordinaria piattaforma.Tutto questo per avvicinare i visitatori non solo all’arte, ma per scoprire – e in alcuni casi riscoprire – le bellezze paesaggistiche, storiche e architettoniche di regioni che, diversamente, avrebbero qualche difficoltà ad attirare l’interesse di un vasto pubblico».
Come e perché la “Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture” – che da anni si muove nella promozione dell’arte – si unisce ad altre realtà?
Osvaldo Menegaz: «Il cammino è stato lungo. Quando è nata la “Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture”, con sede nel borgo di Castelbasso, c’erano già alle spalle molti anni di attività e da diverso tempo si lavorava con progetti artistici e culturali ambiziosi, al fine di promuovere le specificità del territorio e non solo. Tre anni fa, la Fondazione ha deciso di condividere il suo know how per cercare di ampliare gli orizzonti e cominciare a muovere i primi passi per la costruzione di un progetto che trovasse nelle relazioni con altri enti e altre associazioni il suo punto di forza. Da qui è nato il sodalizio fra la Fondazione che rappresento e l’Associazione “Naca Arte”: da quel momento in poi, Castelbasso si è unita al meraviglioso borgo di Civitella del Tronto per promuovere cultura contemporanea. L’intento era molto chiaro: rendere ancora più evidente il potenziale dell’offerta culturale abruzzese ed acquisire forza nell’unione e nella condivisione degli intenti. Lavorare insieme a Gino Natoni ha significato progettare mostre ed eventi collaterali di spessore, ma anche riflettere sulla necessità di guardare più lontano. Ecco dunque l’idea di coinvolgere altre realtà dell’Abruzzo e delle Marche che già da tempo lavorano con lo stesso impegno nella promozione culturale, al fine di creare un sistema più ampio. Nasce così “Arte in Centro”. La Fondazione, dopo ben quindici anni di lavoro, ha condiviso la sua organizzazione, la sua esperienza, la sua professionalità e, insieme all’Associazione “Naca Arte”, si è unita ad altri soggetti che, con lo stesso impegno, si adoperano nel “fare cultura”».
Lei ha fatto cenno alla lunga esperienza della Fondazione, che vanta una serie di progetti legati alla cultura contemporanea. La promozione del “contemporaneo” è l’eredità che oggi  raccoglie “Arte in Centro”?
O.M.: «Si potrebbe dire che la “Fondazione Malvina Menegaz” ha una sua preistoria: prima della sua costituzione, trovava le sue radici nell’Associazione “Amici per Castelbasso”, nata nel 1998. Fino al 2008 ha organizzato mostre di altissimo livello: Fontana, De Chirico, cito giusto alcuni nomi. Successivamente è stata costituita la Fondazione, che porta il nome di mia madre, originaria di Castelbasso. La finalità era quella di trasformare il borgo in un polo culturale, che fungesse da punto di riferimento in Abruzzo e non solo. L’arte contemporanea ha permesso di farci conoscere anche al di là dei confini regionali e nazionali. Abbiamo sempre puntato a proporre mostre di artisti storicizzati, ma che contemporaneamente si affiancassero alla presentazione di collettive nelle quali erano i giovani nomi ad essere protagonisti. Dal 2009 abbiamo seguito e sostenuto progetti artistici ambiziosi: Burri, Boetti, Guttuso, Accardi, Paladino, e quest’anno Alberto Di Fabio. Anche la presenza di curatori di spicco ha dato un grosso contributo: Silvia Pegoraro, Francesco Poli, Giacinto Di Pietrantonio, Laura Cherubini, Eugenio Viola. Oggi tutto questo si unisce alle altre realtà entrate nel network».
Qual è il fine del nuovo polo culturale “Arte in Centro”?
O.M.: «Guardare al contemporaneo creando un grande network, per offrire ai visitatori –  e soprattutto ai turisti delle regioni Marche e Abruzzo – un’offerta culturale di ampio raggio. Mostre, concerti, eventi collaterali che coinvolgono ben sette luoghi: Ascoli Piceno, Atri, Loreto Aprutino, Pescara, Teramo e, ovviamente, i due borghi che fino allo scorso anno si erano mossi insieme, Castelbasso e Civitella del Tronto. Un progetto che non ha solo il desiderio di avvicinare sempre di più il pubblico all’arte, ma che ha anche l’intento di valorizzare le diversità e le peculiarità paesaggistiche dei partner coinvolti. Non a caso i concetti chiave del network sono “glocale” e “globale”».
Unire forze e idee per dare vita a un sistema culturale integrato, in un territorio ricco di specificità: quali sono, dunque, gli organismi che hanno aderito ad “Arte in Centro”, rendendolo un network dinamico e coeso?
G.N.: «Le realtà che hanno abbracciato questa iniziativa già da anni collaboravano con Castelbasso e Civitella, quest’anno sono entrate a far parte ufficialmente e in maniera organica del progetto. I partner sono dunque questi: la Fondazione “Aria” di Pescara, presieduta da Elena Petruzzi, che aderisce con le mostre “VitaActiva, Figure del lavoro nell’arte contemporanea”, curata da Simone Ciglia, e “Stills of peace and Everyday life – Italia e Pakistan: una ricerca del senso del Contemporaneo”, che si terrà ad Atri con la co-curatela di Antonio Zimarino, Franco Speroni, Lavinia Filippi e Raffaella Cascella: una mostra molto importante che, dopo settembre, verrà portata ad Islamabad, grazie alla compartecipazione del Ministero degli Esteri del Pakistan. La Fondazione dei “Musei Civici di Loreto”, presieduta da Vincenzo De Pompeis, che ha invece deciso di partecipare con “Loretoview – Festival di fotografia del paesaggio”, con la co-curatela di Vincenzo De Pompeis, Gaetano Carboni e Giorgio D’Orazio. La Fondazione “Malvina Menegaz per le Arti e le Culture” di Castelbasso, diretta da Osvaldo Menegaz, offre al pubblico “Paesaggi della mente”, personale dell’artista Alberto Di Fabio, e la collettiva “C’era una volta a Roma – gli anni Sessanta intorno a Piazza del Popolo”, entrambe curate da Laura Cherubini ed Eugenio Viola. L’Associazione “Arte Contemporanea Picena”, diretta da Andrea Valentini, presenta “Amalassunta Collaudi – Dieci artisti e Licini”, mostra a cura di Christian Caliandro; infine, l’Associazione “Naca Arte” e la Fondazione “Fortezza Abruzzo”, che io stesso rappresento, organizzano gli eventi di Civitella del Tronto con le mostre “Interferences” di Gianluigi Colin, curata da Umberto Palestini, e “Visione territoriale”, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, una mostra, quest’ultima, che unisce per la prima volta la ceramica di Castelli alla creatività di artisti contemporanei. Infine, ma non di certo per minore importanza, abbiamo la presenza della città di Teramo, che quest’anno si inserisce al network di “Arte in Centro” con un’importantissima mostra di Enzo Cucchi: “Visioni”, curata da Giacinto Di Pietrantonio e Umberto Palestini».
Qual è il vero punto di forza delle altre associazioni e fondazioni che hanno preso parte al progetto?
O.M.: «Con Gino Natoni collaboro ormai da tre anni. Sia io che lui ci siamo avvicinati a questo progetto con passione, investendo personalmente, anche con grandi sforzi economici. Gino Natoni è un vero professionista, nonché una persona squisita, che ha reso possibile che Civitella del Tronto, già conosciuta, si rivalutasse ancora di più e con maggiore qualità dal punto di vista storico e culturale. Per quanto riguarda le altre realtà, ho avuto il piacere di notare che tutte hanno scelto di lavorare con persone che hanno voglia di fare: preparazione, competenza, consapevolezza, sono le componenti che le caratterizzano. Ho visto molti giovani e averli accanto vuol dire che c’è futuro». 
È rischioso, oggi, in una congiuntura storico-economica così determinante, abbracciare un progetto tanto grande e ambizioso?
G.N.: «Non possiamo negare che la congiuntura che stiamo attraversando sia critica. Non ci sono fondi e disponibilità. Non ci sono sempre interlocutori: il settore privato è in affanno e quello pubblico lo è più del privato. Ma sono dell’idea che i progetti di qualità hanno bisogno di forza. E creare forza significa unirsi agli altri, a coloro che come te lavorano con impegno e passione. Creare il network di “Arte in Centro”, dunque, ha significato diventare forti, nella convinzione che i risultati saranno notevoli. Fare cultura restando legati alle proprie specificità, senza la condivisione delle stesse con gli altri attori sociali del territorio, significa arroccarsi in una posizione solitaria e perdere un’occasione rilevante. Se il protagonismo delle singole realtà venisse messo in disparte, ne beneficeremmo tutti. E “Arte in Centro” significa proprio questo». 
L’Abruzzo si unisce alle Marche, dunque, e supera il confine geomorfologico per unirsi culturalmente.
O.M.: «La regione Marche ha sempre lavorato con qualità nel settore artistico. Per questo, quando ho saputo che anche realtà di questo territorio sarebbero entrate a far parte di “Arte in Centro”, sono stato molto contento. Da quest’anno l’Abruzzo si confronterà con un’altra regione che ha dimostrato di essere molto attiva nelle proposte culturali. Questo sodalizio è per noi un dato molto positivo, poiché la regione Marche – come l’Umbria e la Toscana – ha compreso da tempo che la cultura fatta ad alto livello può essere un volano per l’economia. Ha ristrutturato borghi, li ha valorizzati, ha puntato alla tradizione e alla esaltazione delle bellezze paesaggistiche e architettoniche: i turisti sono aumentati e con essi anche la ricchezza. Anche l’Abruzzo dovrebbe mirare a questo, evitando l’abbandono di borghi meravigliosi. E perché questo avvenga, “Arte in centro” risulta essere un’ottima risposta: Castelbasso ora non è più sola; si “combatte” tutti insieme per risvegliare l’interesse verso le nostre infinite risorse, sperando che tutti riflettano sulla necessità di un costante intervento nel settore culturale».
Cosa ci si aspetta da “Arte in Centro” e dall’unione di regioni quali l’Abruzzo e le Marche?
G.N.: «A noi piacerebbe riuscire a fare ciò che la politica non è ancora riuscita a realizzare appieno. Desideriamo abbattere i confini, gli steccati che dividono, sentirci tutti parte di un grande sistema in cui tutti i partner operano guardando ad un unico obiettivo comune: fare cultura in modo serio, perché lavorare in questo settore significa impegnarsi eticamente e moralmente. Già quest’anno c’era la possibilità di fare entrare anche altre realtà interessate, ma risultava difficile allargare sin da ora il raggio d’azione. A partire dal mese di settembre, potremmo cominciare a pensare al laboratorio di crescita, con l’intento di accogliere le proposte di L’Aquila, Chieti, nonché di Termoli». 
O.M.: «Per il 2014 puntiamo a sperimentare un assetto che vede intrecciarsi modi di fare e pensare diversi: unire le varie realtà per ottenere un unico risultato non è stato facile. Credo che per i prossimi anni ci sia necessità di consolidare. Una volta acquisite forza ed esperienza, possiamo pensare a inglobando altre regioni o altre entità interessate».
Puntare al contemporaneo cosa significa, oggi?
G.N.: «”Arte in Centro” si inserisce all’interno della tradizione. Quindi l’elemento a cui vogliamo mirare, e che completa un quadro storico-artistico già così ricco ab origine, è proprio la cultura contemporanea. E contemporaneo significa pittura, scultura, design, video, performance, installazioni. Il contemporaneo è la chiave di volta dei nostri tempi. Tutto il resto l’abbiamo già. Tutti per “Arte in centro”, dunque. Come ho detto giorni fa alla conferenza stampa di Roma, noi siamo così piccoli, pochi e poveri che non ci possiamo permettere il lusso di rimanere soli. Se vogliamo resistere e sostenere progetti di qualità, l’unica strada percorribile è quella della condivisione. Quest’anno siamo in sette, il prossimo anno chissà, forse saremo anche di più!».
Cosa non deve mancare, quando si “fa cultura”?
«La passione e la voglia di fare, ma anche la giusta attenzione da parte delle Istituzioni. Noi abbiamo bisogno di intessere un dialogo constante e proficuo con tutti gli Enti di quella macroregione che oggi è “Arte in Centro”. Io mi auguro che ci siano più sostegno e interesse verso tutte le realtà del network, ma non perché ci sia l’obbligo implicito di dare, ma perché le Istituzioni possano concretamente mettere in condizione noi e tutti gli altri di muoverci e agire meglio. L’Abruzzo e le Marche sono potenzialmente in grado di offrire prodotti culturali di grande livello, come già da anni si dimostra con impegno e sforzo indiscutibili. E tutto questo non costituisce per il territorio solo un mezzo di sviluppo economico, ma soprattutto un percorso privilegiato di crescita e conoscenza. Alle Istituzioni, dunque, si chiede di porre attenzione a tutto questo e di credere davvero che la cultura crei futuro, azione, movimento, circolo di idee. E dunque prosperità. Ma perché l’aiuto sia tangibile, si chiede agli amministratori di scendere dai palchi ed entrare nel vivo di un sistema, come quello di “Arte in Centro”, e farne parte attivamente con interventi che supportino e agevolino il lavoro di tutti gli operatori. Si richiede un’attenzione che allinei l’intenzione all’azione immediata, la parola al fatto concreto. Un primo passo potrebbe essere quello di intervenire nella legiferazione del settore “cultura” che, da troppi anni ormai, risulta ferma e inefficace a sostenere le azioni di tutti gli operatori del settore».

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