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Ricapitoliamo: Herman De Vries rappresenterà i Paesi Bassi, Danh Vo l’adottiva Danimarca, Helen Sear il Galles, Chiharu Shiota, sarà l’artista del Giappone, Céleste Boursier-Mougenot sarà alla Francia, Pamela Rosenkranz alla Svizzera, Joan Jonas per gli Stati Uniti, Fiona Hall all’Australia e Sarah Lucas al Regno Unito. Dell’Italia alla prossima Biennale di Venezia ancora nessuna traccia, ma contiamo che Franceschini ci stia attento e che non perderà moltissimo tempo.
Arriva invece l’annuncio di un’altra partecipazione, decisamente “lontana”, ma che sta preparando il suo debutto per il 2016 e Venezia sarà un ottimo trampolino di lancio: l’Hong Kong Arts Council Development e M +, il faraonico museo progettato per l’arte del XX e XXI secolo nella zona di West Kowloon e progettato da Herzog e De Meuron hanno selezionato il giovane artista multimediale Tsang Kin-wah per rappresentare il Paese alla 56esima Biennale. A curare la partecipazione sarà, guarda caso, il curatore capo di M +, Doryun Chong, e la curatrice del dipartimento educazione Stella Fong.
Specializzato in installazioni immersive e video, opere sonore, libri e carta da parati realizzate attraverso la tecnologia, Tsang ha avuto mostre personali al Mori Art Museum di Tokyo e all’Arts Chinese Centre di Manchester. «Il suo lavoro rappresenta mirabilmente la rapida maturazione della scena artistica contemporanea di Hong Kong», ha rilasciato detto in un comunicato Lars Nittve, direttore esecutivo di M +. Venezia, insomma, come nel caso degli olandesi, anche in questo caso sarà il trampolino di lancio internazionale per una “politica” dell’arte che, invece, è di grande interesse nelle rispettive nazioni ospiti. E per il loro mercato.