24 luglio 2014

Dentro le pratiche degli anni ’70 Robert Overby tra memoria e identità

 
Seconda tappa in Italia di una mostra che tocca diversi musei europei. E soprattutto riscoperta di un artista, Robert Overby, capace di spaziare tra scultura, pittura e installazione. Al di là di articolazioni concettuali, ma ricca di elementi narrativi che riconducono lo spettatore dentro una dimensione umana. Che oscilla tra vitalità e decadenza, energia e memoria

di

Robert Overby – Opere 1969-1987 Vedute dell’installazione - GAMeC, Bergamo, 2014 Foto: Antonio Maniscalco, Milano Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo

Chiude fra pochi giorni l’esposizione di Robert Overby, a cura di Alessandro Rabottini, presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. Ottima occasione per vedere, presso un’istituzione italiana, la prima mostra retrospettiva dedicata al lavoro dell’artista americano. Ma non l’ultima: la mostra organizzata in collaborazione con il Centre d’Art Contemporain di Ginevra che l’ha ospitata da febbraio ad aprile 2014, prosegue a settembre presso la Bergen Kunsthall in Norvegia e conclude il suo tour espositivo nel gennaio 2015 presso Le Consortium di Digione in Francia. Esempio positivo e costruttivo di sinergie che permettono di condividere ricerche e studi, interpretazioni e display espositivi, mostre e budget. 
L’esposizione, la più ampia rassegna sino a oggi dedicata a Robert Overby, artista americano che non ha quasi mai esposto in vita il proprio lavoro, propone sotto il titolo “Opere 1969-1987” oltre 50 lavori provenienti da collezioni statunitensi ed europee che comprendono sculture, installazioni, dipinti, stampe e collage. 
Robert Overby Black Hands 1977 Olio su tela / Oil on canvas 121.9 x 154.9 x 1.27 cm Bill Block Collection, Los Angeles Foto: Annik Wetter

Robert Overby (1935 – 1993) nasce nell’Illinois e per gran parte della sua vita lavora a Los Angeles come graphic designer  – come dimostra il suo logotipo per la Toyota in uso ancora oggi –  e solo dalla fine degli anni ’60 opera anche come artista visivo sviluppando a partire dal 1969 un vasto corpus di lavori realizzati mediante una straordinaria sperimentazione di tecniche e materiali. 
Tra i lavori più rappresentativi della sua produzione iniziale troviamo i calchi di elementi architettonici come porte, finestre e intere facciate di edifici che l’artista realizza con gomma, lattice e cemento. Opere dal forte impatto poetico e visivo che fondono tra loro scultura, pittura e installazione e che mostrano l’interesse dell’artista per i segni del tempo trasposti attraverso sistemi sperimentali di rappresentazione diventati a loro volta, oggi, testimoni silenti di forte impatto evocativo. Come le opere del 1971 per la Barclay House Series: 28 calchi di lattice e gomma realizzati a partire da una casa di due piani bruciata, testimonianza di una concezione della scultura intesa da Overby come medium che, al pari della fotografia, è in grado di registrare il trascorrere del tempo. A questi anni si lega la massima produzione dell’artista documentata in 336 to 1. August 1973 – July 1969, un libro autoprodotto da Overby e recentemente ristampato da JRP / Ringier – in cui i lavori sono ordinati secondo una cronologia inversa, cioè dal 1973 al 1969.
Robert Overby – Opere 1969-1987 Vedute dell’installazione - GAMeC, Bergamo, 2014 Foto: Antonio Maniscalco, Milano Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo

Ricchi di riferimenti che solo a posteriori, da un continente all’altro, viene spontaneo ricostruire (Claes Oldenburg primo fra tutti, Bruce Nauman, Gordon Matta-Clark e altri coetanei tra America ed Europa) il lavoro di Overby sembra discostarsi da queste analisi e raffronti critici per un atteggiamento che a distanza di decenni risale con forza  la superficie delle sue opere per restituire un’autonomia e un governo dell’azione che si autoalimenta di ricerche intime e personali. Vicine nella sperimentazione e nella ricerca di una tridimensionalità capace di narrare una quotidianità che si muove tra arte e architettura, tra materie sintetiche e materiali tradizionali, l’opera di Overby appare però libera da affanni stilistici o da dichiarazioni d’intenti, scevra da articolazioni concettuali ma ricca di elementi narrativi che riconducono lo spettatore dentro una dimensione umana che oscilla tra vitalità e decadenza, tra energia e traccia. I suoi dipinti, che dal 1973 diventano la prima forma espressiva ne sono a seguire evoluzione e conseguenza: la descrizione dei corpi e dei volti, ricondotti per cromie così come attraverso fusioni di materiali organici e inorganici restituiscono la capacità di esprimere identità diverse e conviventi, di facciata e di sostanza, di consumo e di negazione. Un percorso che ci avvolge tra raffigurazioni di superficie e figurazioni pop, tra maschere e ritratti, tra sessualità e memoria, tra identità e trasformazione.
Robert Overby – Opere 1969-1987 Vedute dell’installazione - GAMeC, Bergamo, 2014 Foto: Antonio Maniscalco, Milano Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo

Questi e molti altri elementi che si compongono in questa mostra, disposta con un allestimento lineare nell’ordine cronologico e narrativo, ci offrono la possibilità di scoprire una figura d’Oltreoceano la cui opera, sconosciuta ai più, è fonte di analisi e riscontri critici e in parallelo occasione di visioni e riflessioni spontanee e immediate che sembrano trovare nel tempo trascorso più una vicinanza che una distanza. 
È questa forse la qualità maggiore del progetto espositivo itinerante dedicato a Overby: la scoperta di un autore silente e discreto, impegnato su diverse attività in tutta la sua vita che, con un registro personale e intimo, ci trasmette una ricerca narrativa carica di tensioni identitarie di cui la materia scultorea, il disegno e il colore sono traccia e memoria. Qualità che s’inserisce nel filone di ricerche critiche e curatoriali che, conclamata dalla Biennale veneziana di Gioni, accompagna una predisposizione metodologica accolta da un sentire comune che oscilla tra la ricerca del nuovo e il recupero di ricerche e vicende che hanno avuto negli anni ’70 pratiche e sviluppi.
Robert Overby Clap 1975 Olio su compensato / Oil on ACX plywood 165 x 122 cm Courtesy of the Estate of Robert Overby Foto: Robert Wedemeyer

In questa direzione la mostra di Robert Overby è accompagnata da una monografia edita da Mousse Publishing che documenta più di centoquaranta lavori e include i testi di Andrea Bellini, Martin Clark, Robin Clark, Alison M. Gingeras, Terry R. Myers e Alessandro Rabottini e contiene la cronologia completa della vita dell’artista e della sua produzione redatta da Marianna Vecellio. Una sola nota finale: mostra e il catalogo sono realizzati con la collaborazione e la supervisione scientifica dell’Estate of Robert Overby di Los Angeles. Peccato però che il catalogo non accompagni la mostra sin dalla sua prima sede espositiva. 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui