28 luglio 2014

Veronese e il nuovo

 
Dopo ventisei anni Verona torna a omaggiare uno dei suoi più illustri cittadini con un’esauriente mostra allestita all’interno delle grandiose architetture del Palazzo della Gran Guardia. In sei macrosezioni scorre la vita e la vicenda artistica di Paolo Veronese. Che non è stato solo gran pittore, ma anche acuto interprete dei linguaggi del suo tempo. Con un occhio attento a quello che accadeva nel mondo

di

Paolo Veronese, L’illusione della realtà, vista della mostra

Frutto della felice collaborazione tra il Comune, l’Università degli Studi ed alcune tra le realtà museali di maggior interesse italiane ed internazionali, l’esposizione dedicata a Paolo Veronese (“L’illusione della realtà”, fino al 5 ottobre) raccoglie una grande varietà di lavori dell’artista ordinati in un percorso tematico e cronologico. Sei le sezioni entro cui si articola, che raccontano il percorso di uno dei maggiori maestri del Cinquecento italiano, indiscusso protagonista del panorama artistico veneto dell’epoca e figura di riferimento imprescindibile per le esperienze pittoriche successive. Sei macro tematiche che ben rappresentano le direttrici principali entro cui è andata delineandosi nel tempo l’attività di Paolo Caliari a partire dagli esordi veronesi della fine degli anni Quaranta fino agli ultimissimi esiti del nono decennio e oltre con alcune delle esperienze legate agli Haeredes Pauli, la bottega che ne proseguì l’attività dopo la morte.

Ben evidenti dalla prima sala, che focalizza l’attenzione sulla formazione dell’artista tra Verona e Venezia, alcune delle caratteristiche che ne avrebbero reso grande e largamente richiesta l’opera. La fortissima carica innovativa prima di tutto; una pittura ricca di numerosi e diversificati spunti, svincolata dalla traccia della tradizione pittorica veneta, che attinge anche a esperienze artistiche altre, in particolare agli stimoli e ai modelli dei pittori emiliani e lombardi, per sviluppare un linguaggio proprio e straordinariamente personale. 
Paolo Veronese, L’illusione della realtà, vista della mostra
Parmigianino affiora nell’eleganza delle forme, nelle figure allungate e filiformi della Resurrezione della figlia di Giairo del Louvre, Giulio Romano nei corpi robusti e monumentali che emergono dal fondo cupo e impenetrabile delle Tribolazioni di Sant’Antonio del Musée des Beaux-Arts di Caen, e ancora nella spettacolarità dell’impianto scenografico del Marco Curzio di Vienna, la cui ricerca illusionistica sarà elemento costante della riflessione veronesiana. 
Tra le esperienze iniziali anche la splendida Pala Bevilacqua Lazise, accompagnata da una prova forse precedente ad olio su carta, preziosa testimonianza del processo ideativo e creativo dell’artista, ma anche la Deposizione di Cristo, proveniente dal Museo di Castelvecchio di Verona e la Conversione della Maddalena in prestito dalla National Gallery di Londra, dominate dall’incredibile brillantezza e luminosità delle scelte cromatiche.
Il percorso si volge poi ad indagare il fondamentale rapporto della produzione veronesiana con l’architettura; è in opere come l’Annunciazione degli Uffizi, il Matrimonio mistico di Santa Caterina delle Gallerie dell’Accademia o l’Adorazione dei Magi di Vicenza che si svelano la sapienza compositiva e la complessità strutturale del suo linguaggio artistico, ma anche la teatralità e ancora l’estrema forza illusionistica che ne saranno cifra distintiva e che emergono con evidenza nelle ante d’organo della Galleria Estense dove si realizza quella perfetta fusione tra spazio reale e spazio dipinto, in un dialogo armonico e mimetico.
Paolo Veronese, Quattro allegorie d’amore: L’unione virtuosa, Londra, The National Gallery
Alcuni ritratti tra cui la Bella Nani del Louvre, forse identificabile con Giustiniana Giustinian, moglie di Marcantonio Barbaro, contribuiscono invece a descrivere l’ampio e variegato mondo delle committenze di Veronese. La grazia, il preziosismo e la raffinata sensibilità del suo lavoro furono infatti in grado di sedurre un pubblico incredibilmente vasto.
Non mancano in mostra specifici riferimenti alla produzione mitologica e allegorica dell’artista con opere di assoluto pregio quali il Ratto d’Europa, proveniente dal Palazzo Ducale di Venezia, o le Quattro allegorie dell’Amore della National Gallery pervase da un’eccezionale forza sensuale che si traduce nella sinuosità estrema delle forme e nella voluttuosa eleganza delle figure.
Una chiave di lettura trasposta talvolta anche ai soggetti religiosi come nella Giuditta e Oloferne di Genova dominata dall’intrecciarsi tra la drammaticità dell’evento descritto e la carica erotica suggerita dal personaggio di Giuditta.
Ed è proprio alla pittura di carattere sacro che è dedicata la sala successiva, uno spaccato importante sul ruolo di primo piano rivestito dal Veronese all’interno del dibattito religioso dell’epoca. Autore di grandi pale d’altare ma anche di opere di piccolo e medio formato destinate alla devozione privata, Veronese fu uno dei principali interpreti del rinnovato spirito cristiano della Controriforma. Ne sono esempio il suggestivo Riposo durante la fuga in Egitto, proveniente dallo State Art Museum of Florida, così come la cupa e drammatica Agonia nell’orto della Pinacoteca di Brera o il Miracolo e conversione di San Pantalon, conservato nell’omonima chiesa veneziana, ultima opera pubblica dell’artista dove l’intensità del sentimento spirituale si esprime nello sguardo dei suoi protagonisti.
Paolo Veronese, L’illusione della realtà, vista della mostra
Infine alcuni lavori che testimoniano in modo efficace i rapporti imprescindibili e continuativi dell’artista con la sua bottega; si tratta di opere tarde insieme a dipinti attribuiti ad alcuni dei principali collaboratori, all’interno dei quali emergono e si delineano in modo più evidente le figure del fratello Benedetto e dei due figli Carletto e Gabriele. Tra questi il grandioso telero del Convitto in casa di Levi, realizzato per il refettorio della chiesa di San Giacomo alla Giudecca di Venezia e oggetto di un recente restauro, la cui disomogeneità stilistica rivela le diverse personalità degli Haeredes Pauli.
Di grande interesse il vasto apparato di disegni che si dispiega lungo l’intero percorso espositivo; una vera e propria galleria di carte entro cui si affollano e si sovrappongono scritte e studi di figure. Delineate talvolta in modo definito e accurato, altre volte solo abbozzate e ripetute più volte all’interno del medesimo foglio riflettono nelle loro caratteristiche le numerose e diversificate destinazioni d’uso (bozzetti, studi preparatori, ricordi e anche opere finite destinate ad un mercato autonomo) e permettono al contempo di ricostruire le modalità operative e il processo ideativo che si celano dietro le soluzioni finali dei capolavori veronesiani.
Da segnalare inoltre il ricco itinerario di iniziative collaterali alla scoperta dell’opera di Veronese proposto non solo a Verona ma entro l’intero territorio della regione Veneto: oltre trenta sedi espositive con importanti opere, alcune rientrate in Italia per l’occasione, e l’inaugurazione nel corso dell’estate di quattro mostre a Vicenza, Padova, Castelfranco e Bassano che contribuiscono a restituire il profilo di questo grande artista nei luoghi dove visse e lavorò.  

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