01 agosto 2014

Marina Abramović cerca quattro figure per la sua fondazione. La retribuzione? Non c’è! E gli Stati Uniti sbeffeggiano la sacerdotessa della Body Art

 

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Marina Abramović The Abramovic Method: Chair for Man and His Spirit Materials: Wood, Selenite. 2012 © Marina Abramović by SIAE 2012, courtesy Marina Abramović
Stavolta a cercare dei “coglioniNO”, ricordando il simpatico spot sulla creatività non pagata, ci pensa colei che ha raccolto con Kickstarter qualcosa come 660mila dollari, che ha rappato con Jay-Z ed ha recentemente collaborato con Adidas. Colei che ha riempito le sale del MoMA con la sua The artist is present, colei che incanta ancora le giovani generazioni di artisti e che vanta tra i fan anche Lady Gaga, colei che insomma – l’avete capito – porta il nome e la carriera di Marina Abramović.
Che per la sua grande fondazione sta cercando quattro figure professionali da pagare zero. Già, volontariato! In cambio di cosa?  Di grandi opportunità di crescita, of course!
Certo, siamo tutti convinti che lavorare per la signora della Body Art sia decisamente più edificante che fare gli schiavi in una stamperia della provincia di Bergamo, ma l’America dove il denaro è l’importante riconoscimento del proprio valore non perdona, e il celebre blog Hyperallegic dà una bella schernita all’artista nata a Belgrado nel ’46. 
Una figura amministrativa, una testa con competenze tecnologiche, un altro che abbia “eccellenti abilità nell’organizzazione e nella comunicazione e qualcuno (un artista? Un critico? Un curatore?) che abbia conoscenze nella ricerca, nella pratica curatoriale, dello spettacolo, di fotografia e video, sono cercati per delle posizioni che avranno come tempo di lavoro almeno due giorni la settimana.
Gratis. Il parallelo, per il sito newyorkese, è ovviamente andato subito all’imprenditore Jeff Koons, che invece le sue dozzine di dipendenti li paga, eccome. Ma si sa, la Pop e la New Age hanno obiettivi diversi. Peccato che ormai anche la nostra signora del corpo sembri sempre di più un’imprenditrice con il finto abito dell’operaio. 

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