30 agosto 2014

Fino al 31.VIII.2014 Il Premio Fondazione Henraux Parco de La Versiliana, Marina di Pietrasanta

 
Il marmo tra arte e tradizione: una sfida vinta sia dai giovani artisti selezionati per il Premio sia dall’azienda che ha consentito loro di confrontarsi con questo materiale “nobile” -

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Giunto alla sua seconda edizione, il premio, fortemente voluto da Paolo Carli, presidente della fondazione, e dedicato a Erminio Cidonio – colui che negli anni Sessanta, per primo aveva avvicinato gli artisti e messo in relazione l’industria del marmo e la scultura – è stato assegnato lo scorso 26 luglio. L’azienda, la Henraux, una delle eccellenze del bacino marmifero della Versilia ha messo a disposizione dei giovani scultori il proprio know-how dando loro la possibilità di imparare a lavorare il marmo.
Quest’anno i bozzetti giunti per la selezione al premio sono stati una settantina e, dopo diverse scremature, da una rosa di 22 nomi, sono rimasti in gara quelli di quattro artisti di cui due ex-equo. La Fondazione Hernaux ha organizzato per loro una residenza di un paio di mesi così da permettergli di vivere a contatto con il mondo del marmo e rapportarsi con le maestranze dell’azienda, lavorare insieme, confrontarsi e imparare. Un periodo entusiasmante che ha permesso loro di veder realizzate in marmo, lo statuario dell’Altissimo, i loro iniziali bozzetti. La giuria, che ha coinvolto prestigiose personalità del mondo dell’arte e presieduta da Philippe Daverio, ha decretato vincitore del primo premio Mikayel Ohanjanyan, armeno, con l’opera Materialità dell’invisibile, mentre Francesca Pasquali si è classificata al secondo posto con Frappe e al terzo posto, congiuntamente, Filippo Ciavoli Cortelli con Corallo e Massimiliano Pelletti, Back To Basic.
Le opere sono esposte nel parco de La Versiliana e a queste quattro si aggiungono le tre che si sono classificate nella scorsa edizione del premio (2012) – realizzate da Fabio Viale, Mattia Bosco e Alex Bombardieri – andando a costituire quindi un vero e proprio percorso espositivo curato da Enrico Mattei.
Anche se la tecnologia robotica ha permesso agli artisti di rapportarsi con le più innovative tecniche di lavorazione del marmo, la mano dell’uomo ha consentito di andare molto più in là, di giungere dove la macchina non arrivava, infatti il lavoro di finitura gli artisti l’hanno fatto “a mano” guidati dalle maestranze dell’azienda che ha svelato loro i trucchi del mestiere consentendogli di conciliare avanguardia e tradizione.
Dalle due edizioni del premio sono venute fuori sette opere molto diverse tra loro sia per le fonti d’ispirazione che per stile, segno che gli artisti hanno attinto a realtà differenti pur confrontandosi tutti con lo stesso materiale: il marmo. Ognuno di loro si è posto davanti al marmo in modo diverso scrutandone e studiandone le peculiarità così da intraprendere un dialogo con la materia e poterla “domare” e forgiare secondo l’idea espressa nel bozzetto.
Corallo di Filippo Ciavoli Cortelli propone una forma metamorfica data da un intreccio di mani che ha avuto una lavorazione piuttosto singolare poiché il bozzetto è stato “stampato” mediante una stampante 3D, quindi è stato realizzato con un accumulo “tecnologico” di materia poi, come è avvento anche per tutte le altre opere il bozzetto, è stato scannerizzato e lavorato mediante la tecnologia robotica che ne ha fornito l’opera sbozzata. Samara, l’opera di Alex Bombardieri, suggerisce un’idea di leggerezza; il nome deriva dal frutto di alcuni alberi d’alto fusto, e l’artista propone due lievi membrane o ali che paiono librare nell’aria. 
L’opera di Mikayel Ohanjanyan è data da un blocco solido e uniforme nel quale l’artista tenta di dar corpo all’invisibile, “rovesciando” il concetto spaziale per metterne in luce alcuni aspetti concettuali; la materia pare ritrarsi sotto la stretta dei cavi e lascia spazio al vuoto, all’invisibile appunto. Francesca Pasquali, invece, si confronta con la durezza del marmo e cerca di renderlo “malleabile” mirando a ottenere con Frappe, la stessa flessuosità dei materiali plastici, il neoprene in particolare, che è solita utilizzare: una sfida dura e faticosa il cui risultato ha prodotto un’opera vibrante e sinuosa.
L’usura del marmo data dal trascorrere del tempo sulla materia sta alla base dell’intuizione che ha avuto Massimiliano Pelletti in Back To Basic il quale attraverso la tecnologia robotica ottiene quell’effetto erosione che la natura crea naturalmente proponendo quindi una perfetta inversione dei normali procedimenti.
Fabio Viale, vincitore dell’edizione 2012 del premio, con Arrivederci e grazie realizza un’opera di notevole impatto poiché riesce a dare al marmo la consistenza della carta spiegazzata, proponendo due sacchetti di carta forati quasi a voler rappresentare due maschere, comunque oggetti effimeri, di breve durata, destinati a essere gettati che invece contrastano con la durezza e la preziosità della materia algida e consistente. 
Mattia Bosco con Bue Tractor, propone un’opera che vuole essere un omaggio all’animale che per secoli ha permesso il trasporto del marmo che dalle cave dell’altissimo veniva portato a valle per essere lavorato. Il bue rappresentato riconduce, dunque, a un passato ormai lontano quando le sfide al limite delle possibilità umane erano all’ordine del giorno.
Enrica Ravenni
Dal 1 al 31 agosto 2014
La Versiliana 
Viale Morin 16 – Marina di Pietrasanta (LU)

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