18 settembre 2014

Fino al 11.X.2014 Alexandra Waespi, The inner exposure White Noise Gallery, Roma

 
Non una semplice mostra fotografica. La White Noise apre la stagione con un altro nome inedito per il panorama italiano. Ricreando la camera oscura della giovane fotografa canadese e cosmopolita -

di

È vero, c’era la fotografia e poi c’era la teoria di Walter Benjamin, e presto le due cose sono diventate imprescindibili l’una dall’altra.
Ma si può spiegare ancora oggi la fotografia con gli stessi – per quanto illuminanti – termini? Forse non completamente, visto che la moderna riproducibilità tecnica si è trasformata in un’incessante e istantanea produzione d’immagini globalmente condivise. 
Alexandra Waespi, The inner exposure, vista della mostra, dettaglio
Un concetto forse appropriato a certi lavori contemporanei come quelli di Alexandra Waespi, potrebbe essere post-produzione. Nei suoi numerosi scatti presentati alla White Noise, i supporti sono a volte rullini vecchi, scaduti, trovati per caso. Le fotografie non sono mai quello che sembrano: duplicate ed utilizzate più volte, infine manipolate attraverso interventi manuali o digitali. Immerse nell’acqua, scarabocchiate con una biro, ritagliate ed incorniciate a mo’ di collage. Secondo Bourriaud, post-produzione vuol dire fare arte a partire da qualcosa di già esistente, e questa tendenza della fotografia recuperata – come da un flea market- riporta l’interesse sul ruolo dell’immagine nel mondo attuale. C’è qualcosa di intimo e personale, di sicuro, nelle piccole fotografie analogiche della Waespi, così come fossero parte di un diario (ed alcune lo sono realmente), pezzi di un’estetica personale – e poi c’è la casualità dei supporti, il rischio desiderato attraverso l’imperfezione tecnica, espedienti che rendono la sua produzione qualcosa di, appunto, non riproducibile. 
Scatti di moda, nature morte, scorci veloci di città metropolitane: le immagini riemergono come fondali, camuffate attraverso gesti invasivi, come gli scarabocchi sulle copertine dei giornali. In pochi centimetri di pellicola, si riassume il gesto tecnico della macchina, la volontaria casualità cercata dall’autore ed infine la reinterpretazione del suo stesso prodotto come pura immagine. 
Puntualmente, la project room ospita una serie inedita che fa da appendice alla produzione del piano superiore. Come in una camera oscura, i primi scatti romani della fotografa sono sospesi e illuminati da una fioca luce rossa. Non ancora manipolate o ritoccate, le fotografie riassumono più o meno tutto quello che si può ancora trovare per le strade – se ci si dedica a tale ricerca – dell’immaginario pasoliniano e romantico della città. Impressioni familiari su pellicola, stereotipi da collezione o forse una realtà, che credevamo solo immagine, e che invece ancora esiste.
Roberta Palma
Mostra visitata il 16 settembre 
Dal 13 settembre all’11 ottobre 2014
Alexandra Waespi // The inner exposure
A cura di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti
White Noise Gallery
Via dei Marsi 20/22, Roma
Orari: dal martedì al sabato dalle 12:00 alle 20:00

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui