18 settembre 2014

Smantellato il CRAC di Cremona. Il Centro di Ricerca del Liceo Munari chiude i battenti dopo dieci anni. Il motivo? Servono le due aule

 

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Il direttore Dino Ferruzzi, nella lunga lettera che annuncia lo “smaltimento” Centro di Ricerca Arte Contemporanea, lo spazio no-profit del Liceo Munari di Cremona, unico luogo per l’arte di oggi in città, parla di “autolesionismo”. Di certo è il termine adatto, specialmente se, come si afferma, la chiusura del CRAC è avvenuta da parte del nuovo Dirigente Scolastico del Liceo Artistico, Pierluigi Tadi. 
La scusa per lo sfratto? I due locali utilizzati come spazio espositivo e archivio/biblioteca/ufficio servono ad altro uso, e così dieci anni di lavoro, progetti e la volontà di raccogliere riviste e libri (5mila finora i volumi raccolti) per creare una biblioteca vanno in fumo. 
Nato nel 2004 per opera di alcuni insegnati con l’obiettivo di attivare nel Liceo Artistico Statale Bruno Munari di Cremona un’offerta formativa aperta alla contemporaneità, nel 2007 il CRAC si era costituito associazione non profit, collaborando con curatori, artisti e istituzioni di tutta Italia, da Artissima al Pastificio Cerere, MAGA, GAMeC, ArtVerona, PAV, tenendo lezioni dal Dams a Brera, a Naba, solo per ricordare alcune attività.
«Forse ciò che non ha convinto il nuovo Dirigente è che il CRAC, ha provato ad immaginare la scuola come un centro di produzione di idee aperto e plurale, una territorio “meticcio” per ridare voce alle persone, per essere parte attiva del governo culturale della città e di un territorio.
Ce ne siamo facendo una ragione, siamo convinti che quando due modi di intendere la scuola non possono trovare punti di intesa, occorre tagliare i ponti per cercare di preservare sia il progetto che le professionalità delle persone».
Forse i ponti andranno tagliati, ma di certo così non si metterà in pratica nessun nuovo CRAC, a meno che non si cambi location. In barba alla scuola, ma restandovi legati. Se gli “alti vertici” sfrattano, ma si continua ad avere seguito, forse sarà il caso di pensare a una ricollocazione del CRAC nel tessuto della città e non tra i corridoi e le aule di un liceo.
Insomma, forse davvero questo sarà il motivo per trasformare il Centro di Ricerca in un’altra identità dell’arte.
«Resistere tutti questi anni nel contesto scuola è stato un vero miracolo, il nostro agire è servito a forzare proprio un apparato ormai allo sfascio, facendo emergere tutte le contraddizioni dei modelli di un sistema educativo artefatto, standardizzato e mercantile che obbedisce solo alla legge del profitto», si legge nella missiva. In bocca al lupo per il futuro, sperando che passi l’amarezza nei confronti del burocrate e che a Cremona possa tornare viva la fiammella della “stramba” arte di oggi. 

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