Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
È il premio più importante dedicato alle arti in Russia. Stiamo parlando del Kandinsky Prize, che quest’anno ha visto in giuria Marina Loshak, direttrice del Pushkin State Museum of Fine Arts; Maria Tsantsanoglu, direttrice del Museo d’arte contemporanea di Thessaloniki; i critici e curatori Boris Manner e Vladimir Levashov.
Fondato nel 2007 su iniziativa di Shalva Breus, editore della rivista Artchronika, il contest vuole sostenere l’arte contemporanea russa e renderla visibile non solo nell’ex Unione Sovietica, attraverso tre nomine che contano un valore complessivo di 50mila euro: Progetto dell’anno (40mila); Young Artist of the Year (under 35) 10mila euro, e la pubblicazione di un lavoro scientifico dedicato alla storia e teoria dell’arte contemporanea. Passati dal Kandinsky, in questi anni, ci sono tra gli altri anche Anatoly Osmolovsky, Alexey Beliayev-Guintovt, il gruppo AES + F e Grisha Bruskin. Perché vi stiamo raccontando questo? Perché in qualche modo quest’anno il Kandinsky ha una “voce italiana”: tra i progetti dell’anno selezionati c’è anche quello di Evgeny Antufiev, presentato alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia lo scorso anno e intitolato Twelve, wood, dolphin, knife, bowl, mask, crystal, bones and marble–fusion. exploring materials. Unica presenza tricolore nel contest, conferma ancora una volta la vocazione internazionale e di avanscoperta dell’istituzione reggiana, che ha permesso ad Antufiev (già vincitore del Kandinsky qualche anno fa, come giovane artista) di esporre anche al Multimedia Art Museum di Mosca, nella scorsa primavera. Galeotta, insomma, l’Emilia. Che conferma ancora una volta Collezione Maramotti come uno dei più internazionali avamposti del contemporaneo in Italia. E ora aspettiamo il verdetto per sapere se Antufiev salirà di nuovo sul podio, il prossimo novembre.